Raoul Bova e Rocìo in una scena di "Calabria terra mia"
2 minuti per la letturaCOSENZA – Si avvia a conclusione la complessa vicenda che ha visto contrapposti la Regione Calabria e la Viola Film, la società di produzione che ha realizzato il cortometraggio di promozione del territorio con la regia di Gabriele Muccino e dal titolo “Calabria terra mia”, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma (LEGGI).
VIDEO – IL CORTOMETRAGGIO “CALABRIA TERRA MIA”
Il compenso che la Regione avrebbe dovuto riconoscere alla società era di 1.363.198 euro (più iva) ma dopo aver visto il prodotto realizzato, e al quale avevano partecipato anche gli attori Raoul Bova e Rocìo Munoz Morales, erano state mosse delle obiezioni.
Ne è seguita una fitta corrispondenza, soprattutto dopo le contestazioni della Stazione appaltante sulla osservanza di tutte le clausole contrattuali, culminata con una proposta di definizione transattiva, avanzata dalla stessa Viola Film, nella quale la stessa società si è dichiarata disponibile a rinunciare a circa 90mila euro, come propria remunerazione, obbligandosi al contempo ad apportare a una serie di modifiche ai prodotti realizzati.
A questo punto il corrispettivo da saldare, a carico della Regione Calabria è sceso a 1.259.316,84 (più iva), somma che la Regione ha accettato, attraverso un decreto dirigenziale dello scorso 23 aprile del Dipartimento Segretariato generale.
Una somma, comunque, eccessiva considerando che nel resto d’Italia, in media con la stessa cifra, si finanziano bandi utili a produrre molti film e cortometraggi, che producono per il territorio ricavi stimati in dieci euro per uno investito, e facendo lavorare maestranze e fornitori locali.
Si chiude così una vicenda nata con l’allora presidente della giunta regionale Jole Santelli e poi, una volta pubblicato il video, proseguita a furia di polemiche condotte anche sui social, molte delle quali contestavano le scelte del regista Muccino colpevole di aver rappresentato una Calabria di coppole e asini, con congiuntivi e accenti sbagliati e soppressate al finocchietto.
Il regista, che intanto negli ultimi giorni ha polemizzato con la giuria del David di Donatello dopo le due candidature ottenute dal suo “Gli anni più belli”, aveva difeso il suo lavoro così.
Passa così definitivamente agli archivi una vicenda che è andata ad arricchire, una storia non sempre felice: quella della Calabria e dei suoi testimonial (LEGGI)
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