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Un maxi sequestro è stato messo a segno dalla Finanza nei confronti di un imprenditore vibonese in relazione a vari reati tributari
di GIANLUCA PRESTIA
VIBO VALENTIA – Cercava di sottrarre il suo patrimonio all’azione del Fisco per il recupero dei crediti dell’Erario. Per questo la Procura ha dispone il sequestro preventivo di beni per circa 3 milioni di euro e di quote di quattro società che nell’ultimo quinquennio hanno avuto un fatturato complessivo superiore a 25 milioni di euro, nei confronti di un noto imprenditore Vibonese. Destinatario del provvedimento l’imprenditore turistico Tommaso Pugliese che secondo l’assunto accusatorio avrebbe accumulato debiti verso il Fisco per quasi sei milioni di euro e, per sottrarre i suoi beni alle azioni di recupero dello Stato, aveva posto in essere una serie di attività dispositive (Donazioni, vendite simulate di immobili, terreni e quote di partecipazione sociali) i cui beneficiari erano, ovviamente membri della sua stessa famiglia.
L’attività è stata condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia e scaturisce da indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, la quale, in considerazione dell’entità e della gravità, in provincia, dei casi di fallimento e della diffusa prassi di non pagare i debiti tributari maturati nel tempo e, contestualmente, di sottrarre, con manovre fraudolente, i beni di impresa alle garanzie dell’Erario, dedica particolare attenzione al fenomeno. Venendo alla vicenda, nell’ambito di un consolidato un efficace “protocollo” operativo che vede i Reparti della Guardia di Finanza operanti nel territorio vibonese, impegnati, sotto le direttive della Procura, nel costante monitoraggio delle numerosissime procedure concorsuali, è stato rilevato che l’impresa P.T. operante sia nel settore turistico alberghiero che nella costruzione di edifici, evidenziava un’ ingente esposizione debitoria nei confronti dell’Erario (per imposte e sanzioni) in ordine alla quale aveva ricevuto avvisi di accertamento e cartelle esattoriali per un importo di circa 6 milioni di euro. A fronte di ciò l’imprenditore, per sottrarsi ad un eventuale fallimento ad istanza dell’Ufficio di Procura, ha richiesto la cancellazione della ditta dal Registro delle Imprese.
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