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COSENZA – Al Teatro “Rendano” di Cosenza venerdì 19 dicembre il sipario si alza su “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini, quarto appuntamento della stagione lirico-sinfonica del teatro di tradizione cosentino, la “prima” in programma alle ore 20,30, mentre domenica 21 dicembre, alle ore 17, è prevista la replica in pomeridiana.
Il regista marchigiano Vincenzo Grisostomi Travaglini, che firma questo nuovo allestimento del melodramma pucciniano, autoprodotto dal “Rendano”, sta dando gli ultimi ritocchi alle scene e al disegno luci, dispensando gli ultimi consigli ai cantanti, tra i quali spicca il soprano Cinzia Forte, nel ruolo della protagonista Cio-Cio-San. Attorno a lei, negli altri ruoli, ruotano i giovani cantanti che il “Rendano” ha reclutato sulla base dell’esito del Concorso Internazionale “Maria Quintieri”, bandito dall’Associazione musicale “Maurizio Quintieri”, sostenuto dalla Fondazione Carical e conclusosi nello scorso mese di ottobre proprio con l’assegnazione dei ruoli della “Butterfly”.
Vincenzo Grisostomi Travaglini vanta una lunga collaborazione con il Teatro “Rendano”, dalla fine degli anni ’80, quando fece parte della giuria del Concorso “Giacomantonio” per giovani cantanti. Ma del “Rendano” è stato anche consulente artistico per diverse stagioni, curando personalmente anche la regia di molti allestimenti tra i quali una “Traviata”, nel ’95 e un “Rigoletto”, nel ‘96.
Solidissima e per certi versi anche aristocratica la sua formazione registica, avendo avuto tra i maestri nomi della statura di Giancarlo Menotti, Franco Zeffirelli e, addirittura, Luchino Visconti.
Quando gli si chiede di sapere che impronta ha dato alla “Butterfly” concepita per il “Rendano” e se l’allestimento presenta qualche tratto innovativo, parte da molto lontano ed esalta il lavoro di squadra che c’è stato nella preparazione.
«Oggi si parla spesso di innovazione, di prodotti “personalizzati” – dice Grisostomi Travaglini – A volte si abusa di questi termini, nel senso che l’opera lirica è una forma d’arte del tutto particolare rispetto alle altre. E’ l’unica ad aver bisogno, per essere fruita dal pubblico, di una mediazione, che è quella incarnata da tutti gli interpreti, intendendo riferirmi al direttore d’orchestra, al regista, ai solisti, all’orchestra, al coro e a tutto il personale che vi lavora».
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