Palazzo ex Enel sede della Provincia di Vibo
1 minuto per la letturaVIBO VALENTIA – Ha ricostruito la sua verità dei fatti, affrontando le contestazioni mosse su quei mandati di pagamento che le avrebbero consentito di far transitare centinaia di migliaia di euro, dai fondi della Provincia, sui suoi conti e su quelli di altri tre familiari – il marito e due nipoti – anch’essi iscritti sul registro degli indagati dal sostituto procuratore Michele Sirgiovanni.
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SULL’AMMANCO MILIONARIO
ALLA PROVINCIA DI VIBO VALENTIA
L’impiegata Mirella Currò, la principale indagata per il milionario ammanco, ha chiarito la sua posizione nel corso dell’interrogatorio di giovedì andato avanti per oltre due ore, affiancata dal suo difensore, l’avvocato Guido Contestabile, davanti al tenente colonnello della Guardia di finanza Michele Di Nunno, comandante del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza che della vicenda -acquisiti tutti gli atti necessari dall’ufficio Affari finanziari dell’amministrazione provinciale e la notizia di reato dal presidente dell’ente Francesco De Nisi – ha un quadro sufficientemente chiaro, anche se non definitivo.
Rassegnate le dimissioni dalla Provincia, già prima che il presidente De Nisi denunciasse il caso alla polizia giudiziaria, avrebbe fatto tutto da sola, sembra. Resta da chiarire il grado di consapevolezza dei familiari, indagati in concorso per le diverse ipotesi di reato formulate. E resta da chiarire, soprattutto, il perché della supposta assenza o inefficacia dei controlli su quei conti in un range temporale compreso tra il 2009 ed il 2011. Così, sull’affaire del buco milionario, continuano ad aleggiare gli interrogativi. Intanto non è chiaro il numero dei mandati sospetti: quindici, diciotto, forse più. E, poi, non è neppure chiara la cifra sparita. Forse un milione e quattrocentomila euro, forse di più.
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