Sochi (Russia), 10 feb. – “Sto bene, il ghiaccio mi piace e, rispetto a Vancouver, sono più consapevole delle mie possibilità”. E’ una Arianna Fontana decisamente carica quella che, dopo aver raggiunto i quarti nella ‘suà gara, i 500 metri, e aver trascinato l’Italia alla finale della staffetta, si ferma con i cronisti nella mixed zone dell’Iceberg di Sochi. A caccia della sua terza medaglia olimpica, la 23enne pattinatrice di Sondrio non poteva debuttare meglio ai Giochi Invernali 2014, quelli che potrebbero consacrarla definitivamente dopo i bronzi vinti a Torino 2006 (staffetta) e Vancouver 2010 (500). (AGI)
(AGI/ITALPRESS) – Sochi (Russia), 10 feb. – “Ho cercato di restare tranquilla, anche se le emozioni erano tante – racconta l’azzurra delle Fiamme Gialle – nei 500 sono andata subito forte e serviva il miglior tempo possibile per avere una buona posizione per il prosieguo della gara”. Che avverrà giovedì, con la disputa di quarti, semifinali e finali. La lombarda, allenata da Kenan Gouadec ed Eric Bedard, vorrebbe imitare Innerhofer e Zoeggeler, che ieri hanno portato a casa due medaglie di grandissimo valore: “Sono contenta per loro, Armin è Armin, Inner si è fatto sempre trovare pronto nei grandi appuntamenti. Le loro imprese non fanno che darmi una spinta in più, anche perchè sarebbe ora che a festeggiare sia una ragazza, però non per questo sento una responsabilità maggiore: in pista faccio sempre il massimo, per cui se non vinco resto delusa ma con la coscienza a posto per aver dato tutto”. (AGI)
(AGI/ITALPRESS) – Sochi (Russia), 10 feb. – Tutto è filato liscio anche con la staffetta, nonostante il rischio di una squalifica per quel contatto tra Lucia Peretti e un’olandese che ha di fatto messo fuori gioco le Oranje. “Eravamo tranquille – rivela la Fontana – perchè quando ho spinto Lucia, lei era davanti ed è stata l’olandese a sbattervi contro”. Il gruppo è compatto e, come le fuoriclasse del fioretto, ha un piccolo segreto, un urlo di battaglia: “Prima dello start ci abbracciamo ed urliamo ‘a bombà. Se abbiamo possibilità di medaglia? In quattro tappe di Coppa del Mondo siamo finite tre volte terze. Ce la possiamo giocare, anche se il nostro sport resta sempre imprevedibile. Di certo oggi sapevamo di valere la finale, abbiamo gareggiato convinte e decise”. Il suo futuro marito, il collega Anthony James Lobello, americano di origine calabresi che in queste Olimpiadi veste la maglia azzurra, vive questa esperienza in maniera particolare: “E’ contento, è qui da italiano e per lui è un pò strano. Però non fa il tifo per gli Stati Uniti: quando entra in pista fa il suo lavoro, poi è ovvio che noi atleti ci diamo manforte e se uno merita dei complimenti glieli facciamo”. La stagione della Fontana non finirà certo a Sochi: a marzo ci sono i Mondiali in Canada, poi in primavera il matrimonio. Già deciso il viaggio di nozze: in Florida, a Key West. E lì i pattini non saranno nemmeno in valigia. (AGI)
DOPO la cosentina naturalizzata dominicana (LEGGI) impegnata nella 10 km tecnica classica di fondo e arrivata a Sochi insieme al marito, pure lui sciatore, c’è un’altra coppia di sportivi olimpici nella quale scorre sangue calabrese. E’ quella composta da Arianna Fontana, che oggi si è qualificata per i quarti di finale del pattinaggio, disciplina short track 500 metri, e Anthony James Lobello. Ed è proprio lui ad essere di origini calabresi, nonostante sia nato negli Stati Uniti, a Tallahassee, Florida.
Anthony, che ha 30 anni, ha gareggiato nello short track 500 metri anche alle olimpiadi di Torino nel 2006, ma allora indossava la tuta statunitense. Ora correrà per l’Italia, la nazione della sua fidanzata Arianna. E dei suoi avi. «E’ contento – racconta lei – è qui da italiano e per lui è un po’ strano. Però non fa il tifo per gli Stati Uniti: quando entra in pista fa il suo lavoro, poi è ovvio che noi atleti ci diamo manforte e se uno merita dei complimenti glieli facciamo». In primavera si sposeranno. Già deciso il viaggio di nozze: in Florida, a Key West.
Ma Anthony e Arianna hanno già compiuto insieme un viaggio memorabile, proprio alla ricerca delle origini di lui. Era luglio 2012: direzione Catanzaro. Racconta Anthony sul suo blog: «Abbiamo lasciato Roma e volato verso sud. Ci siamo avventurati in Calabria per connettermi con il lato italiano della mia famiglia. Non aver mai incontrato un parente di solito capita quando sei giovane e li incontri per la prima volta. La verità è che mi sentivo come un ragazzino, sbarazzino e eccitato, non vedevo l’ora di vedere che cosa si nascondeva dietro al recinto del mio giardino».
A Lamezia Terme lo ha accolto suo cugino Antonio: «Il suo caldo benvenuto mi mise subito a mio agio». La sua casa, racconta Anthony, «stava proprio sopra alla prima casa Lobello, di più di 150 anni fa. La casa originale fu modernizzata dalle generazioni successive e la famiglia continuava a vivere in queste modernizzazioni. Connessa alla casa originaria c’è la panetteria». Fu Antonio a dirgli: «Se sei nato in questa casa, sei un panettiere. È quello che facciamo!».
Nel ricordodi Anthony c’è un pranzo ricco: «Non c’è bisogno di dire che non sono morto di fame a Catanzaro. Infatti, non mi sarei mai aspettato un cibo e una famiglia così prima di intraprendere questo viaggio. I miei cugini sono le persone più umili, generose e gentili con cui sia mai venuto a contatto. È solo alla grazia divina che ho avuto la fortuna di essere imparentato con persone così stupende». I due cugini si sono seduti di fronte alla panetteria, guardando le foto e parlando di Catanzaro. E di certo, in quella panetteria, sarà festa se da Sochi Antony tornerà con una medaglia.