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Onofrio Barbieri

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Nuovo pentito nel Vibonese: Onofrio Barbieri, azionista del clan Bonavota di sant’Onofrio, decide di collaborare con la Dda di Catanzaro

VIBO VALENTIA – E siamo a tre nel giro di pochi mesi. Tre collaboratori di giustizia del vibonese. Dopo Domenico Guastalegname – che un anno dopo il pentimento del padre Antonio ne aveva seguito le orme – e più recentemente Pasquale Megna, adesso alla lista si sarebbe aggiunto Onofrio Barbieri, azionista del clan Bonavota di Sant’Onofrio, sotto processo a Rinascita-Scott e per l’uccisione dei Domenico Belsito.

Lo scorso 3 maggio aveva subito la condanna in via definitiva a 30 anni per un altro delitto, quello di Raffaele Cracolici, detto “Lele Palermo”, avvenuto il 4 maggio del 2004 all’uscita da un’azienda florovivaistica in località Colamaio, nel territorio di Pizzo. Ed è probabile che sia stata l’entità della pena e la presenza degli altri due procedimenti penali che lo riguardano a indurlo a saltare il fosso.

ONOFRIO BARBIERI, NUOVO PENTITO DELLA ‘NDRANGHETA VIBONESE

Il 43enne, originario del piccolo borgo sito nei pressi dell’A2, già da un paio di settimane avrebbe intrapreso la collaborazione della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, e nelle ultime udienze del maxiprocesso che si sta celebrando nell’aula bunker di Lamezia Terme era collegato (seppur sempre rinunciante) dal carcere di Rebibbia, noto per essere uno dei luoghi in cui si avvia tale percorso. Si tratta di un componente di primo piano dell’ala armata della consorteria criminale santonofrese, una sorta di luogotenente dei capi indentificati in Pasquale Bonavota (recentemente catturato dopo 4 anni e mezzo di latitanza) e nel fratello Domenico.

Sulla figura di Barbieri si sono soffermati diversi collaboratori di giustizia vibonesi, ma in particolare Andrea Mantella, ex boss scissionista di Vibo Valentia che con il gruppo dei Bonavota aveva stretto un’alleanza (che in verità comprendeva tutte quelle consorterie criminali insofferenti allo strapotere dei Mancuso) che si sarebbe concretizzata con una serie di scambi di favori, anche omicidiari. Ed è stato proprio questi a raccontare il ruolo assunto dal neo collaboratore, appunto quello di azionista di primo piano del casato mafioso di Sant’Onofrio.

Barbieri non è l’unico pentito del clan: in precedenza infatti ci sono da annoverare Rosario Michienzi all’inizio degli anni 90 e, non molto tempo dopo, Gerardo D’Urzo, entrambi deceduti. La differenza tra i tre sta nel fatto che se gli altri due avevano fatto rivelazioni fino ad una certa epoca, piuttosto datata nel tempo, il primo invece può riferire di circostanze molto più attuali, retroscena e quant’altro, magari molti dei quali rimasti fino ad oggi celati dall’omertà della cosca.

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