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Claudio Santamaria, dopo aver interpretato in tv uno degli oriundi calabresi di maggior successo come Rino Gaetano, ora si cimenta con un giornalista leggendario, ma meno noto al grande pubblico, e anch’egli con origini di Calabria, Vittorio Nisticò direttore de L’Ora di Palermo.
In prima serata debutta mercoledì 8 giugno la prima delle dieci puntate in cinque serate di “L’Ora, inchiostro contro piombo” (GUARDA IL TRAILER) serie tv incentrata sul quotidiano siciliano che per primo scrisse a titoli cubitali la parola mafia in prima pagina ricevendo in risposta attentati al tritolo che danneggiarono la rotativa. All’epoca si diceva che la mafia non esistesse.
Inchieste vecchio stile con nomi degli intoccabili che costeranno la vita a ben tre giornalisti: Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato e Mauro De Mauro. Quest’ultimo scomparso nel nulla e mai ritrovato.
Vittorio Nisticò, raccontato anche nella recente fiction Rai di Roberto Andò “Solo per passione- Letizia Battaglia fotografa” dedicata alla celebre reporter che proprio all’Ora inizierà la sua folgorante carriera, era calabrese.
Ma solo di nascita, avendo trovato i suoi natali a Cardinale in provincia di Catanzaro nel 1919 da famiglia molto agiata. Il padre era medico condotto e la mamma una possidente agraria. Studia a Soverato al liceo classico e poi si trasferisce a Roma per studiare Lettere.
Si trovano echi di Calabria in un suo straordinario libro di memorie, “Accadeva in Sicilia. Gli anni ruggenti dell’Ora di Palermo” dove racconta di quando, ragazzo, ascoltava il fischio del treno a Soverato che andava in Sicilia, terra di adozione.
Vi arriverà dopo essere diventato comunista e aver lavorato come giornalista militante a Bari e a Roma con “Paese sera”. Va a prendere le redini di un giornale glorioso nato nel 1900 fondato dai Florio (anche loro calabresi d’origine di Bagnara) e che nella sua storia era stato firmato da Edoardo Scarfoglio annoverando tra i suoi collaboratori culturali anche Pirandello e Verga.
Un ventennio ruggente quello di Nisticò all’Ora di Palermo, quotidiano della sera, tra i giornali più citati nei film per il suo impatto antimafia e che continuerà ad avere strepitose firme intellettuali come quella di Leonardo Sciascia che vi scrive quando ancora non è famoso.
Redazione celebre con molti nomi che faranno la storia del giornalismo italiano. L’avvocato che difende il quotidiano da oltre duecento processi per diffamazione è Nino Sorgi, padre di Marcello, editorialista de “La Stampa”.
Vi si forma anche Giuseppe Sottile, il papà di Salvo, che ha scritto il romanzo “Nostra signora della necessità” da cui la serie tv è tratta. E a proposito di padri giornalisti annoveriamo anche Giuseppe Cerasa, papà del direttore del Foglio, e poi si può continuane con Attilio Bolzoni, Ciccio La Licata, Felice Chilanti e molti altri ancora.
Nel trattamento di sceneggiatura i nomi dei giornalisti non corrispondono a quelli reali, tranne Nisticò. È stata inventata una moglie che il direttore avrà molto più avanti, mentre dalla realtà del tempo appare il boss Giuliano Liggio. E per restare alle curiosità calabresi segnaliamo la presenza del bravo attore Francesco Colella che interpreta Giulio Rampulla.
Un’occasione, la serie tv, per comprendere il giornalismo che comunicava notizie ma anche emozione e impegno civile, e anche un tributo ad un grande giornalista nato in Calabria: Vittorio Nisticò.
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