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Papa Francesco incontra la Chiesa Calabrese (foto Vatican Media)

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I Vescovi calabresi incontrano Papa Francesco che non risparmia “carezze” e “bacchettate” e sui seminari: «Camminate insieme, e la formazione sia in un unico Seminario, o in due o in tre, ma insieme, non isolati in piccoli gruppetti. Questa parola “insieme” è il messaggio, come fare l’insieme vedete voi che siete su questa strada; però insieme, non isolati, non come tribù diverse, insieme, con la modalità che voi scegliete. Siate coraggiosi in questa decisione, siate coraggiosi»

LA chiesa calabrese si presenta al cospetto del Santo Padre Francesco per un incontro, allargato ai seminaristi e ai formatori attivi nei seminari calabresi, fortemente voluto dalla Conferenza episcopale calabra (Cec).

Proprio la chiesa calabrese aveva avviato «una prima attenta riflessione» in relazione all’attuazione in Calabria «del nuovo testo della Ratio Nationalis per la formazione dei futuri presbiteri nei seminari d’Italia della Conferenza Episcopale Italiana». Un documento che «sarà oggetto di ulteriori futuri approfondimenti e avrà fattiva accoglienza con conseguenze concrete nelle singole Diocesi» e che potrebbe portare anche alla riduzione del numero dei seminari attualmente attivi in regione.

LA SCHEDA

In questo momento in Calabria sono attivi 4 seminari maggiori ossia il Pontificio Seminario Teologico Regionale “S. Pio X” a Catanzaro, il Seminario Teologico Cosentino “Redemptoris Custos” a Cosenza, il Seminario Arcivescovile “Pio XI” a Reggio Calabria e il Seminario Maggiore Eparchiale di Lungro. Negli ultimi giorni si è molto parlato di chiusure e accorpamenti con relative proteste e polemiche soprattutto a Reggio Calabria.

PROMUOVERE L’EVANGELIZZAZIONE E LA FORMAZIONE SACERDOTALE

Papa Francesco, nell’accogliere vescovi, sacerdoti e aspiranti tali calabresi, non ha risparmiato parole “dolci” accompagnate a concrete “bacchettate” (compresa la questione “seminari”). «Anche se la vostra terra a volte sale alla ribalta della cronaca portando alla luce vecchie e nuove ferite – ha esordito il Pontefice ricordando la storia calabrese e l’impegno della chiesa nel percorso di evangelizzazione di una terra martoriata come la Calabria – mi piace ricordare che siete figli dell’antica civiltà greca e ancora oggi custodite tesori culturali e spirituali che uniscono l’Oriente e l’Occidente».

«Omero, nell’Odissea, narra che Ulisse, verso la fine del suo viaggio, approdò ad un lembo di terra da cui poté ammirare la bellezza di due mari. Questo fa pensare alla vostra terra, gemma incastonata tra il Tirreno e lo Ionio. Ed essa brilla anche come luogo di spiritualità, che annovera importanti Santuari, figure di santi e di eremiti, nonché la presenza della Comunità greco-bizantina. Tuttavia, questo patrimonio religioso rischierebbe di restare solo un bel passato da ammirare, se non ci fosse ancora oggi, da parte vostra, un rinnovato impegno comune per promuovere l’evangelizzazione e la formazione sacerdotale».

Scagliandosi contro il carrierismo nella chiesa «una peste, è una delle forme di mondanità più brutte che possiamo avere, noi chierici», il Papa passa subito al cuore del problema chiedendo alla platea, citando il Vangelo di Giovanni: «Che cosa cercate?» Noi a volte cerchiamo una “ricetta” facile, Gesù invece inizia con una domanda che ci invita a guardarci dentro, per verificare le ragioni del nostro cammino. E oggi vorrei rivolgere a voi questa domanda».

FRANCESCO AI SEMINARISTI CALABRESI: «PERCHÉ VOLTE FARE I PRETI?»

Francesco comincia con i seminaristi: «Che cosa cercate? Qual è il desiderio che vi ha spinto a uscire incontro al Signore e a seguirlo sulla via del sacerdozio? Cosa stai cercando in Seminario? E cosa cerchi nel sacerdozio? Dobbiamo chiedercelo, perché a volte succede che “dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa”, in realtà cerchiamo “la gloria umana e il benessere personale”. È molto triste quando trovi sacerdoti che sono funzionari, che hanno dimenticato l’essere pastori di popolo e si sono trasformati in chierici di Stato, come quelli delle corti francesi, “monsieur l’Abbé”, erano chierici di Stato. È brutto quando si perde il senso sacerdotale».

Il Papa richiama tutti i presenti al ruolo primario del ministero sacerdotale a volte visto «come un rifugio dietro cui nasconderci o un ruolo per avere prestigio, invece che desiderare di essere pastori con lo stesso cuore compassionevole e misericordioso di Cristo. Ve lo chiedo con le stesse parole di uno dei vostri Annuari: volete essere sacerdoti clericali che non si sanno impastare con la creta dell’umanità sofferente, oppure essere come Gesù, segno della tenerezza del Padre?».

Per il Sommo Pontefice «il Seminario è il tempo in cui fare verità con noi stessi, lasciando cadere le maschere, i trucchi, le apparenze. E in questo processo di discernimento, lasciarvi lavorare dal Signore, che farà di voi pastori secondo il suo cuore. Perché il contrario è il mascherarsi, il truccarsi, l’apparire, che è proprio dei funzionari, non dei pastori di popolo ma dei chierici di Stato».

PAPA FRANCESCO AI VESCOVI CALABRESI: «COSA DESIDERATE PER IL FUTURO DELLA VOSTRA TERRA?»

Ma non è solo la spinta vocazionale e motivazionale dei seminaristi a preoccupare il Papa che la medesima domanda la rivolge ai vescovi calabresi guidati dal presidente della Cec mons. Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria.

«Che cosa cercate? Che cosa desiderate per il futuro della vostra terra, quale Chiesa sognate? E quale figura di prete immaginate per il vostro popolo? Perché voi siete i responsabili della formazione di questi ragazzi: con quale figura li state formando? Questo discernimento è oggi più che mai necessario, perché nel tempo in cui è tramontata una certa cristianità del passato, si è aperta davanti a noi una nuova stagione ecclesiale, che ha richiesto e richiede ancora una riflessione anche sulla figura e sul ministero del prete».

Il Papa richiama la chiesa calabrese all’unità e alla comunione: «Non possiamo più pensarlo come un pastore solitario, chiuso nel recinto parrocchiale o in gruppi di pastori chiusi; occorre unire le forze e mettere in comune le idee, i cuori, per affrontare alcune sfide pastorali che sono ormai trasversali a tutte le Chiese diocesane di una Regione. Penso, per esempio, all’evangelizzazione dei giovani; ai percorsi di iniziazione cristiana; alla pietà popolare, voi avete una ricca pietà popolare, che ha bisogno di scelte unitarie ispirate al Vangelo; ma penso anche alle esigenze della carità e alla promozione della cultura della legalità».

E proprio sulla legalità arriva un secondo richiamo (che sarà ripreso di nuovo ai saluti) del Papa che chiede ai presuli calabresi: «Come vanno i vostri tribunali? Come va l’esercizio della giustizia nella vostra diocesi?».

SEMINARI, IL PAPA CHIEDE AI VESCOVI CALABRESI SCELTE CHIARE SULLA FORMAZIONE SACERDOTALE

Il papa incontra i vescovi calabresi (foto Vatican Media)

E poi si arriva alla questione più spinosa. Quella che in queste ultime settimane ha suscitato non pochi malumori nel clero calabrese, e non solo nel clero. Il Papa prende il toro per le corna e parla ai vescovi del futuro dei seminari calabresi. In merito il Francesco invita «a formare preti che, pur provenendo dai propri contesti di appartenenza, sappiano coltivare una visione comune del territorio e abbiano una formazione umana, spirituale e teologica unitaria. Perciò, vorrei chiedere a voi Vescovi di fare una scelta chiara sulla formazione sacerdotale: orientare tutte le energie umane, spirituali e teologiche in un unico Seminario».

Ma contrariamente a quanto si potrebbe immaginare il Papa non parla affatto di chiudere i seminari bensì invita a riorganizzarli in modo unitario di modo che, pur sviluppandosi in più sedi, abbiamo una conduzione unica con relativa valorizzazione e ottimizzazione delle risorse umane ed economiche.

«Dico unico – chiarisce il Papa – possono essere due ma sommati: orientare verso l’unità, con tutte le variabili che ci possono essere ma arrivare lì. Questo non vuol dire annientare i seminari; vedete come fare questa unità. Non si tratta di una scelta logistica o meramente numerica, ma finalizzata a maturare insieme una visione ecclesiale e un orizzonte della vita sacerdotale, invece che disperdere le forze moltiplicando i luoghi di formazione e tenendo in piedi piccole realtà con pochi seminaristi».

PAROLA D’ORDINE: «PRENDERE DECISIONI»

Ottimizzare e costruire in comunità: «Un seminario di 4, 5, 10 non è un seminario, non si formano seminaristi; un seminario di 100 è anonimo, non forma i seminaristi… Ci vogliono piccole comunità, anche dentro un grande seminario, o un seminario a misura umana; che sia il riflesso del collegio presbiteriale».

Rinnovarsi nella struttura e nelle idee nel solco del cammino formativo di preti che siano vivi e presenti nei loro territori, questo chiede il Papa. Come attuarlo «è un discernimento non facile da fare, non facile. Ma si deve fare e si devono prendere decisioni su questo».

SEMINARI, IL PAPA RISPEDISCE AI VESCOVI CALABRESI LA DECISIONE: «IL CARISMA LO AVETE VOI»

Detto ciò, la patata bollente torna nelle mani dei vescovi calabresi: «Non sarà Roma a dirvi cosa dovete fare, perché il carisma lo avete voi. Noi diamo le idee, gli orientamenti, i consigli, ma il carisma lo avete voi, lo Spirito Santo lo avete voi per questo. Se Roma incominciasse a prendere le decisioni sarebbe uno schiaffo allo Spirito Santo, che lavora nelle Chiese particolari».

Anche se comunque il Papa ricorda che «l’attaccamento alla nostra storia e ai luoghi significativi della nostra tradizione non deve impedire alla novità dello Spirito di tracciare sentieri da percorrere, specialmente quando il cammino della Chiesa lo richiede».

Quindi la chiusura di Francesco: «Raccomando a tutti, non solo ai vescovi, raccomando di discernere cosa vuole lo Spirito Santo per le vostre Chiese. E questo lo devono fare i Vescovi, la decisione, ma lo dovete fare tutti voi per dire ai Vescovi cosa sentite e come, le idee… È tutto il corpo della diocesi che deve aiutare il Vescovo in questo discernimento. Poi lui si assume la responsabilità della decisione».

SEMINARI, PAPA FRANCESCO AI VESCOVI CALABRESI: «NON SIATE PRIGIONIERI DEI PROVINCIALISMI»

Il Papa sprona la chiesa calabrese: «Lo dico, questo, specialmente a voi Vescovi, che sognate il bene della vostra terra e avete a cuore la formazione dei futuri preti: per favore, non lasciatevi paralizzare dalla nostalgia e non restate prigionieri dei provincialismi che fanno tanto male!»

I seminari tornano anche al momento del congedo. L’ultimo pensiero, giusto per esser chiari se non lo si fosse stati troppo prima: «Siete una bella Comunità e vi incoraggio ad essere, per la vostra terra, lievito di Vangelo e segno vivo di speranza. Camminate insieme, e la formazione sia in un unico Seminario, o in due o in tre, ma insieme, non isolati in piccoli gruppetti. Questa parola “insieme” è il messaggio, come fare l’insieme vedete voi che siete su questa strada; però insieme, non isolati, non come tribù diverse, insieme, con la modalità che voi scegliete. Siate coraggiosi in questa decisione, siate coraggiosi!».

IL RUOLO CHE DEVONO AVERE I VESCOVI EMERITI

Stoccata anche ai vescovi emeriti: «E voi, Vescovi emeriti, non fate mancare nel silenzio e nella preghiera il vostro sostegno a questo processo. Dico nel silenzio e nella preghiera perché, quando un Pastore ha concluso il proprio mandato, emerge il suo profilo spirituale e il modo in cui ha servito la Chiesa: si vede se ha imparato a congedarsi «spogliandosi … della pretesa di essere indispensabile» oppure se continua a cercare spazi e a condizionare il cammino della diocesi».

Tutto ciò perché «chi è emerito è chiamato a servire con gratitudine la Chiesa nel modo che si addice a questo suo stato. Non è facile congedarsi; a tutti è richiesto uno sforzo per congedarsi. Ho scritto una lettera sull’argomento che incominciava con queste parole: “Imparare a congedarsi”, senza tornare a ficcare il naso, imparare a congedarsi e mantenere quella presenza assente, quella presenza lontana, per cui si sa che l’Emerito è lì ma prega per la Chiesa, è vicino ma non entra nel gioco. Non è facile. È una grazia dello Spirito imparare a congedarsi».

PAPA FRANCESCO E IL RICORDO DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

Nel congedarsi, poi, Papa Francesco cita San Francesco di Paola: «Carissimi, proprio come oggi, il 27 marzo 1416, nasceva il vostro Santo Patrono, Francesco di Paola: è bello che siate qui proprio in questa data! Sul letto di morte egli disse ai suoi confratelli che non aveva alcun tesoro da lasciare e li esortò: «Amatevi l’un altro e fate tutte le vostre cose in carità». Questo si aspetta da voi la Calabria: che tutto si faccia in carità, in unità, in fraternità. E una cosa vorrei dire: state attenti ai tribunali, perché lì tante volte nasce la corruzione. State attenti, state attenti ai tribunali. E che ci sia un cambiamento anche nei tribunali».

«Fate uno stile di formazione che sia vivo sempre e che non dipenda dall’esteriorità ma dalla forza dello Spirito Santo; e su questo prendete decisioni con coraggio, con coraggio. Il Signore vi accompagnerà sempre. Insieme, nella fraternità. E andate avanti con fiducia e con gioia! La Madonna vi accompagni e vi custodisca. La Madonna è madre, e le mamme sanno come fare, sanno meglio di noi. Vi benedico tutti di cuore. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me, a favore, non contro!».

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