Giuseppe Mangiarano
3 minuti per la letturaCOSENZA – Si chiama Abu Dhabi Sports Council. Per dirla all’italiana, sarebbe l’equivalente del nostro Ministero dello Sport. Ma a quelle latitudini, siamo negli Emirati Arabi, è tutta un’altra storia. E senza farla eccessivamente lunga, la sintesi si traduce tutta in una questione di famiglia. Lì, funziona così: l’emiro a capo di un impero, e poi tutti i figli, che generalmente sono tanti, a occupare poltrone di governo. Che magari lì, si chiameranno sicuramente in un altro modo. Negli Emirati Arabi c’è anche un campionato di calcio. E ci sono tanti soldi: basti vedere Manchester City in Inghilterra e Psg in Francia, giusto per rendersi conto della potenza economica di questi signori il cui corpo è coperto da una tunica e sulla testa portano una kefia bianca. Amano il calcio e contestualmente hanno tanta voglia di imparare. Di crescere. Il calcio europeo è il loro punto di riferimento. Attratti dall’organizzazione del calcio europeo. Italia inclusa, naturalmente.
SCOPRI LE ALTRE STORIE DEI CALABRESI NEL MONDO
Nei giorni scorsi è stato organizzato dall’Abu Dhabi Sports Council un workshop, voluto dai quattro principali club del campionato degli Emirati Arabi: Al Jazira Club, Al Ain Fc, Al Whada Fc, Al Shafra Scc. Vogliono capire come funzione l’organizzazione di una squadra di calcio, dal ruolo del segretario a quello del direttore sportivo. Vogliono capire se c’è la possibilità di applicare questi modelli, al loro calcio. Tra i relatori, anche un calabrese: Giuseppe Mangiarano, giovanissimo dirigente sportivo di Rende che negli ultimi anni ha lavorato nella serie B italiana al Padova, nella serie A al Siena e prima ancora nel Cosenza dalla serie D fino alla Prima divisione e tanta, tantissima gavetta nei dilettanti calabresi.
Un modello che rende molto da un punto di vista commerciale ma in fatto di risultati sportivi, sia di club sia con la nazionale, non raccoglie consensi. Basti pensare che negli ultimi 30 anni, tra il 1984 e il 2014, i club inglesi hanno vinto soltanto 4 Champions League (2 il Manchester United, una a testa Liverpool e Chelsea, ndr) e a livello di nazionale inglese non c’è memoria di vittorie». Un discorso, quello di Mangiarano, esternato anche durante il suo intervento. E che ha raccolto applausi, soprattutto quando ha ricordato che nello stesso periodo le squadre italiane di club hanno vinto 8 Champions (5 il Milan, 2 la Juve e una l’Inter). «Mi sono reso conto – sottolinea il giovane calabrese – che l’esperienza organizzativa del calcio italiano vista dall’estero è molto più apprezzata che in Italia stessa.
È la storia che dà i giusti meriti al calcio italiano, quello che negli ultimi vent’anni ha portato più innovazioni: a cominciare dal Milan di Sacchi negli anni 90. E che dire di Guardiola? L’ultimo periodo della sua carriera di calciatore l’ha fatta in Italia, dove si è formato per poi intraprendere il percorso di allenatore. E non è un caso che torni spesso in Italia. Il nostro paese – aggiunge Mangiarano – è tenuto in grande considerazione negli Emirati, tant’è che prima al Manchester City e successivamente al Psg si è puntato su allenatori italiani come Mancini e Ancelotti. E dico di più: il testimonial dell’Abu Dhabi Sports Council è l’ex calciatore Nicola Ventola».
Hanno fretta di imparare, puntando molto sul modello italiano. Tant’è che Mangiarano ha in agenda altri due workshop: a maggio a Dubai, a settembre in Qatar. «Negli Emirati devono riorganizzare la Lega calcio e stanno lavorando all’acquisto dei diritti televisivi dei campionati europei», conclude Mangiarano. Un calabrese chiamato dagli arabi a parlare sull’organizzazione del calcio.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA