Il porto di Vibo Marina
3 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Un milione e mezzo di euro. Questa la cifra “monstre” che la “Cadi Srl” ha chiesto al Comune capoluogo. Una somma ingente frutto, a giudizio della società che fa capo all’imprenditore Franco Cascasi, dei possibili mancati guadagni a seguito delle lungaggini – soprattutto i continui rinvii della Conferenza dei servizi – che hanno caratterizzato l’ormai ben nota vicenda che ruota attorno alla realizzazione del progetto della Nautica da diporto all’interno dello scalo marittimo di Vibo Marina. Progetto che la Srl sta inseguendo ormai da venti anni ma senza successo.
La richiesta di risarcimento milionaria è stata avanzata nelle more del giudizio di appello sulla causa trattata dalla magistratura amministrativa che, attraverso il Consiglio di Stato, si è pronunciata il 22 febbraio di quest’anno avente ad oggetto la Via (Valutazione di impatto ambientale) necessaria ai fini della concessione demaniale, richiesta nel 2014 da Palazzo Razza a capo della cui amministrazione vi era Nicola D’Agostino. Il Cds, nelle motivazioni della sentenza aveva dato ragione al Comune, costringendo così la società a presentare l’atto propedeutico alla riconvocazione della Conferenza dei servizi con la trasmissione degli atti alla Regione la quale, a quel punto, dovrà esprimersi sulla validità del progetto della nautica da diporto o se saranno necessarie delle modifiche. Fin qui la decisione dei giudici.
Ma come detto, nel corso dei due verdetti, la società di Cascasi ha presentato la richiesta di 1,5 milioni di euro lamentando una serie di circostanze, la più importante delle quali attiene ai rinvii della Conferenza dei servizi da parte del Comune per la discussione del progetto presentato dall’imprenditore nel 2000, e rimasto di fatto nei cassetti del Comune per una decina d’anni in quanto era stato dato parere negativo; una decisione, quella dell’ente locale, giudicata arbitraria dalla società tant’è che era ricorsa al Tar anche se poi la materia del contendere era cessata in quanto nel 2010, l’amministrazione D’Agostino aveva consentito alla stessa di passare dal progetto preliminare a quello definitivo.
Ma la vicenda non era finita qui. Sì, perché la Srl a questo punto aveva presentato tutta la documentazione relativa al progetto definitivo ma, nel 2014, si era sentita chiedere dal Comune, sempre a guida D’Agostino, l’esibizione, come detto, della Via necessaria ai fini della concessione demaniale. A tale richiesta, la controparte aveva ribattuto che l’atto era stato già presentato nella fase di progetto preliminare e che, dunque, non era necessario reiterare tale azione. Una nuova contrapposizione dunque, quella tra l’ente locale e la società, era finita nuovamente davanti ai giudici del Tar di Catanzaro che, pur evidenziando le ragioni della Cadi, avevano rilevato come la documentazione dovesse essere esibita anche successivamente. Nelle more, la pratica era stata archiviata e quindi si era instaurata una nuova causa, sempre davanti al Tribunale amministrativo terminata con l’accoglimento del ricorso presentato dalla Srl.
A questo punto si attivava la Conferenza dei servizi per esaminare e decidere le sorti del progetto definitivo che però era andata incontro ad una serie di rinvii – l’ultimo a gennaio scorso – in quanto si attendeva il verdetto del Cds arrivato lo scorso febbraio. Rinvii che, a parere della Cadi, rappresentata in via legale dagli avvocati Giuseppe Altieri e Alessio Colistra, hanno determinato un danno di tale rilevanza in quanto hanno finito – secondo la tesi – col bloccare lo sviluppo del progetto della Nautica, che riguarderebbe una zona parziale del porto, e relativi introiti per, appunto, 1,5 milioni di euro.
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