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Il comune di Mileto

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La ricostruzione della Dda di come l’allora vicesindaco di Mileto Antonio Prestia avrebbe agevolato il furto di carte d’identità al comune

IL vicesindaco che avrebbe consentito il furto di importanti documenti all’interno della stessa casa comunale per agevolare la Locale di ’ndrangheta di Mileto. È la vicenda, narrata nel fermo della Dda dell’operazione “Maestrale-Carthago”, e che vede indagato, oltre all’ex amministratore Gaetano Antonio Prestia, Michele Galati e Angelo Bartone, ritenuto autore materiale del gesto. Prestia, nello specifico, secondo le risultanze investigative, risulterà “a piena disposizione della consorteria di cui ne agevolerà le condotte” ed “eletto con il supporto della ’ndrina di Paravati” con specifico riferimento all’episodio del furto che si è verificato nel gennaio del 2019 e che vide asportare dagli uffici del Comune 148 carte d’identità vecchio modello con matrici in bianco oltre 450 euro in contanti contenuti in un armadietto blindato.

“Prestia era stato assessore e vice sindaco” della giunta comunale guidata da Rosa Mazzeo che passò alla storia della città per essersi dimessa appena tre mesi dopo con successivo commissariamento dell’ente, ufficialmente per problemi di salute. La sua amministrazione era rimasta in carica dal 25 giugno al 19 settembre 2018.

LA DENUNCIA DI FURTO PRESENTATA IL 7 GENNAIO

La denuncia di furto era stata presentata ai carabinieri il 7 gennaio del 2019 dopo la scoperta da parte dei dipendente dell’Ufficio anagrafe il quale aveva anche manifestato perplessità su come i responsabili avessero potuto trovare le chiavi dell’armadietto blindato e sulla facilità con la quale avessero trovato la chiave della porta blindata di accesso dei locali.

Ebbene, le attività intercettive hanno fatto emergere come la sera dell’1 settembre del 2018 – quindi quando Prestia era ancora assessore e vicesindaco – vi fosse stato un incontro tra i tre indagati e dove l’amministratore avesse nella sua disponibilità diverse chiavi dello stabile del Comune (Bartone: “Il Prestia… ecco qua… testa di cazzo… inc.le.. che mi lascia le chiavi… Prima me le promette le cose…”, “Allora io… E quando me le dai queste chiavi?”; Prestia: “Quando vuoi!”; “Vieni a casa…. Te le dò.. e ti fai le copie… La chiave del Comune te la do io”). Nel prosieguo della conversazione, Bartone avvisava Prestia che l’indomani si sarebbe portato presso casa sua per avere le chiavi (“Vedi che domani (imprecazione) davanti casa tua vengo a coricarmi.” – … “ Domani sera alle sei vengo là.. io!) e alla fine lo ammoniva (“E non vi presentate più in politica… che non vi diamo più un voto…”).

LE ISTRUZIONI DEL VICESINDACO PER RIUSCIRE NEL FURTO DI CARTE DI IDENTITÀ E CONTANTE

Nella circostanza, l’assessore informava i presenti, e in particolar modo Bartone, di recarsi all’interno dell’ufficio di Accorinti che aveva segnalato il furto dove avrebbe trovato una somma in contanti oscillante tra 2.300 ed 2.400 euro: ( “2.300 – 2.400 euro… nella stanza di Ciccio Accorinti”).

Bartone chiedeva indicazioni precise circa la posizione dei soldi, e nella fattispecie il politico spiegava esattamente dove si trovano i soldi (“Ma non è che la mettono in quella alta i soldi?.” – … “No!… Ti ho detto di no… che c’è quella bassa… l’ho vista io!” – … “Ciccio Accorinti… Non hai capito?! Loro nella grande hanno i soldi che gli consegnano”… – “Allora Ciccio… lo vede che va sempre là dentro e quello che lo vede che passa e mette le chiavi là dentro…. Hai capito quale è la porta?… La porta è sempre chiusa!.” – … “ La chiave è nel cassetto del ragioniere”) e alla notizia della possibile presenza di una cassaforte Bartone rispondeva: “Inc.le.. cassaforte!… Ma io me la prendo in braccio.. quella cosa!… Fino a due quintali li porto”.

IL FURTO DELLE CARTE DI IDENTITÀ AGEVOLATO, SECONDO LA DDA, DALL’ALLORA VICESINDACO DI MILETO

Ma ancora l’11 settembre, Prestia non aveva consegnato le chiavi, ragione per la quale Galati e Bartone lo avevano nuovamente avvicinato: (Bartone: “Me le dai queste cazzo di chiavi?!”; Prestia: “Vieni a prendertele…. Voglio queste chiavi io?!… pure tu Angelo”; Bartone: “Dammele a me… che guadagniamo qualche 2.000 euro… che sono rovinato!”; Prestia: “Ti dico di sì… Angelo!”).

La notizia del furto perpetrato da Bartone arriva anche alle orecchie del boss di Zungri, Peppone Accorinti per bocca di Michele Galati che ne parla anche a Gregorio Niglia, braccio destro del capo della Locale zungrese (Galati: “Non hai capito… E’ andato al comune…”; Niglia: “Cosa si è preso?”; Galati: “Inc.le… e Carte d’Identità… 300-400… inc.le e 400 se li è presi in contanti”; Niglia: “E dove li ha presi?”; Galati: “Nella cassaforte… c’erano le chiavi.. tutto… ed ha aperto, la dentro c’erano le carte d’Identità e i contanti…; Niglia: “Queste sono buone”; Galati: “Sì ma poi, vogliono il codice fiscale…”; Niglia: “No, non c’entra niente… io me la sono fatta l’altra volta… con quella… inc.le”).

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