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Gaetano Emanuele

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Il presunto vertice dell’omonimo clan, Gaetano Emanuele, accusato di triplice omicidio, si costituisce ai carabinieri dopo una latitanza durata sei mesi.


VIBO VALENTIA – Dopo mesi di latitanza, e soprattutto dopo che la cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Habanero” in cui viene accusato di triplice omicidio (la cosiddetta strage dell’Ariola), Gaetano Emanuele, 50 anni, presunto vertice – insieme al fratello ergastolano, Bruno – dell’omonima consorteria operante nella zona delle Preserre vibonesi, si è costituito questo pomeriggio presso la caserma dei carabinieri di Soriano Calabro dove gli è stata notificata l’ordinanza cautelare.

GAETANO EMANUELE NON ANDRÀ IN CARCERE

Emanuele, però, non sarà sottoposto ad alcuna misura restrittiva in quanto il Tribunale del Riesame – esprimendosi dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione – ha annullato il provvedimento del gip di Catanzaro in ordine alla custodia cautelare e pertanto ad oggi è completamente libero. Non resterà tuttavia in zona in quanto il magistrato ha disposto il suo trasferimento a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese, per svolgere attività in una casa-lavoro per la durata di un anno e questo perché aveva eluso la libertà vigilata – rendendosi latitante – alla quale era sottoposto dopo la condanna definitiva a 16 anni e 11 mesi per associazione mafiosa ricevuta nel processo “Luce nei Boschi”. La richiesta era stata di cinque anni, ma la difesa, nella persona dell’avvocato Giuseppe Di Renzo, è riuscita a ridurla ad uno.

A inizio dicembre del 2024, la Cassazione, aveva accolto il ricorso degli avvocati Di Renzo, Alessandro Diddi e Mauro Lanzo, rilevando che «non emergeva alcun elemento dal quale si potesse desumere che quanto raccontato dal collaboratore Tonino Forastefano in merito a Gaetano Emanuele facesse parte di un patrimonio comune del gruppo». E ancora, si metteva in evidenza come nessuno degli altri collaboratori abbia reso dichiarazioni sul punto «né l’indicazione di altri argomenti dai quali emerga che la notizia rientrasse tra quelle pacificamente note all’interno del clan». Insomma si trattava di una informazione «corretta solo in ordine a quanto narrato da Angelo Maiolo in merito alla propria responsabilità nel delitto, che aveva “confessato” al collaboratore, ma che non poteva essere esteso alla posizione di Emanuele».

Il Riesame di Catanzaro, che avrebbe dovuto pronunciarsi in sede di annullamento con rinvio, si era di fatto uniformato all’orientamento della suprema corte annullando l’ordinanza cautelare.

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