X
<
>

La spiaggia di Tropea

Share
3 minuti per la lettura

VENTI Bandiere Blu alla Calabria, un risultato che ha del miracoloso per una serie di motivi, non tutti piacevoli. Per rapportarci ad altre regioni del Sud: la Sicilia, che arriva a mille chilometri di coste contro le nostre 788, ne ha solo 14, la Puglia 24 e la Campania 20. Da Roseto Capo Spulico a Parghelia, il premio è il risultato di un lavoro di decenni, forse è il caso di chiedersi cosa fare per averne ancora di più.

LEGGI LA NOTIZIA: VENTI BANDIERE BLU ALLA CALABRIA

Guardiamo allora alle cittadine che hanno vinto. Innanzitutto hanno depuratori che funzionano, e questo fa già una grande differenza. Hanno negli anni aumentato il valore dell’accoglienza, e questo ha portato buone entrate alle casse dei Comuni. Ci sono posti ormai da molti anni impraticabili nei mesi estivi. Tropea è un marchio internazionale: è stata appena scelta fra le cinquanta spiagge più belle del mondo, ha un calendario culturale di assoluto valore, perché non c’è solo il bagno all’alba e le discoteche. Scilla è glamour sopra e sott’acqua, con i suoi fondali di corallo mediterraneo e Laminarie, il rione di Chianalea ha forse troppi B&b e offerte di panino al pescespada, ma la bellezza resiste. E l’ascensore da Vertigine alla spiaggia, piccola e utile infrastruttura, fa la differenza con il passato. Curioso, ma non casuale, che si tratti di due Comuni commissariati. Perché gli appetiti sono forti, il giro di denaro enorme. E quindi, senza dare condanne in anticipo, una presenza forte dello Stato è necessaria.

Che cosa si può fare di più? Ogni sindaco ha la sua agenda personale, ma per esempio il Lungomare di Reggio – “il più bel chilometro d’Italia”, chiunque sia stato a dire questa frase – si può definire Bandiera Blu per il panorama ma non per la purezza delle acque. Le coste del medio Tirreno sono spesso il teatro di proteste dei bagnanti, e inquietano un po’ – viste dal treno – quelle chiazze gialle che compaiono – ben visibili – a qualche metro dalla riva. Prendere esempio da quelli che ce l’hanno fatta, questa potrebbe essere una buona strada. Per esempio la premiatissima Rocca Imperiale si fregia della Bandiera Lilla “per la sua particolare attenzione turistica verso le persone con disabilità”. E Villapiana, sempre nell’Alto Jonio cosentino, ha avviato da anni un percorso virtuoso “plastic free”. Sellia Marina ha difeso il verde e contrastato il cemento. Roccella Ionica vince da sempre perché oltre a preservare le spiagge, è diventata una città del jazz e della musica, con l’Auditorium aperto in inverno. Sono, come vedete, scelte dei sindaci. Perché le Bandiere Blu non premiano solo la purezza del mare, ma la gestione dei rifiuti, la valorizzazione del territorio negli ultimi quattro anni. Quindi nessuna propaganda potrà oscurare il lavoro buono o cattivo di una amministrazione. E quindi perché questo risultato ha del miracoloso? Perché siamo ancora pieni di ecomostri – uno di meno a Melissa, per fortuna. Perché venendo da Nord, due chilometri dopo il mare in cui vennero trovati i Bronzi di Riace, c’è un orribile scheletro di quattro piani e quaranta stanze che offusca la spiaggia. Perché ci sono paesi che scoppiano di rifiuti, soprattutto in agosto. Perché ci sono cittadini che affittano anche i garage. Perché l’arte della gentilezza non sempre viene praticata, e l’accoglienza non sempre viene studiata. Si torna così alla efficace immagine di quei nobili che dilapidano giorno dopo giorno il patrimonio, ma l’eredità non è infinita. Quindi impegniamoci, difendiamo la Calabria dalle speculazioni, e avremo tante altre bandiere blu.

Resta da capire quale importanza abbia la voce “turismo” nel bilancio e nel futuro della Calabria. Questo 20 a 14 sulla Sicilia ci indica una strada, contro quella tendenza intellettuale che ci vuole chiusi e gelosi della nostra cultura e delle nostre tradizioni, invece che aperti al mondo. Ci sarà un motivo se Soverato è sempre ai primi posti della classifica regionale per reddito, perché il turismo è “una favoletta” ma porta occupazione. Che subito dietro ci sia Rende, con la sua Università, è un segno chiaro: non c’è una sola strada per il rilancio di questa Regione, ma la guida va affidata a quelli bravi.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE