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Giovanni Cugliari e i dirigenti della Cna durante la conferenza stampa sull'accaduto

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“Non ho paura”. Per uno come Giovanni Cugliari, che ha visto morire il padre quando aveva 22 anni in un incidente sul lavoro, quanto avvenuto sabato pomeriggio non può certamente rappresentare una minaccia alla sua attività e alla sua incolumità.

VIBO VALENTIA – “Non ho paura”. Per uno come Giovanni Cugliari, che ha visto morire il padre quando aveva 22 anni in un incidente sul lavoro, quanto avvenuto ai suoi danni sabato pomeriggio a Favelloni di Cessaniti non può certamente rappresentare una minaccia alla sua attività e alla sua incolumità. Aggredito pesantemente insieme al fratello e vittima di estorsione (LEGGI LA NOTIZIA DELLA SUA AGGRESSIONE), l’attuale presidente della Confederazione nazionale Artigiani della sezione di Vibo ribadisce più volte in conferenza stampa il suo pensiero che trae origine da un’esperienza lavorativa e personale che con gli anni si è forgiata fino ad arrivare a costituire una corazza che respinge ogni tentativo di scalfirla.

Forte della vicinanza dell’intera categoria Cugliari usa parole forti nel denunciare quanto avvenuto ai suoi danni e a quelli del fratello parlando di «modalità mafiose messe in atto dai due giovani arrestati dai carabinieri (una terza persona è ricercata dai carabinieri) e di una piazza, teatro del gravissimo episodio, completamente vuota per circa un’ora e mezza, con persone che assistevano da lontano senza intervenire o venivano allontanate dagli aggressori». Un’azione quasi militare, con lo slargo presidiato per impedire l’intromissione di altri soggetti. «Volevano far passare il principio che in questo paese se si vuole lavorare si deve pagare la mazzetta. Con me gli è andata male».

E adesso la Cna non solo si costituirà, per statuto, parte civile nel processo, ma chiederà anche al comune di Cessaniti, presente alla conferenza stampa con il suo sindaco Francesco Mazzeo, di fare la stessa cosa. «Tale atto intimidatorio è l’ulteriore conferma – hanno riferito Franco Gioghà e -Rosario Contartese – di quanto difficile sia svolgere in questo nostro martoriato territorio attività di impresa. È la dimostrazione di come l’economia calabrese sia stritolata dalla criminalità con conseguenti pesanti ricadute sulla comunità tutta. Questi atti, sia chiaro, non indeboliscono l’azione di questa Organizzazione, non la imbavagliano, non la piegano, ma offrono ulteriori stimoli a continuare a lottare in tutte le sedi e a tutti i livelli affinché questo territorio si liberi di quella cultura dell’illegalità che ne frena un concreto sviluppo economico/sociale».

Numerosi gli attestati di stima e sostegno dal mondo della politica e dell’imprenditoria oltre che da semplici cittadini giunti a Cugliari nel corso delle ultime ore.

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