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EROS e libertà, Tinto Brass si racconta attraverso i suoi film e le sue donne: quelle in carne e ossa e quelle di celluloide. L’appuntamento è di quelli che promettano scintille e lo propone il Festival d’autunno ideato e diretto da Tonia Santacroce. Una sorta di cameo all’interno della rassegna nella sezione “Incontri del Festival”. Sabato con inizio alle 20, l’omaggio al discusso e trasgressivo veneziano sarà ospitato al teatro Politeama.«Nel cartellone della X edizione del Festival d’Autunno, dedicato alla donna, non poteva mancare Tinto Brass, personaggio che – commentano dal festival – rileggendo la sua filmografia ha dato grande importanza alla figura femminile». E ancora: «Un incontro interamente dedicato al regista veneziano e alle protagoniste delle sue opere, nelle quali le donne hanno messo in evidenza la sensualità e la trasgressione unita a una grande voglia di libertà».L’inedito tributo, moderato da Vito Santoro, professore di Letteratura e cinema all’università di Bari, vedrà la presenza del regista, di Caterina Varzi e di Katarina Vassilissa.Nel corso della serata , che ha attirato l’attenzione dei media nazionali, verrà proiettato “nEROSubianco”, il settimo film girato da Brass, «che già nel gioco voluto nel titolo metteva in risalto il tema affrontato nella pellicola».
Non solo, durante il dibattito si potranno vedere scene tratte da film come “Disco volante” con protagoniste Monica Vitti e Silvana Mangano, “La vacanza” con Vanessa Redgrave, “La chiave” con Stefania Sandrelli film ispirato al romanzo di Tanizaki , “Senso 45” con Anna Galiena e “L’uomo che guarda” con Katarina Vassilissa. A lei affidato il commento delle immagini.La conclusione della serata riserverà una vera anteprima con la proiezione di alcune scene di “Hotel Courbet”, ultimo lavoro di Tinto Brass ancora inedito per il pubblico, con protagonista la stessa Caterina Varzi. Un lavoro che fin dal titolo è un evidente omaggio al pittore Gustave Coubert. E veniamo ,con l’ausilio delle note in rete, a due dei film scelti dal Festival tra quelli che compongono la ricca filmografia del regista, classe 1933. Il disco volante è un film del ‘64 diretto da Brass. «La trama utilizza l’elemento fantascientifico – la venuta di extraterrestri – per una satira di costume sulla società italiana dell’epoca.Il film racconta, con un taglio prima documentaristico poi da commedia all’italiana, l’arrivo di un gruppo di alieni in un paesino del profondo Veneto: un’indagine dei carabinieri metterà alla luce una follia latente diffusa in tutta la popolazione del paesino che poco ha a che fare con gli alieni». Si racconta che: «Il film fu prodotto da Dino De Laurentiis il quale, dopo aver sottoposto la sceneggiatura di Rodolfo Sonego a maestri come Michelangelo Antonioni e Mario Monicelli, volle mettere alla prova il giovane regista veneto per la prima volta alle prese con una produzione non indipendente».
Protagonista del film è Alberto Sordi, impegnato a dare voce e corpo a quattro personaggi che presto rientreranno nel suo repertorio: il parroco Don Giuseppe, prete ubriaco, il brigadiere un po’ tonto, il conte gay e il Marsicano, piccolo borghese meschino. Nel film compaiono anche Silvana Mangano e Monica Vitti.Nerosubianco è, invece, un film del 1969 .Nel titolo Brass gioca sulle dimensioni dei caratteri, permettendoci una doppia lettura (come diverrà consuetudine nei suoi successivi lavori): nEROSubianco. Per l’occasione Brass chiese la colonna sonora ad una giovane band inglese. I Freedom debuttarono quindi con Black on White, album omonimo del film (letteralmente Nero su Bianco).Lungo tutto il film, durante lo svolgersi della trama, la band esegue i pezzi della colonna sonora durante le riprese. Il regista si ritaglia anche un ruolo cameo e appare sul Grande Schermo nel ruolo di un ginecologo.Insomma la serata proposta dal Festival sarà occasione di indagare e conoscere anche alcuni aspetti meno conosciuti della filmografia di Brass. E non è detto che nel corso del dibattito ci possa essere anche qualche anticipazione della biografia che uscirà a inizio anno per la casa editrice Tea con il titolo “Ma io vedo più in là” curata da Caterina Virzi.Al di là dei luoghi comuni, un regista e un uomo complesso Brass. Tra i suoi amici – ha raccontato anche di recente – Roberto Rossellini e Michelangelo Antonioni.Del resto, basta ricordare che, ad esempio il veneziano rimase impigliato nelle maglie della censura per un film del 1963. Si tratta di “Chi lavora è perduto” conosciuto anche col titolo “In capo al mondo”: storia recitata interamente in dialetto veneziano di un giovane disegnatore fresco di diploma e dalle idee anarchiche che si ribella al sistema. Tra le attrici da lui dirette anche Vanessa Redgrave in due film, Dropout (1970) e La vacanza (1971). Laureato in Giurisprudenza, Brass ha condiviso buona parte della sua vita – oltre cinquant’anni – con la moglie Carla Cipriani, conosciuta come Tinta e sorella del proprietario del mitico Harry’S Bar di Venezia, Arrigo Cipriani.
L’ultima musa è una calabrese, di Soverato: Caterina Varzi. Psicoanalista e avvocato dalla bellezza morbida e sensuale. Questo il presente, tornando al giovane Brass, invece, negli anni ’50 il veneziano si trasferisce a Parigi dove lavora come archivista presso la Cinematheque Française. Poi approda nel cinema come aiuto regista di Alberto Cavalcanti e di Joris Ivens. Torna in Italia come aiuto di Roberto Rossellini per India e Il generale Della Rovere, entrambi del 1959. Una vita dedicata al Cinema, dunque, quella di Brass.
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