La strage dell'Ariola, in cui sono indagati i due fratelli Maiolo, ristretti al 41 Bis
3 minuti per la letturaI fratelli Angelo e Francesco Maiolo sono sottoposti da ieri al regime di carcere duro (41 Bis); i due sono considerati al vertice dell’omonimo sodalizio criminale ed indagati nell’operazione “Habanero” ed accusati tra le altre cose della cosiddetta “Strage di Ariola”
VIBO VALENTIA – Si trovano ristretti in regime di carcere duro Angelo e Francesco Maiolo, i due fratelli di 41 e 46 anni di Acquaro, ritenuti ai vertici dell’omonimo clan criminale operante in quell’area ed entrambi indagati nell’inchiesta antimafia “Habanero” contro i sodalizi criminali delle Preserre compreso quello degli Emanuele del quale i Maiolo sono alleati contro il clan rivale dei Loielo.
Ed in quel contesto è maturata la cosiddetta “strage di Ariola” per la quale i due sono accusati di esserne gli autori.
I due congiunti, adesso finiti al regime del 41bis, ossia il carcere duro, difesi dall’avvocato Sandro D’Agostino, sono ritenuti dagli inquirenti i promotori, organizzatori, capi e finanziatori della Locale di ’ndrangheta dell’Ariola. Organizzazione considerata egemone nei territori di Acquaro, Arena, Dasà, Soriano, Sorianello e Gerocarne (cui è riconducibile l’omonima ‘ndrina dei Maiolo).
I due sono riconosciuti quali soggetti apicali dell’articolazione che esercitava il controllo assoluto di tutte le attività imprenditoriali ed economiche della zona arrogandosi quindi il potere di scegliere i fornitori delle materie prime ai quali, le attività produttive ricadenti nei Comuni di Acquaro e dintorni, erano tenuti a rivolgersi. Oltre questo i fratelli avevano rapporti con altre articolazioni ‘ndranghetistiche vibonesi, su tutti quella de Bonavota di Sant’Onofrio, ma anche con quelle di altre zone della Calabria, come la cosca Pelle di San Luca.
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I MAIOLO AL 41 BIS, LA STRAGE DELL’ARIOLA E IL PESTAGGIO DI FEDERICI
In “Habanero”, ai due fratelli non si contesta solo il triplice omicidio dell’Ariola, del 25 ottobre 2003, che vide, lungo una strada provinciale, in località “Ponte dei cavalli”, l’uccisione di Antonio e Francesco Gallace nonché Stefano Barilaro, mentre una quarta persona, Ilario Chiera, riuscì a salvarsi gettandosi in un dirupo. Tutti si trovavano a bordo di una Jeep Pajero.
Tra le accuse mosse dalla Dda di Catanzaro anche l’aggressione e il tentativo di sequestro di Luigi Federici (la sera del 27 agosto 2019 a Pizzo) in risposta al pestaggio perpetrato dalla vittima e da altri suoi sodali ai danni di Vincenzo Mazza, cugino di Angelo Maiolo. Bloccato a terra e malmenato dai due fratelli e da altri due indagati, Federici finì per essere ripetutamente colpito con pugni e morsi al volto, tanto da rompergli i denti (“…mi siedo sopra, a pugni gli ho … (incomprensibile) … tutti i denti, gli ho morso sul naso con tutta la forza, l’ho ammazzato”…. gli spacco tutta la faccia, lo prendo per terra e dico “apri il cofano”… “).
Il giovane fu anche destinatario di minacce di morte e stava per essere scaraventato nel cofano della propria autovettura e portato ad Acquaro ma l’azione non andò a termine a termine in quanto questi, nel corso della colluttazione, affermò di essere sodale del clan “Pardea-Ranisi” di Vibo Valentia. In un successivo incontro tra i due gruppi, del quale ha riferito il pentito Bartolomeo Arena, fu raggiunta la pace. Adesso, per entrambi i fratelli Maiolo indagati nell’inchiesta “Habanero” si sono aperte, come detto, le porte del di “41 Bis”.
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