Giuseppe Porcelli (a destra) premiato da Coldiretti
3 minuti per la letturaSPILINGA (VV) – Accusato di plagio da un cuoco reggino per aver copiato la ricetta del panettone alla ‘nduja, il titolare del salumificio/azienda agricola Livasì di Spilinga, Giuseppe Porcelli, annuncia il ricorso alle vie legali per difendersi dalle accuse di Pierino Rosace, titolare della trattoria Vico Scuro di Gioia Tauro, e affida ad una dichiarazione la ricostruzione della vicenda che vede protagonista il suo Pandujotto Dark: il panettone alla ‘Nduja di Spilinga e cioccolato fondente, vincitore del premio Oscar Green di Coldiretti, finito al centro della polemica.
«Coldiretti – spiega Porcelli – premia le aziende agricole e non altre realtà, quindi mai nessuno avrebbe potuto vincere se non una realtà appartenente a questo settore. Proprio per questo, di conseguenza, la Coldiretti nazionale ha portato il nostro Pandujotto nel contesto del Tutto Food di Milano, che per quest’anno ha dedicato attenzione ai giovani imprenditori che si sono distinti nel periodo del Covid inventandosi delle strategie per diversificare la propria attività con innovazione e spirito di sacrificio».
Quindi passa all’attacco: «Potremmo dilungarci su tutte le fandonie che sono state dette da questo sedicente inventore del nulla, ma ci soffermiamo su alcuni punti per chiudere la polemica giornalistica/pubblicitaria e tornare alle cose serie del nostro lavoro, che con molti sacrifici svolgiamo tutti i giorni, cioè allevare i nostri suini Nero di Calabria, coltivare il nostro peperoncino e produrre i nostri salumi. È da tre anni che, insieme alla pasticceria che collabora in questo progetto, lavoriamo per la riuscita di un connubio particolare tra ‘Nduja di Spilinga e il panettone. Lo abbiamo raggiunto l’anno scorso, quando, dopo tanto, nel mese di novembre abbiamo prodotto i primi panettoni che abbiamo sin da subito commercializzato con il nome “Pandujotto Dark”, nome ideato dalla nostra pasticciera già da tre anni. Quindi è falso il fatto che sia stato copiato il nome».
Porcelli aggiunge: «Andiamo avanti e smentiamo l’ulteriore bugia di questo noto chef in cerca di gloria. Appare chiaro, come ha affermato sui social e non solo, che il suo panettone lo ha inventato nell’autunno del 2020. Noi, mi dispiace per lui, oltre come già detto ad averlo realizzato prima, non potevamo averlo mai assaggiato, considerato che la sua attività ristorativa era chiusa, come tutte le attività ristorative d’Italia, a causa delle restrizioni Covid».
«Detto questo – aggiunge -, noi siamo abituati a confrontarci con tutti, sempre, ma ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna chiamata da alcuno per spiegarci le ragioni di tutto questo astio per il nostro prodotto. Non abituati a screditare nessuno, chiediamo a chi si sente offeso dalla riuscita della nostra ricetta di avviare le opportune vie per meglio tutelarsi. Oltre che a farsi pubblicità attraverso il racconto della sua storia personale, visto che è un grande chef, e del suo locale e non tentando la vanagloria attaccando gli altri. Noi, infatti, sappiamo farci pubblicità con il lavoro e con le belle cose, perché siamo giovani che hanno creato la loro attività a fatica, onestamente e soprattutto fornendo la qualità e l’innovazione, pubblicizzando al meglio delle nostre possibilità, i nostri prodotti e la nostra bella terra. Perché sì, siamo calabresi e crediamo nella nostra terra. Lavoriamo qui e pensiamo pure che sia il posto più bello dove poterlo fare senza, come si fa spesso, piangersi a dosso. Nel contempo noi, unica parte lesa in questa querelle mediatica instaurata dal signor Rosace – conclude Giuseppe Porcelli -, abbiamo già attivato le giuste vie per tutelarci».
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