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RISCHIA una condanna a 15 mesi l’ex arbitro di serie A e attuale dirigente sportivo calabrese Antonio Dattilo, coinvolto nell’inchiesta calciopoli. Il sostituto procuratore generale di Napoli Antonio Ricci lo ritiene colpevole di frode sportiva e ha chiesto la sua condanna nell’ambito del processo d’appello che vede alla sbarra, tra gli altri, anche Luciano Moggi,  Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto e Innocenzo Mazzini. Questi ultimi sono ritenuti promotori di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva e per loro le richieste sono pesanti, anche se meno del processo di primo grado. Il pg ha chiesto infatti 3 anni e un mese di reclusione per l’ex direttore generale della Juventus, 3 anni per gli ex designatori arbitrali e per l’ex vice presidente della Figc, Innocenzo Mazzini. In primo grado Moggi fu condannato a cinque anni e quattro mesi.

Per Antonio Dattilo, invece, l’accusa è di aver messo in atto la frode. Insieme a lui anche Massimo De Santis e Paolo Bertini che hanno rinunciato alla prescrizione e ora rischiano 2 anni e 5 mesi di reclusione ciascuno. Per tutti gli altri imputati, tra i quali i fratelli Della Valle, Lotito e il presidente della Reggina Lillo Foti il pg ha chiesto il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.

Dattilo, 42 anni, è di Melito Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria. Ha debuttato come arbitro in serie A nel 2002 e ha diretto numerose gare della massima serie e delle categorie professionistiche minori. Dopo l’addio alla giacchetta nera è diventato dirigente sportivo: prima come team manager del Bocale e ora come direttore generale del Roggiano, squadra che milita nel campionato di Promozione e si trova attualmente al terzo posto in classifica.

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