2 minuti per la lettura
ROCCELLETTA DI BORGIA (CZ) – Finisce dritto dritto tra le pagine più luminose della giovane e già ricca storia di Armonie d’arte festival, il concerto direttto da Riccardo Muti al parco archeologico Scolacium a Roccelletta di Borgia. Lui, Muti, che domani a Salisburgo dirigerà una delle piu grandi orchestre del mondo, la Filarmonica di Venna, è tornato in Calabria per i ragazzi di Melicucco e Laureana di Borrello. E lo Scolacium risponde come fosse un concerto rock.
L’emozione dei grandi concerti, c’è tutta. Si attende il Maestro. Posti a sedere sold out. Il parco è gremito di persone in piedi. Il dono di Muti alla Calabria e ai suoi ragazzi è tutto in questo concerto che è un evento, indiscutibilmente. Il cammeo dell’Estate che resterà nel cuore. Muti sale sul palco. La tensione c’è tutta. ll silenzio è quasi irreale. Le ouverture da la Norma di Bellini, dalla Giovanna d’Arco e dal Nabucco di Verdi palpitano di vita, come non mai. Il Maestro accompagna i ragazzi con il calore e l’affetto di un padre. La bellezza della basilica normanna rende quasi metafisico l’evento. È standig ovation.
«La ragione per cui sono qui – ha detto Muti indicando i giovani musicisti – è la loro presenza. Da quando sono venuto a contatto con questa realtà entusiasmante che esiste in Calabria me ne sono innamorato. Spero adesso di poterli rivedere ancora e di poter suonare nuovamente con loro che rappresentano la straordinaria vivacità della terra di Calabria, una terra antica e ricca di storia».
Al concerto ha assistito, tra gli altri, il compositore Nicola Piovani, autore delle musiche del musical storico “L’ultima notte di Scolacium” che sarà messo in scena stasera, sempre nel parco archeologico calabrese, per la regia di Cristina Mazzavillani Muti.
Muti ha poi lanciato un appello: «Bisogna che si ritorni al nostro maggiore patrimonio, alla bellezza, alla cultura e alla musica. Se non c’è una mente politica e
governativa, però, non possiamo far nulla». Secondo il maestro, «con le nostre ricchezze culturali altri farebbero faville. Noi, invece, ci facciamo compatire. Vi
ringrazio degli applausi – ha detto ancora Muti – ma adesso c’è la tendenza ad applaudire anche ai funerali. Spero che questi applausi non siano il funerale della musica. Negare l’importanza della cultura, e quindi della musica, significa negare la possibilità stessa di migliorare la società. E’ dal 1968 che ripeto ossessivamente questi concetti. Da allora sono cambiati i governi, parlamenti e ultimamente sta accadendo qualcosa che non capisco anche per quanto riguarda il Senato, ma non è realmente mutato nulla».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA