Francesco Di Leva
4 minuti per la letturaGrande attesa per il secondo appuntamento di “Fuori Campo. Il cinema abbraccia la storia”, la terza edizione della rassegna cinematografica itinerante organizzata dall’Associazione Culturale Rete Cinema Calabria che mira a promuovere il patrimonio archeologico calabrese. Proiezioni, incontri, masterclass, dibattiti. Un progetto curato in ogni minimo dettaglio, finanziato dalla Calabria Film Commission.
Dopo il primo appuntamento al Parco archeologico di Locri (sabato 16 luglio) con un workshop a cura del regista Fabio Mollo, al Super Cinema Catanzaro è in scaletta la proiezione del film “Nostalgia” di Mario Martone, neovincitore dei Nastri d’Argento 2022 per la migliore regia. Francesco Di Leva, vincitore dei Nastri d’Argento come migliore attore non protagonista, terrà una masterclass. Per conoscere ulteriori dettagli sulla pellicola, lo abbiamo intervistato.
Francesco, raccontami la tua esperienza sul set di Nostalgia, tra il libro di Ermanno Rea e la regia di Mario Martone.
Mario si è innamorato del progetto letterario di Ermanno Rea. Il mio personaggio è ispirato a una figura vera, don Antonio Loffredo. Mario ha pensato bene di farlo interpretare a me per una serie di attività che io svolgo nel mio quartiere con il mio teatro; ha pensato che le nostre strade potessero intrecciarsi. È stata un’esperienza fantastica ma anche faticosa. Il mondo della sanità è un mondo a parte. La gente però ci ha riservato un’accoglienza fuori dal normale. Ci ha aperto le porte, ci ha aperto il cuore e siamo riusciti a creare questo film grazie ai grandi protagonisti che sono le persone della sanità, oltre a padre Antonio Loffredo che ci ha dato una mano ed ha contribuito con tutta la sua comunità. È stata un’esperienza ricca che ha segnato ognuno di noi. Nel film abbiamo trattato temi delicati. Personalmente, mi sono avvicinato alla religione cattolica come mai prima d’ora. Abbiamo vissuto emozioni e sensazioni particolari.
Come hai costruito il tuo personaggio? Sei uscito dalla tua comfort zone?
Sono uscito totalmente dalla mia comfort zone. Ho seguito don Antonio dappertutto per tre mesi, ma non perché volessi imitarlo. Volevo cogliere vari aspetti ed ho notato che lui ha sempre poco tempo a disposizione in quanto mette al primo posto il bene per il prossimo e non può perdere tempo nella burocrazia o quant’altro. Don Antonio va sempre di fretta perché le cose da fare sono tantissime. Ho seguito tutti i problemi della sua comunità, ho visto in che modo li ha affrontati e risolti. Ho preso spunto da questo ed ho messo nella mia interpretazione tutte le emozioni che mi hanno attraversato nel processo creativo. I dettagli per la costruzione del personaggio sono tantissimi, considerando anche il confronto con il regista e con gli altri attori.
Per quanto tempo avete lavorato a questo film?
Abbiamo avuto tre mesi per preparare tutto. Poi, sai, l’attore fa un lavoro personale.
Qual è la Napoli che emerge da questa pellicola?
Sicuramente, una Napoli diversa. Chi di noi non ha fatto il proprio viaggio della nostalgia? Qui, si intrecciano esperienze personali e attoriali. Ognuno di noi ha vissuto questo film in maniera particolare. Per me, racconta Napoli ma non la racconta. Più che altro racconta i napoletani. Racconta una parte, il ventre di Napoli. Le comparse non sono state costruite ma sono persone che Mario ha trovato per strada. C’è stata una Napoli che si è messa a disposizione del progetto. Ma non so dirti che Napoli vediamo perché poi alla fine si vede sempre una Napoli brutale. Tuttavia, ciò sarebbe riduttivo. Allora, voglio porre l’accento su questo: c’è la Napoli di don Antonio Loffredo, una comunità di 200 persone che lavora onestamente, una Napoli che è pronta ad accogliere.
Che effetto ti ha fatto guardare per la prima volta questo film?
Ho ritrovato tutto quello che conosco. Ho pianto come il 90% degli spettatori alla fine del film. Ho pianto perché mi piace Napoli, ho pianto perché Napoli non cambia, ho pianto perché ancora resistiamo a Napoli. Ci vuole più coraggio a restare che andarsene. Con Napoli è una storia che va avanti da 43 anni.
Sei il neovincitore di Nastri d’Argento 2022. Una bella soddisfazione, dico bene?
Assolutamente. Una bella soddisfazione anche perché a consegnare questo riconoscimento sono stati i giornalisti italiani. È come se un buon amico ti dicesse che sei sulla strada giusta e puoi continuare.
Sarai tra i protagonisti della seconda tappa della rassegna Fuori Campo. Come hai accolto questo invito?
Faremo una masterclass. Sono felice di confrontarmi perché mi piace sempre mettermi a nudo sui vari aspetti del mio mestiere. Ci sarà una bella discussione. E poi amo la Calabria. Sarò a Corigliano per le vacanze.
Progetti futuri?
Sto preparando uno spettacolo teatrale con Mario Tronco prodotto dal Teatro stabile di Napoli. Poi, sto lavorando ad altri progetti e da napoletano, mi capirai, non ne faccio parola (ride, ndr).
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