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COSENZA – «Voglio chiedere scusa a tutti ma quel gesto era soltanto per la famiglia di Speziale che sta vivendo ore drammatiche dopo l’arresto del figlio. Chiedo scusa alla vedova Raciti, chiedo scusa alla polizia, ma io non volevo offendere nessuno». Il calciatore del Cosenza Pietro Arcidiacono ha voluto così spiegare il suo gesto di sabato scorso quando, dopo un gol, ha esibito una maglia con la scritta «Speziale innocente» per solidarietà al tifoso del Catania condannato ad otto anni di reclusione per la morte dell’ispettore Filippo Raciti.  
Capelli arruffati, volto teso, il calciatore si è presentato ai giornalisti accompagnato dall’avvocato Aristide Leonetti, in una saletta dell’Hotel Royal di Cosenza gremita di telecamere.  «Nessuno – ha aggiunto Arcidiacono – sapeva niente, la società, i miei compagni, lo staff tecnico. Nessuno sapeva niente e mi prendo tutte le mie responsabilità».   «Il mio gesto – ha concluso singhiozzando – voleva essere un gesto di conforto per la famiglia Speziale. Io conosco il ragazzo perchè è un ragazzo del mio quartiere». 

COSENZA – «Voglio chiedere scusa a tutti ma quel gesto era soltanto per la famiglia di Speziale che sta vivendo ore drammatiche dopo l’arresto del figlio. Chiedo scusa alla vedova Raciti, chiedo scusa alla polizia, ma io non volevo offendere nessuno». Il calciatore del Cosenza Pietro Arcidiacono ha voluto così spiegare il suo gesto di sabato scorso quando, dopo un gol, ha esibito una maglia con la scritta «Speziale innocente» per solidarietà ad Antonino Speziale, il tifoso del Catania condannato ad otto anni di reclusione con sentenza passata in giudicato per la morte dell’ispettore Filippo Raciti in occasione di un derby contro il Palermo.  
Capelli arruffati, volto teso, il calciatore si è presentato ai giornalisti accompagnato dall’avvocato Aristide Leonetti, in una saletta dell’Hotel Royal di Cosenza gremita di telecamere.  «Nessuno – ha aggiunto Arcidiacono – sapeva niente, la società, i miei compagni, lo staff tecnico. Nessuno sapeva niente e mi prendo tutte le mie responsabilità».   «Il mio gesto – ha concluso singhiozzando – voleva essere un gesto di conforto per la famiglia Speziale. Io conosco il ragazzo perchè è un ragazzo del mio quartiere». 

Le parole di Arcidiacono sono state accolte bene dalla vedova di Raciti: «Le scuse di Arcidiacono? Sono un bel gesto, ma ora spero che non arrivino altre offese da altri calciatori alla memoria di mio marito». Marisa Grassi, risponde così, ma aggiunge pure:    «La solidarietà a Speziale – spiega la Radio 24 – Arcidiacono poteva mostrarla in privato, senza offendere la società civile e la giustizia. Prenda esempio da mio figlio. L’ho appena lasciato all’allenamento: lui ama il calcio, gioca, ma non ha mai indossato una maglietta in memoria del nome del padre. Ogni calcio che tira lo fa per l’amore e la passione che il calcio ancora riesce a regalargli».  

Tornando sul gesto di sabato, avvenuto davanti alle telecamere Rai per l’anticipo di serie D tra Sambiase e Cosenza, Marisa Grassi spiega:  «Quando in casa avevamo visto le foto di quella maglietta – continua -, eravamo rimasti offesi e turbati. Spero però che ora non ci siano altri calciatori che abbiano voglia di emulare Arcidiacono. Dal calcio io non mi aspetto e non voglio altri messaggi di violenza. Mi aspetto anzi un messaggio di educazione e civiltà. Quella scritta invece mi ha offesa e maltrattata».

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