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VIBO VALENTIA – La prima sezione penale della suprema corte di Cassazione ha accolto i ricorsi proposti dalle difese di Antonio Prenesti (alias Mussu stortu), difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Francesco Sabatino, e Giuseppe Accorinti, assistito dagli avvocati Giuseppe bagnato e Sabatino giudicando inammissibile quello proposto dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro contro l’ordinanza emessa in precedenza nei confronti di Domenico Polito (avv. Enzo Galeota).
«Si tratta di tre decisioni che compromettono clamorosamente la tenuta della indagine “Errore fatale” riguardante l’omicidio di Raffaele Fiamingo e il tentato omicidio di Francesco Mancuso avvenuto il 9 luglio 2003. Crolla insomma l’ipotesi accusatoria», afferma la difesa dei primi due indagati.
Nel processo la posizione sicuramente più gravata era quella di Prenesti, ritenuto appartenente al clan Mancuso, che risultava raggiunto dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori ed in particolare Giuseppe Giampà, Andrea Mantella ed Emanuele Mancuso, essendo ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio e del tentato omicidio. Gli avvocati Staiano e Sabatino nel ricorso hanno evidenziato in particolare la genericità delle dichiarazioni dei collaboratori e la mancanza di convergenza rispetto ad una condotta specifica attribuibile al ricorrente.
Per quanto riguarda la posizione di Giuseppe Accorinti, all’udienza l’avvocato Bagnato ha insisto sulle argomentazioni della difesa e sul ricorso predisposto insieme al collega Sabatino, segnalando l’assenza di dichiarazioni specifiche rispetto alla posizione del proprio assistito.su queste decisioni potrebbero incidere anche alcune questioni di inutilizzabilita sul compendio intercettivo.
Allo stato, rispetto a queste decisioni, rimane detenuto il boss Cosmo Mancuso ma le stesse potrebbero incidere anche sulla posizione di quest’ultimo. A questo punto, il Tribunale del riesame dovrà nuovamente pronunciarsi sulle posizioni di Antonio Prenesti e di Giuseppe Accorinti.
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