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Ingenti somme di denaro dei Mancuso nel settore petrolifero romano: il clan di Limbadi in prima linea grazie ai suoi referenti e alle minacce agli imprenditori


VIBO  VALENTIA – Una delle figure centrali dell’inchiesta antimafia di Roma (LEGGI LA NOTIZIA) che ieri ha portato all’arresto di 18 persone ritenute appartenenti non solo ai clan di ‘ndrangheta Mancuso, Mazzaferro e Piromalli, ma anche camorristici e della malavita romana, è Roberto Macori, regista nella nascita del gruppo Mediolanum, quando l’imprenditore Piero Monti, in grande difficoltà economica, gli aveva chiesto aiuto e protezione da una serie di personaggi appartenenti alla criminalità organizzata e, soprattutto, un appoggio per avviare un autonomo progetto imprenditoriale. Intervenendo in suo soccorso, Macori aveva coinvolto diversi personaggi per garantire le forniture del prodotto e per garantire una rete di vendita dei prodotti.

LA NASCITA DELLA MEDIOLANUM OIL

La Mediolanum Holding spa, a partire dai primi di marzo 2019 e, a seguire, del gruppo di società interdipendenti facenti parte della galassia della famiglia Di Cesare, rappresenta il punto di sintesi di una rete di interessi criminali espressione di vari gruppi organizzati (famiglia Senese), consorterie calabresi (Morabito e Mancuso) e campane (clan Mazzarella, ed in particolare i clan D’Amico e i Rinaldi-Formicola). La sintesi la fornisce lo stesso Macori: (“…con il gasolio… Mazzarella (fonetico), Mancuso, Pelle… inc… tutta la malavita del mondo..inc… ieri sera siamo andati a cena con questi Mancuso che gli sto facendo…”).

Le indagini che si sono concentrate sulle attività della Mediolanum Holding srl hanno consentito di evidenziare come Macori, Piero Monti e la compagna Domitilla Strina (figlia di Anna Bertozzi, vedova di Di Cesare, storico imprenditore del settore degli idrocarburi), in qualità di gestori di fatto del deposito “F.lli Vianello” si sono adoperati in favore di membri del clan Morabito di acquisire il carburante a prezzi particolarmente competitivi, attraverso l’uso di società “filtro”, reimpiegando in questo settore le ingenti somme di denaro provento delle illecite attività del clan; in più i tre si sarebbero sono adoperati per riciclare nelle attività della Mediolanum Holding spa, le provviste messe a disposizione dalla cosca Mancuso, tanto che Macori affermava: “… perché dietro Piero Monti c’è la famiglia Mancuso, eh…”.

I FINANZIAMENTI DEI MANCUSO NEL SETTORE PETROLIFERO ROMANO

Clan Mancuso che ha investito nelle iniziative imprenditoriali di Monti, con l’intermediazione di Macori. E infatti l’inchiesta ha consentito di accertare la consegna di importi, non inferiori ai 100.000 euro, da parte di Antonio Brigandì e della cosca dallo stesso rappresentata, nonché versamenti da parte di Francesco Addesi (sempre per conto del clan): un primo conferimento di 100 mila euro ed un secondo di 200 mila euro.  E Monti da parte sua si era impegnato a riconoscere mensilmente alla cosca la somma di 100.000 euro come “guadagno” rispetto all’investimento iniziale, oltre alla piena partecipazione di Brigandì alla fase costitutiva della Mediolanum Holding spa accanto al socio.

Ancora Macori: “…Poi ci stanno sti cazzo de Mancuso… mò… stasera vengono… mo gli dico: Antò (Brigandì) che dovemo fa? Stanno su ar deposito cor “tigre”… dico io devo lavorà… io c’ho questa persona, io non m’à… mo stasera ce faccio un ber discorso…”. In un’altra intercettazione sempre il faccendiere evidenziava il peso che aveva avuto la provvista investita dalla cosca Mancuso, nel progetto imprenditoriale di Monti: “…Piero s’è comprato due depositi, su al nord, s’è accavallato, gl’ho presentato la famiglia Mancuso … (inc.le) … Il nipote viene domani qua che me vo’ par… me bacia, me mannano… dico: oh! Dovete sta’ lontani… e sta su’ con Piero e fanno tutta l’operazione…”.

LA COSCA NON PERDONA

Tuttavia Brigandì, parlando con Macori, non si mostrava convinto che Monti riesca ad onorare gli accordi (“… sono calabresi … c’hanno un’altra mentalità… un altro tipo di famiglia …(,) … se gli dici A, deve essere A, perché se tu gli dici ti dò 100.000 euro al mese … gli devi dare 100.000,00 euro al mese…”)  e ribadiva la forza della cosca e, riferendosi a Monti e al rischio che possa collaborare con le forze dell’ordine, lasciava intendere che la stessa non perdona: “…non ha capito una cosa di come siamo fatti …(,)…tu con me ci litighi … mi vuoi denunciare … mi vuoi … ma tu pensi che noi siamo diventati quelli che siamo perché …(,) perché ci facciamo denunciare dalla gente e ci stiamo zitti?…”.

Quale esempio delle conseguenze in cui sarebbe potuto incorrere Monti, Brigandì faceva intendere un suo diretto coinvolgimento in un attentato “… per quel pezzo di terra … tu la vedi la televisione…? per quel pezzo di terra … (,)…io ho fatto volare in aria a quello!! …(,) … un pezzo di terra di 20 mq…”).

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