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SUL web c’è già chi rievoca la celeberrima conferenza stampa di Giovanni Trapattoni a Monaco di Baviera. Di certo, lo sfogo dell’allenatore della Reggina Franco Gagliardi non è da meno in quanto a vigore. Di fronte ai giornalisti, va in scena un appassionato monologo che sfocia in un grido: «Qui ci giochiamo le mutande».
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Di fronte a due vittorie e due sconfitte importanti, l’allenatore subentrato dopo le fallimentari esperienze di Atzori (due volte) e Castori consumate in pochi mesi, si sarebbe aspettato un aiuto dai giornalisti nei confronti del pubblico: «Oh, qua c’è la salvezza di una società che non è di Foti, né di Gagliardi, né vostra: è del pubblico». E quella di sabato, afferma, è una partita decisiva. «Io stesso ho chiesto: quanto costa un biglietto? Toh vaff…comprati il biglietto. Domani ci dovrebbero essere 16mila spettatori, io ho pianto al ritorno da Cosenza dove si stanno ingraziando una C2. E mi hanno chiamato mer…». E ancora: «Noi abbiamo bisogno del pubblico, domani servono diecimila spettatori, da voi mi sarei aspettato aiuto in questo, non nel discutere della formazione e di chi deve giocare».
Non usa mezzi termini, il tecnico, in vista della Varese in programma al Granillo: «Se domani (sabato, ndr), non sia mai…me ne devo andare, ma non perché non stiamo andando bene, perché in questo momento siamo i migliori per la Reggina: non ce ne sono scienziati. Stiamo lavorando nello stomaco della gente, nel cuore dei giocatori. Erano persi perché ognuno si faceva i c… suoi». E alla fine Gagliardi si scusa: «Questo avevo dentro oggi, non ce l’avevo con voi». Sanguigno. Come il Trap, appunto.
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