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Festa dopo il fischio finale in un centro del Catanzarese

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STRADE invase da caroselli di auto. Musica, urla, clacson, colori e fumogeni. La Calabria ha celebrato la storica vittoria dell’Italia a Euro 2020 nel migliore dei modi.

Per ore le strade di molti centri sono rimaste paralizzate dalle tante auto e persone che si sono riversate in strada, facendo saltare in alcuni casi anche le restrizioni legate all’emergenza pandemica.

Ha prevalso l’euforia di una vittoria che parte dalla coppa d’argento sollevata nel tempio del calcio di Wembley, ma che nasconde anche una miriade di retroscena. A partire dalla grande voglia di ripartire, tornare a vivere e gioire come gli italiani, e i calabresi in particolare, hanno sempre saputo fare prima che esplodesse l’emergenza Covid-19.

E poi c’è l’orgoglio della nostra terra: quello per i due calciatori che conservano i legami con i paesi natii e quello dei calabresi presenti a Wembley con tanto di striscioni.

Il primo caso è rappresentato da Domenico Berardi, nato a Cariati l’1 agosto 1994, ed Emerson Palmieri, italianizzato grazie al bisnonno Alfonso Palmieri che, a fine ‘800, lasciò Rossano per cercare fortuna in America.

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Quindi, le bandiere italiane targate Calabria: da quella con l’indicazione di Squillace, nel Catanzarese, ai lametini Vincenzo e Francesco che già avevano assistito alla semifinale contro la Spagna. Ed ancora, le “Notti magiche 87100 Cosenza” portata con orgoglio nella sfida contro gli inglesi.

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Era la festa sperata, quella che tutti immaginavamo ma che sapevamo non essere semplice da raggiungere. E, invece, è arrivata nel migliore dei modi. Con quella lunga sofferenza fino all’ultimo rigore, giocando in trasferta una sfida poco equilibrata dall’Uefa, ma mantenendo sempre fisso l’obiettivo. Un pizzico di Calabria anche in questo: testardi e caparbi fino in fondo.

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Simone Saverio Puccio

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