CITTANOVA – Il nuovo volto, quello della sesta edizione, è emerso limpido venerdì scorso. Durante la conferenza stampa di presentazione del Cittanova Tradizionandu Etnofest lo spirito nuovo del festival cittanovese si è mostrato dirompente, ad una settimana dall’inizio della tre giorni di musica, arte e cultura. Un velo squarciato con l’irriverenza di chi ha qualcosa di bello da raccontare, che ha fotografato un evento ancora una volta diverso dagli anni precedenti, travolto dalle contaminazioni e dai sincretismi culturali. «Il Tradizionandu – ha spiegato Giuseppe Guerrisi, vicepresidente dell’associazione promotrice Lato2 – non vuole rimanere un festival tra i tanti presenti in Calabria, ma vuole consacrarsi come il festival per eccellenza, una cartina di tornasole imprescindibile per gli studiosi delle dinamiche di questa terra». Un fatto culturale. E, insieme, sociale e storico. Quest’anno il programma messo in campo dai ragazzi della Lato2 parla di Mediterraneo a confronto. Un guardarsi allo specchio che si allarga ad altri riflessi provenienti dall’Africa, dal nord Europa, dall’Asia. Il 16 agosto Phaleg, gruppo storico calabrese, incontrerà l’Africa di Baba Sissoko. Il 17 agosto sarà la volta degli Etnosound e delle melodie ricercate di Eugenio Bennato. Il 18 agosto, nella sera conclusiva, Fabio Macagnino e the Jcs band scalderanno piazza san Rocco preparando la strada Modena City Ramblers. Richiamo evocativo alla ritmica irlandese. Nel nome della contaminazione come unico veicolo di rafforzamento della cultura calabrese. Alla conferenza stampa erano presenti il presidente dell’associazione Lato2, Anna Lucrezia Calogero, il vicepresidente, Giuseppe Guerrisi, il direttore artistico del festival, Gabriele Albanese, il cantautore Mimmo Cavallaro, il sindaco di Cittanova, Alessandro Cannatà. «Nonostante le difficoltà – ha raccontato Guerrisi – questo festival vuole e deve diventare il festiva per eccellenza. Perché – ha spiegato – vogliamo essere diversi. Per offerta, qualità e valori. La nostra città è l’elemento in più, la forza che ci spinge ad andare avanti». Valori e mescolanze. Contaminazioni, anche violente, al centro della Piana di Gioia Tauro, ai piedi dell’Aspromonte. «La nostra cultura ha una forza immensa – ha sottolineato il cantautore, Mimmo Cavallaro -. I festival, che sono stanti ormai, devono diventare i contenitori dove contaminare e amplificare la nostra cultura». Questo il passaggio cruciale colto dal Tradizionandu di Cittanova. Nel progetto ha creduto anche l’Amministrazione comunale che, ha spiegato il sindaco di Cittanova, «abbiamo visto nascere e crescere. Investiamo il doppio dello scorso anno perché sappiamo bene che l’emancipazione della cultura passa dalla riscoperta delle arti che la Calabria ha cullato per millenni». Quest’anno il festival cittanovese trova nel Quotidiano della Calabria un partner d’eccezione. «Abbiamo sposato il progetto Tradizionandu – ha puntualizzato il giornalista Michele Albanese- perché è un fatto positivo di questa terra. Il giornalismo deve raccontare le cose negative, ma soprattutto quelle positive ».
CITTANOVA – Il nuovo volto, quello della sesta edizione, è emerso limpido venerdì scorso. Durante la conferenza stampa di presentazione del Cittanova Tradizionandu Etnofest lo spirito nuovo del festival cittanovese si è mostrato dirompente, ad una settimana dall’inizio della tre giorni di musica, arte e cultura. Un velo squarciato con l’irriverenza di chi ha qualcosa di bello da raccontare, che ha fotografato un evento ancora una volta diverso dagli anni precedenti, travolto dalle contaminazioni e dai sincretismi culturali. «Il Tradizionandu – ha spiegato Giuseppe Guerrisi, vicepresidente dell’associazione promotrice Lato2 – non vuole rimanere un festival tra i tanti presenti in Calabria, ma vuole consacrarsi come il festival per eccellenza, una cartina di tornasole imprescindibile per gli studiosi delle dinamiche di questa terra».
Un fatto culturale. E, insieme, sociale e storico. Quest’anno il programma messo in campo dai ragazzi della Lato2 parla di Mediterraneo a confronto. Un guardarsi allo specchio che si allarga ad altri riflessi provenienti dall’Africa, dal nord Europa, dall’Asia. Il 16 agosto Phaleg, gruppo storico calabrese, incontrerà l’Africa di Baba Sissoko. Il 17 agosto sarà la volta degli Etnosound e delle melodie ricercate di Eugenio Bennato. Il 18 agosto, nella sera conclusiva, Fabio Macagnino e the Jcs band scalderanno piazza san Rocco preparando la strada Modena City Ramblers. Richiamo evocativo alla ritmica irlandese. Nel nome della contaminazione come unico veicolo di rafforzamento della cultura calabrese. Alla conferenza stampa erano presenti il presidente dell’associazione Lato2, Anna Lucrezia Calogero, il vicepresidente, Giuseppe Guerrisi, il direttore artistico del festival, Gabriele Albanese, il cantautore Mimmo Cavallaro, il sindaco di Cittanova, Alessandro Cannatà. «Nonostante le difficoltà – ha raccontato Guerrisi – questo festival vuole e deve diventare il festiva per eccellenza. Perché – ha spiegato – vogliamo essere diversi. Per offerta, qualità e valori. La nostra città è l’elemento in più, la forza che ci spinge ad andare avanti».
Valori e mescolanze. Contaminazioni, anche violente, al centro della Piana di Gioia Tauro, ai piedi dell’Aspromonte. «La nostra cultura ha una forza immensa – ha sottolineato il cantautore, Mimmo Cavallaro -. I festival, che sono stanti ormai, devono diventare i contenitori dove contaminare e amplificare la nostra cultura». Questo il passaggio cruciale colto dal Tradizionandu di Cittanova. Nel progetto ha creduto anche l’Amministrazione comunale che, ha spiegato il sindaco di Cittanova, «abbiamo visto nascere e crescere. Investiamo il doppio dello scorso anno perché sappiamo bene che l’emancipazione della cultura passa dalla riscoperta delle arti che la Calabria ha cullato per millenni». Quest’anno il festival cittanovese trova nel Quotidiano della Calabria un partner d’eccezione.