Massimo Giletti e la Calabria
3 minuti per la letturaIl ritorno in Rai di Massimo Giletti e le inchieste calabresi: «Tornare mi dà una grande gioia e grande forza»
ROMA – Massimo Giletti ritorna in Rai e ricorda anche le diverse battaglie giornalistiche condotte nella nostra Regione fin da quando era su Rai 1, poi proseguite dopo il suo trasferimento a La 7. «Tornare in Rai dove sono cresciuto come uomo e come professionista – ci ha detto Giletti, sentito al telefono – dopo aver vissuto mesi complessi e aver trovato la forza di attraversare l’ennesima tempesta, mi dà una grande gioia e una grande forza per affrontare le nuove sfide che verranno. Non dimentico le tante battaglie vissute per fare della Calabria una terra migliore – ha puntualizzato il conduttore e giornalista televisivo – dove la politica capisca che l’unica strada per crescere è stare dalla parte della gente vera e onesta senza se e senza ma.
Le battaglie sulla Sanità calabrese che non va, sulle strade, i ponti e la viabilità precaria, sui vitalizi dei consiglieri regionali calabresi e su Calabria Verde, per quanto riguarda la forestazione». Giletti ancora non è chiaro che programmi farà in questi di due anni di contratto firmato, l’altro ieri, con Mamma Rai, ma certamente dalle sue parole si capisce che non è nelle sue intenzioni far avanspettacolo. Recentemente, l’anchorman, a commento dello speciale sui 70 anni della Tv in onda in prima serata su Rai 1, lo scorso 28 febbraio, ospite del programma su Radio1 “Il rosso e il nero” è ritornato a parlare di programma d’inchiesta, come lo è stato L’Arena dentro Domenica In e come lo è stato Non è l’Arena, la domenica sera su La 7.
L’ATTESA PER IL RITORNO IN RAI DI MASSIMO GILETTI E PER LE INCHIESTE CALABRESI
«È un progetto che è nel mio dna – ha risposto Giletti, stuzzicato sull’argomento – ma vediamo. Oggi penso a realizzare il sogno di tornare in Rai. Penso sia ancora molto presto per parlarne». Sul punto c’è molta attesa, ovviamente, vista la brusca chiusura della sua trasmissione su La 7, avvenuta lo scorso 13 aprile, quando Non è l’Arena stava preparando una serie di puntate tematiche, che si incrociavano pure con ‘Ndrangheta stragista, l’inchiesta della procura di Reggio Calabria, che, proprio l’anno scorso, ha portato alla condanna in Appello, tra gli altri, di Giuseppe Graviano noto esponente legato a Cosa Nostra.
L’interessamento di Giletti a Ndrangheta stragista, arriva dopo la “profezia” sull’arresto di Matteo Messina Denaro, l’ultima primula rossa di Cosa Nostra. Nel mese di novembre del 2022, Giletti in uno speciale di Non è l’Arena, intervista Salvatore Baiardo, gelataio di Omegna, ritenuto in rapporti proprio con i fratelli Graviano. Baiardo in questa intervista, fa alcune previsioni circa il possibile arresto di Messina Denaro, in quel momento ancora latitante e super-ricercato. La chiacchierata tra Giletti e Baiardo, passa pressoché inosservata, senza destare particolari clamori, nonostante i delicati e scottanti temi affrontanti. Sennonché, poco più di due mesi più in là, precisamente il 16 gennaio del 2023, arriva la notizia “bomba” dell’arresto del superlatitante.
L’INTERVISTA A BAIARDO E LA “PROFEZIA” DELLA CATTURA DI MESSINA DENARO
A quel punto tutti hanno ricordato l’intervista di Giletti a Baiardo, che sarà ricordata nella storia del giornalismo italiano, come la “profezia” sulla cattura di Messina Denaro. Il gelataio di Omegna, al microfono di Giletti, aveva azzeccato con 70 giorni d’anticipo alcune circostanze, effettivamente riscontrate nel corso del blitz che ha portato all’arresto del numero 1 dei boss, nella clinica di Palerno, dove si era recato per curarsi, essendo affetto da un tumore, male poi decisivo per la sua morte prematura, avvenuta il 25 settembre dell’anno scorso. La procura di Firenze sull’improvvisa chiusura di Non è l’Arena ha aperto un’indagine, nell’ambito di un più ampio fascicolo già istruito, sulla trattativa Stato-Mafia e le stragi del ’93. Indagine ancora in corso e tutt’altro che conclusa.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA
La sanità Calabrese è allo sfascio da molti anni cioè da quando iniziarono a proliferare le cliniche private, 1992 mio padre fu ricoverato all’ospedale pugliese di Catanzaro per problemi alla prostata. Dopo 40 giorni di degenza, il primario di urologia afferma :”Se lo portate nella mia clinica privata a Crotone il problema è risolto” lo portammo a Firenze ove viveva uno dei 5 figli, e dopo una settimana libero del catetere ritornò a casa.