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COSENZA – Il suo libro denuncia sui disturbi alimentari nell’ambiente della danza fece scalpore. La cosentina Mariafrancesca Garritano, in arte Mary Garret, all’epoca prima ballerina della Scala di Milano scrisse “La verità, vi prego, sulla danza” forse non aspettandosi che quel libro avrebbe firmato il suo licenziamento dal prestigioso teatro italiano. Ma questo non l’ha fermata. Mentre è ancora in fase dibattimentale una causa per il suo reintegro, la ballerina ha già scritto il “sequel” di quel libro, un racconto appassionato dove rivelerà cosa le è successo dopo il polverone mediatico che l’ha investita.
Ha già finito di scriverlo?
«Il libro c’è, ma adesso va passato al vaglio degli avvocati prima della pubblicazione. Raccoglie il senso di quello che è successo, chiamiamolo sequel. Non so quando uscirà. Penso che sia doveroso verso chi ha seguito la mia vicenda e vuole conoscere tutta la verità di quello che è successo dopo»
Cosa è cambiato dal momento in cui ha scritto il libro nell’ambiente della danza?
«Poco. Non basta cambiare le persone, è un sistema di pensiero che va cambiato e queste cose vanno fatte con il tempo. La prima cosa da fare sarebbe mettere uno staff medico completo all’interno di tutte scuole di ballo, perché solo così si potrebbero fare studi per fare statistiche. Dagli studi del Ministero della Salute risulta invece una grave difficoltà ad entrare nelle scuole di danza per fare studi completi. Allora viene da chiedersi il perché. Non bisogna dire che la forma fisica deve cambiare, piuttosto serve dare gli strumenti ai ragazzi per capire come sia corretto alimentarsi senza cadere nei disordini alimentari o in stati psicologici a rischio»
Ha avuto solidarietà dai suoi colleghi?
«Nessun tipo di vicinanza da parte dei miei ex colleghi di lavoro, solo alcuni che sono rimasti al mio fianco e testimoniano nel processo hanno avuto rispetto per la propria verità. Le racconto una cosa per tutte. Quando uscì l’articolo su The Observer i ballerini si sono addirittura riuniti in una riunione sindacale ed hanno chiesto, con una lettera al teatro, di prendere provvedimenti nei miei confronti».
Di polemica in polemica. Sabato scorso ha accusato il sindaco di Cosenza di aver disatteso una promessa, quella di un invito al Rendano e di aver preferito a lei, altri suoi colleghi della Scala per il Gran galà. Ci spiega la vicenda?
«Quando il sindaco mi invitò al Municipio per esprimermi solidarietà dopo la mia vicenda, disse pubblicamente “speriamo in future collaborazioni per la parte danza nel teatro Rendano” tanto che io feci la battuta “con piacere, visto che al momento sono disoccupata, potrei fare anche i provini”. Poi da lì, il silenzio. Quando ho sentito che al Rendano erano stati invitati i ballerini del teatro alla Scala e non io, è chiaro che sono rimasta amareggiata».
Ha avuto contatti con la direttrice artistica attuale del teatro, Isabel Russinova?
«No. Ma a me interessa quello che fa il sindaco. Perché in ogni teatro il sindaco è il presidente del consiglio di amministrazione, quindi quando si fanno delle scelte di questo tipo, vengono ponderate anche da lui. Mi hanno invitata per l’incontro un anno fa e sono tornata in Calabria molto volentieri, ma avrei preferito un “nulla” come è stato per tanti anni, piuttosto che le belle parole a cui è seguito un gesto di questo tipo».
Il sindaco Mario Occhiuto, però, sostiene di non averle fatto alcuna promessa.
«Mi fa piacere che abbia dichiarato questo pubblicamente, perché altrettanto pubblicamente dichiarò altro, ripreso dalla stampa e ascoltato dal pubblico presente al nostro incontro. Quindi mi pare di capire che quando alle parole di un sindaco non segue “giurin-giuretto-croce sul cuore” sono solo parole a cui non necessariamente seguiranno fatti. Ho imparato una cosa nuova».
E se in futuro dovesse essere invitata al Rendano, verrà comunque o si considera troppo amareggiata?
«In realtà io dovrei venire a il 17 e il 18 maggio al Rendano, perché ci sarà la consegna del “Premio Valentini” e l’organizzatore Joseph Fontano mi ha invitata. Ovviamente non ho detto di no, come non dico di no ogni volta che mi invitano le scuole di ballo calabresi per stage e commissioni d’esame, perché io amo la Calabria e lavoro volentieri nella mia terra».
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