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CROPANI – Arriva Alessandro Haber ed è subito spettacolo. Pantaloncini corti, polo, barba lunga e sigaretta sempre accesa, il poliedrico attore sbarca a Cropani nell’ambito del festival Parole Erranti, promosso per la dodicesima edizione dall’associazione La Masnada e capace di fare balzare il piccolo centro presilano tra le 64 Città del libro italiane. Questa sera, ai piedi del Duomo di Cropani, alle 22, Haber leggerà le poesie di Charles Bukowsky. Un binomio straordinario, che parte dal “poeta maledetto” ed arriva diritto all’attore bolognese.

LE FOTO: LO SHOW DI HABER A CROPANI

La conferenza stampa per la presentazione dei tre giorni dedicati ai libri e ai poeti è subito spettacolo. Tra i vicoli del centro storico di Cropani, Haber bacchetta subito, ironicamente, gli organizzatori: «Ma con questo caldo e in un posto così mi fate chiudere in una stanza, facciamola al bar questa conferenza stampa». L’idea non passa e appena seduto è di nuovo show. Al sindaco della cittadina, Bruno Colosimo, che aveva iniziato il suo intervento tra saluti di rito e ringraziamenti, Haber strappa il microfono e lo liquida con una battuta: «Dallo a me, che sono dodici anni che dici sempre le stesse cose e io invece qui sono ancora vergine».
Il mattatore della serata è lui, e lo spazio per gli altri non può che essere ridotto. Solo Andrea Giannasi, codirettore artistico del festival cropanese, gli strappa qualche minuto per sottolineare il successo di Cropani, il cui nome è finito a fianco di realtà di primo piano nel mondo della cultura.

Il resto è Haber. In un’ora di conferenza stampa moderata dal giornalista Rosario Stanizzi, Haber accompagna le sue frasi come fosse già su un palco. Irriverente come Bukowsky, il suo linguaggio è colorito, diretto, immediato, capace di dare corpo e sostanza agli episodi che racconta. Per l’attore bolognese Bukowsky «è la confusione di un genio; ha pubblicato il suo primo libro a 50 anni, ha condotto una vita dissoluta e nelle sue opere emerge la sua critica verso l’establishment, verso la burocrazia, verso tutti».

Eppure, quello con Bukowsky non è stato amore a prima vista: «Conoscevo le sue opere, ma quando mi fu chiesto di leggerle in pubblico ero scettico. Poi ho imparato a sentirmi Bukowski anche se non lo ero». Haber si fa serio quando parla della situazione del cinema: «Il cinema italiano ogni tanto ha delle punte con le quali sembra stia rinascendo. E’ come la vita, è normale che abbia alti e bassi. A me – afferma – non piacciono le cose perfettine. Lo Stato italiano dovrebbe sicuramente aiutare e promuovere di più la cultura».

Si racconta Haber, chiedendo di non aggiungere molti aggettivi ad una carriera straordinaria, vicina al cinquantesimo compleanno. «Sono legato a tante cose e tante cose mi hanno commosso: ho interpretato personaggi che non avrei mai creduto o pensato di interpretare. Ricordo l’interpretazione che ho fatto di Arlecchino, quello di Strehler. Quando mi hanno proposto di interpretarlo ho detto “C…, proprio quello di Strehler?! Poi mi sono guardato allo specchio, ho preso il telefono e ho detto ‘Lo faccio a queste condizioni: senza il vestito a rombi e senza la maschera, la faccia deve essere la mia’. E così ho messo in quel personaggio la voglia di riscatto, l’angoscia, e ha avuto un successo indescrivibile”».

Le passioni di Haber sono nette, come ogni sua frase: «Sono me stesso quando sto davanti alla macchina da presa o su un palco. È qui che mi sento me stesso. Ma, attenzione, mi sento sempre alla ricerca di qualcosa che possa ancora sorprendermi».

Il suo rapporto con la Calabria esiste da tempo, ospite da qualche anno anche del Magna Grecia Film Festival di Catanzaro. Ma a questa regione Haber chiede una scossa: «Vado in Puglia e vedi esplodere sensazioni, qui vedo tutto molto sopito, chiuso. Eppure avete potenzialità incredibili. Ed allora, dai, fate qualcosa». L’appello è lanciato, ma dopo un’ora di conferenza show, è arrivato il momento di accogliere la proposta iniziale di Haber. Tutti al bar, con l’ennesima sigaretta accesa e una bottiglia di fresco prosecco. D’altronde, anche Bukowsky non avrebbe chiesto di meglio.

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