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Dopo l’annuncio dell’Ispra sulla presenza del pesce Scorpione in Calabria l’esperto Unical Emilio Sperone invita ad evitare allarmismi

«I CITTADINI, a partire dai pescatori, vanno informati. Ma bisogna evitare i facili allarmismi». Pochi giorni fa l’Ispra ha dato notizia dell’avvistamento di due esemplari di pesci scorpione – una specie originaria del mar Rosso e aliena nel Mediterraneo – nelle acque della Calabria. L’uno a Le Castella, nel Crotonese, dove è stato catturato da pescatori professionisti alla profondità di circa 24 metri. L’altro in provincia di Reggio, a Marina di Gioiosa Ionica: qui è stato avvistato e fotografato da un subacqueo a circa 12 metri di profondità.

Pesce da maneggiare con cura – anzi, chi non è esperto è bene che eviti di toccarlo – perché sul corpo ha delle spine velenose. Non è il caso però di gridare ‘al lupo’, ci dice Emilio Sperone, docente di Zoologia dell’Università della Calabria ed esperto di tutto ciò che abita i nostri fondali.

Facciamo intanto un passo indietro. Perché il pesce scorpione sta prendendo casa nei nostri mari?

«Il Mediterraneo sta vivendo una fase storica della sua vita che prende il nome di tropicalizzazione. Un fenomeno per certi versi ‘atteso’, perché ci troviamo in una fase interglaciale, in cui normalmente le temperature tendono a essere più calde – spiega Sperone – Tuttavia fattori antropici, alla base del riscaldamento globale, e l’intensificazione dei traffici marittimi lo stanno accelerando e acutizzando».

Il mar Mediterraneo, quindi, è più caldo ed diventato ospitale per le specie termofile.

«Lo stiamo verificando con quelle autoctone, che ora si espandono e sono più abbondanti. È il caso, ad esempio, della castagnola – spiega Sperone – E lo verifichiamo con l’arrivo di specie tipiche dei mari caldi, come il mar Rosso, che stanno raggiungendo il Mediterraneo attraverso il canale di Suez. Il pesce scorpione è una di queste. Non sarà la prima, non sarà l’ultima: in Calabria abbiamo già segnalato la presenza di altre specie aliene che arrivano dal mar Rosso come il pesce flauto. Il pesce scorpione fa più clamore perché ha spine velenose.
Ma, occhio, non è l’unico pesce che abbiamo nel Mediterraneo con questa caratteristica. Abbiamo le tracine, che sono locali, o il pesce prete. E d’altra parte appartiene al gruppo degli scorfani, con cui condivide gli aculei velenosi. La peculiarità del pesce scorpione, però, è che il suo veleno può restare attivo anche entro uno o due giorni dalla morte dell’animale. Quindi va maneggiato con cautela: il suo veleno è abbastanza fastidioso e in alcuni casi può avere un effetto letale».

Per Sperone l’avvistamento del pesce scorpione nei mari calabresi non ha destato sorpresa.

«Lo scorso anno, nell’ambito di un progetto di citizen science che abbiamo avviato all’Unical con i pescatori, avevamo avuto prime timide segnalazioni di presenza della specie dal Reggino e dal Vibonese. Non abbiamo potuto considerarle del tutto attendibili, perché non documentate da foto» racconta Sperone.

Quest’anno, poi, la prima ‘prova’, già qualche settimana prima dell’avviso dell’Ispra.

«Abbiamo ricevuto una foto di un pesce scorpione pescato nelle nasse a Soverato: era la prima segnalazione in assoluto. Naturalmente un solo individuo non può scatenare allarme: bisogna verificare che esista una popolazione costante – continua lo zoologo – Aver trovato due, tre esemplari in così breve tempo, ora, può farci ipotizzare che il pesce scorpione sia arrivato in Calabria, probabilmente dalla Grecia».

Sì, perché in Grecia la specie è ormai diffusissima e abbondante.

«E la popolazione ha imparato a conviverci: basta non toccarla – dice Sperone – Ecco perché bene informare, ma senza diffondere allarme e scatenare fobie. È un pesce che va rispettato come tutte le forme di vita e, naturalmente, attenzionato».

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