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Una foto inguaia Giuseppe Sculli: lo ritrae insieme ad alcune persone coinvolte nell’inchiesta sul calcio scommesse. Ed è una delle prove allegate all’ordinanza con la quale la procura di Cremona aveva chiesto di procedere all’arresto nei confronti dell’attaccante del Genoa originario della Locride. Richiesta che il gip di Cremona Guido Salvini non ha accolto. Sculli è comunque indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Si fa riferimento a lui, in particolare per la presunta combine della partita tra Lazio e Genoa finita col risultato di 4-2. 

LE ACCUSE A SCULLI – Il gip descrive un incontro, poco prima di Lazio-Genoa che si ritiene taroccato, tra il calciatore genoano Giuseppe Sculli, il nazionale Domenico Criscito, un pregiudicato albanese e alcuni esponenti di spicco deli ultras del Genoa. L’incontro avviene in un ristorante di Genoa nel pomeriggio, quando l’esercizio pubblico è chiuso. Ed è a questo incontro che fa riferimento la foto allegata all’ordinanza. Nella sua ordinanza il gip di Cremona Guido Salvini, spiega come ci siano stati contatti fra il calciatore del Genoa Giuseppe Sculli ed esponenti della malavita. «C’è stato l’utilizzo di personaggi inquadrabili nella criminalità organizzata – scrive il gip – quale l’albanese Altic attualmente detenuto per fatti concernenti la droga». Secondo il giudice Sculli sarebbe stato in contatto anche con leader della curva del Genoa. Sculli avrebbe così intrattenuto «rapporti con la parte più estrema degli ultras del Genoa, quali Leopizzi, già coinvolto in fatti concernenti l’alterazione dei risultati di partite di calcio e recentemente coinvolto negli incidenti avvenuti il 22 aprile 2012 allo stadio di Marassi». 

Un altro ultrà ritratto dalla foto, Fabrizio Fileni prova a discolparsi: «È stata una situazione casuale, abbiamo saputo che quel giorno lì in quel ristorante era presente un giocatore che giocava nel Genoa, Criscito, e sono andato a chiedere una risposta in merito a una partita di tre giorni prima, il derby Genoa-Sampdoria. Non sapevo che ci fosse anche Sculli, che all’epoca giocava nella Lazio. Mi sono recato lì per chiedere spiegazioni e basta, sul comportamento della squadra durante la partita e su Milanetto che, al gol di Boselli, invece di festeggiare è venuto incontro a noi dandoci dei bastardi».

 

PELLICORI IN MANETTE – Giuseppe Sculli non è il solo calabrese coinvolto nell’inchiesta che sta facendo tremare il calcio italiano. 

L’ordinanza d’arresto negata per lui è stata invece firmata per Alessandro Pellicori, attaccante cosentino di 31 anni, attualmente senza contratto dopo la rescissione avvenuta nell’ottobre scorso con gli inglesi del Queen’s Park Rangers. L’arresto è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Cosenza. Cresciuto nella compagine silana e poi giocatore a Mantova, Torino, Avellino e Grosseto con le quali ha segnato trentatré reti in caletterai, nei mesi scorsi, il nome di Pellicori era stato accostato a diverse squadre, fra cui la Spal. Lui, nel frattempo, si allenava in Calabria, con l’Audace Rossanese. Ma nel frattempo su di lui si allungava l’ombra dell’inchiesta.

 

A dicembre è finito nel registro degli indagati insieme ad altri calciatori. L’ordinanza rivelava che alcune indagini svolte in Croazia hanno svelato «l’alterazione o il tentativo di alterazione della genuinità di 5 partite del campionato della serie B italiana, della stagione 2009/2010, realizzate tramite l’intermediazione di Almir Gegic, con la diretta partecipazione di Carlo Gervasoni e Alessandro Pellicori, entrambi militanti nel Mantova, nonché di Filippo Carobbio, Inacio Josè Joelson, Kewullay Conteh e Paolo Acerbis, all’epoca tutti calciatori del Grosseto (ex Albinoleffe). Sono state oggetto di accordo illecito le gare Brescia-Mantova (2.4.2010), Cittadella-Mantova (24.4.10), Ancona-Grosseto (30.4.10), Grosseto-Reggina (23.5.10) ed Empoli-Grosseto (30.5.10)». Pellicori viene chiamato in causa perché era uno dei giocatori del Mantova (l’altro era Gervasoni) che, secondo Gegic, aveva «accettato di alterare il risultato di Brescia-Mantova (il Brescia doveva vincere con due o più gol di scarto, ndr)». Nelle intercettazioni i croati, secondo gli inquirenti, si riferivano a Pellicori definendolo “spica”, nomignolo che in croato indica un attaccante. Ora però, nei suoi confronti sono emersi nuovi elementi che hanno portato addirittura all’arresto. 

TISCI, TRASCORSI IN RIVA AL CRATI – In carcere anche un altro nome noto ai tifosi calabresi: si tratta di Ivan Tisci, attualmente direttore sportivo dopo un passato da centrocampista, che lo vide transitare proprio in Calabria: nella stagione 1994-1995 militò nel Cosenza in serie B. Era l’anno della penalizzazione che vide la squadra silana partire da meno 9 ma poi salvarsi  con ampio margine grazie alla brillante stagione guidata in panchina da Alberto Zaccheroni. Tisci era agli esordi, l’anno prima aveva aveva giocato  una sola partita con il Genoa e anche in riva al Crati il suo contributo non fu memorabile: solo tre presenze e nessun gol. Già nel mercato autunnale fu infatti ceduto all’Ospitaletto.

Redazione web

 

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