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La caratteristica chiesetta di Piedigrotta

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Le statue della caratteristica chiesa di Piedigrotta a Pizzo, in particolar modo nelle zone basse, invase da efflorescenze saline. L’allarme lanciato dallo storico locale Antonio Montesanti: «Bisogna intervenire»


PIZZO – Le condizioni strutturali in cui si trova la Chiesetta di Piedigrotta tornano a destare preoccupazione, infatti gli indici di incuria segnalati qualche settimana fa, a distanza di poco tempo hanno subìto un peggioramento notevole, rendendo, in alcuni casi, quasi impossibile riconoscere le figure scultoree, eppure si tratta del secondo polo museale più visitato della Calabria dopo i bronzi di Riace, un gioiello d’arte che sta lentamente perdendo la sua bellezza tra infiltrazioni, umidità e sgretolamento della roccia sedimentaria di cui è composta. Una meraviglia che probabilmente avremo il privilegio di ammirare ancora per poco tempo, dato che “le condizioni di salute” in cui versa non fanno ben sperare, e pensare che i grandi Angelo ed Alfonso Barone impiegarono giorni e notti per dar vita ad un capolavoro che oggi rischia di scomparire, e con essa la nostra storia e le radici che a quest’ultima ci legano.

LA CHIESA DI PIEDIGROTTA, IL SECONDO SITO PIù VISITATO IN CALABRIA

A tal proposito, in merito si è, inoltre, espresso lo storico ed artista locale Antonio Montesanti che ha sottolineato: «È nello scendere le scale che conducono alla Chiesetta di Piedigrotta che cogli l’imbarazzo di chi vi ritorna. “Bello ma… vedila adesso che potrebbe essere l’ultima volta.” Dicono da anni che sia il sito con statue più visitato della Calabria dopo il museo di Reggio coi sui Bronzi di Riace e che presto vi collocheranno delle vetrine con i gioielli di orafi calabresi. Vi ero sceso qualche mese prima e ritrovarla oggi un po’ più pulita mi aveva rassicurato. Per chi ne conosce la storia della sua origine, le vicissitudini degli artisti che l’hanno scolpita, il valore degli affreschi delle sue pareti, quel luogo sacro parla da sé in ogni angolo, ma oggi, per le brutte condizioni in cui si trova si stenta a riconoscerne un racconto».

LE STATUE SI STANNO “CONSUMANDO”

Montesanti nella sua analisi della situazione in cui versa la chiesa di Piedigrotta a Pizzo, ha messo in evidenza che: «Gran parte delle statue, in particolar modo nelle zone basse, sono invase da efflorescenze saline, cristalli di sali minerali che compaiono tra una evaporazione dell’umidità e l’altra, rendendo irriconoscibili rilievi, decorazioni e gran parte degli affreschi. Constato che l’umidità, unita a sbalzi di temperatura ha quasi frantumato il 60% delle statue in arenaria nelle loro parti sporgenti dei visi, degli arti o degli oggetti che ne caratterizzavano la figura; alcune sono ormai ridotte a monconi irriconoscibili. In alcuni punti delle pareti interne, tra il gruppo della Pesca Miracolosa e il Presepe con la Natività scorre dell’acqua che ha divelto alcuni personaggi. Ma altra la percepisci scorrere umida e luccicante anche su molte decorazioni. Senza contare su un diffuso gocciolamento dalle aperture sul tetto, in alcuni punti più lento di altri».

Tra gli aspetti messi in evidenza anche la presenza di sensori per segnalare la percentuale di umidità, ahimè, non funzionanti: «Praticamente non v’è gruppo scultorio in grado di non frantumarsi lentamente per tale condizione di diffusa umidità. Pensavo fosse possibile leggere il valore dell’ umidità da alcuni piccoli sensori con sopra un led, ma non vi appare sopra alcuna cifra, nemmeno premendone il pulsante. Non biasimo se chi oggi accoglie i visitatori si limita a riscuotere il biglietto. Cosa mai potrebbe descrivere dei gruppi scultorei la cui fisionomia dei personaggi è oggi praticamente irriconoscibile? Ne scrivo perché mi rammarica che tutte le opere d’arte di Angelo ed Alfonso Barone, statue intrise di sentimento religioso, si stiano frantumando giorno dopo giorno, nel silenzio dei più, come se la Chiesetta Ipogea potesse ormai essere una consolidata “macchina di soldi” anche senza le loro sculture, i loro affreschi».

SERVE UN SOSTEGNO ECONOMICO PER SALVARE LA CHIESA DI PIZZO

Montesanti ha, infine, chiosato lanciando un monito ed una proposta: «Fossi un orafo calabrese, prima di esporvi i miei gioielli in delle vetrine, chiederei che venga sanata questa condizione distruttiva dell’ umidità e che vengano recuperate tutte le statue di arenaria presenti in quel luogo, magari sostenendo economicamente il restauro delle statue della chiesa di Piedigrotta, di tutte, nessuna esclusa, perché in fondo quelle opere realizzate in questo meraviglioso sito di fronte al mare di Pizzo sono i veri gioielli di questa Calabria».

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