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Il neo pentito Antonio Accorinti ha parlato del suo ingresso nella criminalità e del presunto appoggio elettorale agli Stillitani

VIBO VALENTIA – “Confermo di non essere battezzato, ma di far parte della ‘ndrangheta. Faccio nello specifico parte del gruppo criminale di Briatico. Sino al 2007 ho avuto un ruolo molto marginale perché mio padre aveva deciso di tenermi fuori da questo ambiente. Dopo l’esecuzione dell’operazione “Odissea” (2006, ndr), sono avvenuti una serie di episodi che mi hanno portato a decidere di entrare completamente a far parte della criminalità organizzata di Briatico”.

Sono le parole del neo collaboratore di giustizia del Vibonese, Antonio Accorinti, figlio del presunto boss Nino, a capo della ’ndrina di Briatico che ha rilasciato lo scorso 26 giugno 2023 alla Dda, nella persona del pm Antonio De Bernardo. Verbale che, unitamente ad altri due, sono stati “versati” nel procedimento penale “Imponimento” che si sta celebrando davanti al tribunale di Lamezia.

Il Club Med

In un passo, Accorinti parla del Club Med in zona Colamaio, che fu dei fratelli Stillitani (imputati al processo) riferendo che alla sua costruzione “abbiamo partecipato, contribuendo a realizzare, alla fine degli anni ’90, tutto l’impianto elettrico del cosiddetto “secondo blocco”. Ricordo che all’epoca, per questi lavori, era anche coinvolto Guastalegname, mentre Franco Barba gestiva tutta la parte relativa alla carpenteria”.

Il pentito racconta inoltre che sulle ditte che dovevano partecipare alla costruzione della struttura “decideva esclusivamente Pantaleone Mancuso “Scarpuni” ed è questo il motivo per cui Damiano Vallelunga (defunto boss dei “viperari” di Serra San Bruno, ndr) si era risentito. Successivamente fu Saverio Prostamo, sempre per conto di mio padre, a scegliere le ditte da far entrare nel villaggio. Era una persona di fiducia di mio padre, che gli aveva delegato tutta la questione relativa alle assunzioni presso il Club Med con particolare riferimento alla guardiania, e si confrontava direttamente con il dottore Emanuele Stillitani, il fratello dell’ex sindaco, in politica”.

Gli Stillitani

Accorinti si sofferma poi sul ruolo di quest’ultimo nella gestione della struttura ricettiva affermando che “faceva riferimento, su tutto, a Pantaleone Mancuso “Scarpuni”. Se c’era qualcuno che faceva pressioni per entrare a lavorare nel villaggio turistico o faceva qualche danneggiamento, Stillitani si rivolgeva al nostro gruppo e noi ci attivavamo per sistemare le cose e garantire protezione. Riferisco queste cose per averle vissute personalmente. Noi avevamo inoltre creato delle società commerciali che traevano benefici dall’indotto delle attività connesse al villaggio turistico. Salvatore Muggeri e Saverio Prostamo avevano ad esempio una ditta di autonoleggio di macchine mentre io l’esclusiva dei trasporti verso le Eolie”.

Il presunto appoggio elettorale

Ulteriore frangente affrontato dal pentito riguarda il presunto appoggio elettorale a Franco Stillitani: “Lo abbiamo appoggiato, per le elezioni regionali. Fu Prostamo a coinvolgerci nella raccolta voti su richiesta di Stillitani. Quando ci arrivarono i volantini, mio padre provò a contattare tutti i componenti del gruppo di Pantaleone Mancuso (quando parlo del suo gruppo mi riferisco a personaggi come Papaianni o Palumbo) per portare i voti a Stillitani, ma poi scoprimmo che questi non si erano mai impegnati per favorirlo. Una volta riportai una imbasciata su tale circostanza a Scarpuni per conto di mio padre e ricordo che lui reagì rivolgendo delle brutte parole nei confronti dei componenti del suo gruppo”.

Ad ogni modo, la fazione di Accorinti “decise di appoggiare politicamente Stillitani perché tale richiesta per noi costituiva un vero e proprio dovere; dovevamo difatti ricambiare i favori ricevuti per il Club Med. Preciso quindi che alla richiesta dello Stillitani di appoggio elettorale noi ci attivammo non a fronte di uno specifico compenso, ma nel contesto del complessivo rapporto che c’era con i fratelli nei termini che ho sopra descritto.

Era sostanzialmente una situazione analoga a quella che c’era con il marchese Bisogni, al quale garantivamo protezione senza necessità di specifici compensi in relazione a singoli favori, ma in relazione al potere che ci derivava dall’avere il controllo morale su di lui e sui suoi beni e attività. Allo stesso modo l’appoggio elettorale a Stillitani era già compensato dalla possibilità che noi avevamo – in forza del rapporto di protezione – di inserire ditte a noi gradite e lavoratori all’interno del Club Med”.

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