3 minuti per la lettura
SUL palco dell’anfiteatro “Tieri” di Castrolibero arriva Monica Guerritore. Sarà l’attrice con il suo spettacolo “Dall’inferno…all’infinito” ad aprire la rassegna “Chi è di scena…” domani alle 21.30. Sulla scena solo uno sgabello e tutta la forza interpretativa dell’immagine del teatro italiano: Monica Guerritore appunto. A fare da filo conduttore alla performance teatrale è la ricerca dell’io attraverso una lingua universale che è quella dell’anima. È un viaggio, quello di Monica, che comincia dall’inferno, quello dantesco, perché proprio come Dante la Guerritore fa un cammino spirituale e ha bisogno di rinnovarsi facendo gli spettatori partecipi di questa “renovatio” attraverso un’esperienza straordinaria, a partire proprio dal mondo ultraterreno. Ed è la stessa Guerritore a dichiarare nel suo sito web: «Sono sicura che la forza delle parole di Dante, togliendole dal canto e dalla storia, ci restituiscano un senso originario, ci conducano all’interno delle zone più dense, oscure e magnifiche dell’animo umano».
Monica Guerritore è una delle interpreti più accreditate della scena italiana, ha cominciato giovanissima con Giorgio Strehler per inanellare poi una lunga lista di protagoniste della drammaturgia classica, dedicandosi anche al contemporaneo, al cinema ed alla televisione. Da qualche tempo ha scelto la strada del soliloquio, già battuta in Madame Bovary, Carmen o Giovanna d’Arco, ed ora in questo excursus tra poesia, narrativa, saggistica.
Dall’Inferno…all’Infinito rende la Guerritore un involucro trasparente e traspirante di emozioni, una colata di parole messe insieme dalla consapevolezza del sé, epitaffio sul marmo gelido dell’ingordigia, funereo canto all’attitudine del male ricoperto dal calore del bene.
Da Dante, designato a essere il traduttore più rappresentativo del rapporto dell’uomo con la paura dell’inferno, nella speranza del paradiso attraverso l’affronto delle sue infime paure e la passione d’amore di Francesca, si passa allo struggente dolore dell’abbandono di Patrizia Valduga nelle descrizioni della luttuosa fantasia nelle “Cento Quartine”, metamorfosi incostante dello stato d’animo, come della malinconia di amori non corrisposti avvolti dalla menzogna in un celato sortilegio di Elsa Morante, fino alla supplica di Pasolini alla propria madre, in un complicato e platonico amplesso d’amore privo di condizioni: “E’ difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio, tu sei la sola al mondo che sa del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore”. Tra il fumo di una sigaretta e la tiepida luce del palco, cede all’interpretazione della ricerca di se stessi adottata da Pavese all’ alba dell’ “Ultimo Scritto”, all’idillio della poetica, luce di sensazioni ineffabili nelle indagini emotive dell’anima di Leopardi, nell’infinito silenzio rotto dalla voce interiore.
Nello spettacolo la Guerritore recita brani tratti da Dante: I canto, II canto, III canto, XXXIII canto (Ugolino), da Pasolini: Supplica a mia madre (poesia), Patrizia Valduga, Cento Quartine (la tentazione), da Elsa Morante: Menzogna e sortilegio (10 righe), da Cesare Pavese: Ultimo scritto e da Giacomo Leopardi: L’infinito
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA