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Umberto Eco ritratto in vignetta

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Umberto Eco, uno degli intellettuali italiani più celebri nel mondo, oggi (5 gennaio 2022) avrebbe compiuto 90 anni. Il sistema dell’informazione ne celebra la data, ricordandone romanzi, trattati, giornalismo militante e capacità di mescolare alto e basso che determinò un diverso approccio nella fruizione della cultura di massa.

Della sterminata opera di Eco vogliamo ricordare quando, giusto un decennio fa, sulla prima pagina di “Repubblica”, il semiologo scrisse l’editoriale: “Questa mia povera città, sturm and ‘ndrangheta”.

Cosa era accaduto un decennio fa? Le inchieste della magistratura andavano appurando che la ‘ndrangheta a Milano non era più una questione che riguardava le coppole storte ma riguardava anche i colletti bianchi e la politica lombarda.

L’elemento di cronaca dava la stura al celebre intellettuale per ricordare da par suo, e rimpiangere la Milano del Boom economico, i banchieri senza yacht e i banditi alla Cavallero che rapinavano banche in nome della rivolta proletaria quando migliaia di meridionali emigravano al Nord. Eco in quell’editoriale non parlava di Calabria e calabresi.

Gli interessava puntare l’indice sulla “Milano che non voleva prendere ordini da Roma ladrona e disprezzava il meridione, che si era “ridotta a prendere ordini dal peggio del profondo Sud”. Nel suo editoriale, Eco suggeriva anche ai milanesi un suo personalissimo “Che fare?”.

Stalkerizzare i troppo ricchi con soldi sospetti. Disertare i loro banchetti e le frequentazioni di chi cambia troppo in fretta troppe fuoriserie. Isolarli dal vivere civile. Una sorta di rivolta degli onesti. L’editoriale non sortì effetti né grandi dibattiti. In Rete ho trovato soltanto una mail inviata a Dagospia, in cui tal Leo Soretti fa presente che Eco era presidente dell’Aldus club, prestigiosa associazione internazionale di bibliofila, che annoverava come vice Marcello Dell’Utri, alle prese in quel periodo con inchieste di mafia che lo vedranno condannato.

Un contromonito a voler dire “predica bene ma razzola male”. A dieci anni dall’editoriale di Eco la situazione resta quasi uguale. La ‘ndrangheta, pur se assediata dalle inchieste giudiziarie, opera in tutta Italia con continui coinvolgimenti di settori della politica e dell’economia di diversi territori. Gratteri tuona contro gli imprenditori del Nord che aprono la strada ad una criminalità che non spara più ma opera in Borsa e rincara la dose affermando: “Sono mesi che non sento un rappresentante del governo o un parlamentare parlare di mafie: è come se il problema non esistesse”.

Dieci anni fa, la Commissione Antimafia, in trasferta all’ombra della Madonnina, scriveva che tra i milanesi “è presente l’opinione tanto diffusa quanto inesatta dell’assenza della criminalità mafiosa nella loro città”.

Oggi le operazioni della Dda al Nord parlano molto di ndrangheta 2.0 e di molte società per azioni. Gli arrestati sono del Sud e del Nord. Lo sturm and ‘ndrangheta denunciato da Umberto Eco è una questione locale che ha ancora Milano come centro di un network affaristico criminale.

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