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Domenico Antonio Ciconte alias Berlusconi

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I pentiti tratteggiano la figura di uno dei principali indagati dell’inchiesta “Imperium”, Domenico Antonio Ciconte soprannominato “Berlusconi”

VIBO VALENTIA – Domenico Antonio Ciconte, alias “Berlusconi” è uno dei soggetti di particolare rilevanza nell’inchiesta “Imperium”. Originario delle Preserre Vibonesi, viene inquadrato dai vari pentiti come persona vicina – in diversi momenti storici – alle maggiori consorterie mafiose del vibonese: dai “Viperari” di Serra del defunto boss Damiano Vallelunga, agli Emanuele del boss ergastolano Bruno Emanuele fino ai Mancuso di Limbadi. Le sue attività, sempre secondo i pentiti per i quali ha anche l’alias “La Bestia”, sarebbero quelle di raccogliere i proventi estorsivi e detenere  la cassa della ‘ndrangheta distribuendo le somme tra gli affiliati.

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Le parole di Moscato

In particolare, il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, riferiva dei rapporti di Ciconte con la ‘ndrina degli Emanuele ed in particolare con Bruno Emanuele: «So che anche gli Emanuele sono finanziati da un signore di circa 55-60 anni, che io ho incontrato tre o quattro volte, una delle quali anche a Falerna, se non ricordo male si chiama Antonio o Domenico (anche perché io lo chiamavo compare), bassino che ha dei mezzi, ed è lui che raccoglie le estorsioni a nome di Bruno Emanuele e poi glieli dà agli appartenenti al gruppo un po’ alla volta, questo me lo disse Giovanni Emmanuele a Villa San Giovanni».

«Questo signore una volta è venuto a Villa San Giovanni per parlare della liberazione di Bruno Emanuele; un’altra volta Giovanni Emmanuele mi disse che quella stessa mattina questo signore gli aveva dato 10.000 euro, lamentandosi del fatto che, altre volte, quando gliene chiedeva 10, gliene dava la metà; da lì ho capito che è lui che tiene la bacinella degli Emanuele, che anche oggi, comandano e sono egemoni su quel territorio (le Preserre vibonesi, ndr) per le estorsioni; solo lui credo che possa andare a chiedere i soldi delle estorsioni per Bruno Emanuele».

Imperium, l’interrogatorio di Mantella su Ciconte alias Berlusconi 

L’ex boss di Vibo, Andrea Mantella, delinea Ciconte quale affiliato dapprima a Damiano Vallelunga  e di seguito a Bruno Emanuele ed infine alla cosca Mancuso, illustrando i suoi rapporti con Gianfranco Ferrante del “Cin Cin Bar” (tratto in arresto nell’operazione “Rinascita-Scott”, quale appartenente alla famiglia Mancuso): “Conosco Domenico Antonio Ciconte, detto “Berlusconi”, come affiliato alla ‘ndrangheta; inizialmente faceva parte della cosca di Damiano Vallelunga, poi si è spostato con quella di Bruno Emanuele; lui faceva usura con Gianfranco Ferrante, quello del “Cin Cin Bar” e poi anche truffe con trattori e mezzi agricoli, vino, liquori, in mezzo c’era pure Pino Barba detto “Pino Presa” e Giovanni Governa di Lamezia Terme”.

imperium, il racconto di Bartolomeo Arena su Ciconte alias Berlusconi

Il collaboratore Bartolomeo Arena parla di Ciconte quale affiliato dapprima Damiano Vallelunga e di seguito a Bruno Emanuele  con il quale aveva contratto un debito di 300.000 euro che stava pian piano risanando restituendo il dovuto ai vari affiliati.

“Domenico Ciconte è detto “Berlusconi” perché è uno a cui piace ostentare ricchezza e fare la bella vita, forse anche per qualche tratto somatico. Lo conosco personalmente, perché lui faceva affari, ma era anche sotto usura da uno zio della mia ex compagna, Gianfranco Ferrante. Ho conosciuto Domenico Ciconte a casa di Ferrante, poiché lui, in quella occasione, nel 2008/2009, gli aveva portato un gazebo. Ciconte è solito chiedere soldi alle varie famiglie del vibonese. So che molti soldi li chiese anche ai Fiarè di San Gregorio d’Ippona e che aveva un debito di circa 300.000 euro con Bruno Emanuele. So che faceva molte truffe: raccoglieva soldi da investire in attività che poi avrebbe fatto fallire fraudolentemente”.

Ciconte e l’attività nel settore boschivo

Arena aggiunge che Ciconte aveva un’attività nel settore boschivo. Ciconte era imparentato con Salvatore Mazzotta di Pizzo, figlio di una De Caria e titolari di un negozio di ittica, inserito nel contesto criminale di Pizzo a tutti gli effetti, anche se il padre che è deceduto era originario di Sorianello”; lo stesso pentito ha riferito che Ciconte era “legatissimo al boss Damiano Vallelunga: in quel periodo in cui aveva a che fare con Ferrante, visto che anche quest’ultimo era legato a Vallelunga da quale riceveva dei soldi che poi faceva girare tra i vari imprenditori, cambiando anche loro assegni e chiedendo interessi usurari. Poi in quel periodo Vallelunga arrivava al “Cin Cin bar” gestito e gli portava degli assegni (perché Damiano prendeva soldi da tutte le parti) e li faceva cambiare”.

Tornando a Ciconte, Arena riferiva che questi “era un soggetto che non se la guasta con alcuno, ad esempio con i Suppa che erano suoi nemici perché gli avevano ucciso il cugino (mi riferisco a Ciconte  ucciso da Domenico Suppa), si avvicinò dicendogli che voleva far pace e che non c’era motivo per non salutarsi perché erano fatti ormai vecchi. La nipote di Domenico “Berlusconi” si è sposata con il figlio di Damiano Vallelunga di nome Mario”. Altri “rapporti illeciti” che Ciconte avrebbe secondo Arena sono quelli con i Mancuso, in particolare con il “ramo degli zii” e ancor più specificatamente con Luni alias “Vetrinetta”, quello che è morto”.

I rapporti con le fazioni rivali degli Emanuele e dei Loielo

Ma anche con gli Emanuele e i Loielo (fazioni rivali tra l’altro) “Berlusconi” avrebbe avuto rapporti: “Per quanto ne so aveva un debito con gli Emanuele e quindi era in buoni rapporti. So solo che doveva 300.000 euro a Bruno Emanuele perché me lo disse Domenico Zannino. Erano soldi che Ciconte stava restituendo pian piano al loro gruppo e non so dire per quale ragione gli fossero stati dati. So anche che gli era andata bene perché Bruno Emanuele era in carcere, se no non se la sarebbe vista tanto bene”.

Le parole di Megna

Infine le parole dell’ultimo pentito del vibonese in ordine di tempo, Pasquale Megna il quale tuttavia ha una conoscenza molto limitata di Ciconte, confermandone, però, il nomignolo: “Viene soprannominato “Berlusconi” e vende legname. Praticava spesso là sotto e veniva a trovare mio papà. Una volta sono andato da questo signore a prendere del materiale per conto di Luni “l’ingegnere” (Pantaleone Mancuso, ndr): mi ha mandato Luni, chiedendomi di trovare un camion per caricare il legname. Questo signore è sposato con una sorella di Paola De Caria e so che era uno che si prestava, ma non so dire altro, se non che ha mandato il legname a Luni “l’ingegnere” senza farselo pagare”.

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