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Le minacce che il clan Maiolo avrebbe voluto rivolgere agli acquirenti per impedire la vendita all’asta della casa di un proprio sodale


VIBO VALENTIA – Tutto il clan Maiolo di Acquaro si sarebbe attivato per evitare che la casa di uno dei suoi presunti appartenenti finisse all’asta. Come? Con minacce nei confronti dei possibili acquirenti. È l’8 marzo 2018. Siamo ad Orbassano, cittadina della cintura di Torino. L’abitazione messa all’asta, dopo un’esecuzione immobiliare, è quella dell’indagato Cosimo Bertucci che racconta la vicenda a Giuseppe Taverniti e Francesco Maiolo (cl. 83) all’incontro avvenuto presso il ristorante “La fonte”.

L’intenzione che i tre concertano è quella di presenziare davanti al palazzo in cui si sarebbe tenuta la vendita per indurre eventuali acquirenti a recedere dall’acquisto. Il tenore delle frasi – intercettate dagli investigatori attraverso un trojan nel telefono – che i presenti concordavano di profferire era eloquente: “Li chiamiamo ..
Li chiami tu e li avvicini poi quando vedono che… se vedono che capiscono, bene sennò glielo diciamo chiaro… Guarda vai tranquillo che se la paghi cento ne spendi altri cento là dentro… Che te la faccio pezzi, pezzi! Perché tu a me non mi cacci dalla sera alla mattina. Quando arriva il giorno che io la devo lasciare […] Entriamo con quattro mazze dentro… Guarda ti faccio dei regaloni che ti faccio rimanere di merda… Pure i fili della corrente gli inc.le… pure le mattonelle… Non è che… È casa mia … Capisci che è casa mia? Coglione! Casa mia, vai! Se è uno che capisce… Sappi che fai un cattivo affare… Sappi solo questo! Vieni e stai facendo l’affare… Fai un cattivo affare… lo ti dico di pensarci bene, non è Minaccia..”.

Taverniti, percepito il rischio di muoversi in gruppo, suggeriva a Bertucci di interloquire a tu per tu con l’offerente (“se li conosci, che qualcuno va e tu lo avvicini, senza che ci avviciniamo, ci mettiamo là…”) proponendo di prendere il numero di targa per poi rintracciare il soggetto interessato (“Eh, ma il numero di targa è già (inc.) … Sappiamo pure la via dov’è, no Franco? A chi è intestato, il numero di targa della macchina a chi è intestato e la via no?”.

Il gruppo, del quale facevano parte Francesco Bertucci, fratello di Cosimo e Vincenzo Pisano, braccio destro di Angelo Maiolo, dopo il pranzo si è recato presso il luogo dell’asta. A quel punto il primo riferiva agli altri quali sarebbero state le frasi che il fratello Cosimo avrebbe profferito alle persone interessate all’acquisto: (”Guarda che non gli interessa a nessun proprietario, quindi non rompere i coglioni”) e tutti poi si accordavano per rimanere di fronte all’ingresso attendendo i partecipanti. Durante l’appostamento, gli indagati pianificavano di inibire l’ingresso ai partecipanti (“noi aspettiamo qua se arriva qualcuno che li blocchiamo qua”) perché lo scopo era quello di far aggiudicare l’asta al cognato di Bertucci: “Allora, deve andare tuo cognato a dire “110” mi sembra?”.

Ma qualcosa aveva scombinato i piani in quanto, nel frattempo era stata presentata un’offerta da un terzo che, sebbene notato dagli indagati non era stato da costoro riconosciuto come potenziale interessato. Tale circostanza suscitava l’ira di Taverniti: “Guarda che bastardo.:. Guarda che figlio di puttana … Mi ha chiamato Franco, mentre io ero seduto qua, mi ha telefonato Franco e ha detto che era dentro lì, era lui e un altro, che no, che non contrattava che era con l’avvocato, uno con la barba … (Inc.), che non sa per quale cosa è, capito? Dice che (Inc.)…”).

Alle imprecazioni si era unito anche Francesco Maiolo: “Quel figlio di puttana, quando noi… Quando eravamo qua sotto…”. Dallo scambio di battute successive emergeva, quindi, che il soggetto in questione fosse un avvocato della banca, inviato appositamente per far alzare il prezzo di acquisto dell’immobile. Maiolo precisava di averlo fermato, ma che questi aveva rappresentato di essere un avvocato e non un partecipante all’asta: “E sto bastardo di vecchio! Oh, il bello sai qual è? Che lui è venuto di là, e l’avvocato è venuto di là, li abbiamo fermati qua sotto, quando li abbiamo fermati qua sotto io gli ho detto “andate per un ‘asta ad Orbassano?” .dice· …. “no,; dice, “ci sono diverse aste””.

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