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La terna commissariale che guiderà l'Asp di Vibo per i prossimi 18 mesi dopo lo scioglimento per mafia

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Al Quotidiano del Sud le prime parole dei commissari inviati dal governo all’Asp di Vibo dopo lo scioglimento per mafia: “Faremo luce sulle zone d’ombra”.


VIBO VALENTIA – SI è insediata ieri mattina all’Asp la commissione antimafia inviata dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dopo che il 27 settembre scorso era stata sciolta per mafia a seguito dell’indagine degli investigatori della Prefettura che avevano accertato condizionamenti delle cosche locali nella gestione delle attività.
Presidente della commissione è il prefetto a riposo Vittorio Piscitelli, sub commissari Gandolfo Miserendino e Gianluca Orlando. Il loro arrivo è da correlare con le note vicende giudiziarie che hanno portato alla condanna in primo grado di alcuni dirigenti e funzionari, alcuni in funzioni apicali. Ieri mattina a palazzo ex Inam c’era chi i commissari se li aspettava arrivare sull’auto blu, invece, zaino a tracolla, sono giunti a piedi dalla prefettura, dove per un paio d’ore si erano intrattenuti a colloquio col prefetto Grieco.

I COMMISSARI IN CARICA ALMENO PER I PROSSIMI 18 MESI

Puntualissimi, alle 12 hanno varcato l’ingresso raggiungendo subito il secondo piano la stanza direzionale fino a ieri occupata dal generale medico dell’esercito Antonio Battistini. Ad accoglierli è stato proprio quest’ultimo che, dopo i convenevoli di rito, ha consegnato loro alcuni dossier fatti preparare dagli uffici sulle principali criticità aziendali. Uno “stato dell’arte” dell’Asp, insomma, che servirà ai nuovi arrivati per un primo contatto con l’azienda vibonese, una realtà complessa, e per i giudici infiltrata dalla ’ndrangheta, che dovranno guidare almeno per i prossimi 18 mesi.

Va detto in verità che, come scriviamo in altro articolo, non mancano quelli che contestano, non senza qualche ragione, tale scioglimento, lamentando, in sostanza, che se c’è una mela marcia, si butta via solo quella non già l’intero cestino con le altre mele buone. Ma questo è un altro discorso che investe la legge vigente e i criteri che presiedono allo scioglimento per mafia di enti e aziende pubbliche.

ASP DI VIBO SCIOLTA PER MAFIA, IL LAVORO CHE ATTENDE LA TROIKA

Tornando ai commissari, il lavoro che li aspetta non è certo dei più agevoli. In primo luogo devono assolvere al loro compito primario che è quello di cercare di “bonificare” una struttura (che è poi la maggiore azienda del territorio vibonese con i suoi 1350 impiegati) sciolta per mafia. Dovranno cercare di capire se e fino a qual punto un determinato ufficio o settore sia stato condizionato dalla criminalità organizzata e prendere le decisioni conseguenti. Nello stesso tempo, siccome quello dell’Asp è un “prodotto” di tipo particolare, che riguarda la salute, bene fondamentale per i cittadini, essi dovranno naturalmente anche attivarsi per garantire agli utenti servizi quanto meno dignitosi.
Un lavoro di accertamento e bonifica, dunque, richiesto loro dal Ministro ma, allo stesso tempo, un compito anche manageriale, un lavoro di gestione aziendale. Perché se si chiede ai tantissimi vibonesi onesti se è importante bonificare l’Asp risponderanno tutti che, sì, è molto importante ma allo stesso modo è importante per loro avere una sanità migliore di quella di cui finora, e da tanti anni in qua, hanno fruito. Che poi le due cose (bonifica e servizi migliori) possano essere a volte in qualche modo legati rende ancora più importante il lavoro della nuova troika.

LE PRIME PAROLE DEI COMMISSARI RILASCIATE AL QUOTIDIANO DEL SUD

L’obiettivo primario di Piscitelli, come ci ha confermato, entrando nella sede ex Inam coi suoi due colleghi, è quello di intervenire sulle zone d’ombra evidenziate dalla relazione che ha determinato lo scioglimento.
La prima domanda per il vertice dei commissari nasce spontanea: lei e i suoi colleghi siete qui a Vibo a guidare un’Asp sciolta per mafia. C’è forse da concludere che tutti quelli che ci lavorano siano in qualche modo dei mafiosi? Perché il personale lamenta di sentirsi cucita addosso, ingiustamente, un’immagine di questo tipo. Risposta: «Definire l’Asp di Vibo un’azienda mafiosa mi sembra una forzatura. Criminalizzare indistintamente è sempre una cosa da evitare, a prescindere da quelle che saranno le risultanze. Sicuramente ha delle criticità di questo tipo, altrimenti (sorride) noi non saremmo qui. Quanto però queste criticità possano influire negativamente sull’immagine dell’azienda è difficile da dire adesso, senza aver letto le carte e accertato ciò che c’è da accertare».

Altra domanda: “È vero, siete appena arrivati ma dopo l’incontro col prefetto, e quello tra poco con Battistini, avrete un’idea chiara sulle cose da fare subito, su dove intervenire…”.
Risposta: «Beh, sono da attenzionare subito le zone che hanno mostrato le maggiori criticità».
E sul versante dei servizi all’utenza? «In questo non siamo noi il “front office” della gente – ha asserito Piscitelli – noi dobbiamo agire a monte. Certo, la nostra volontà è di prestare attenzione anche al bisogno di sanità della popolazione. Dobbiamo solo vedere come arrivarci, quali azioni dovremo mettere in campo. Ma questo è difficile da dire adesso».

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