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Un'aula vuota

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CATANZARO – È iniziato da poco il nuovo anno scolastico e negli istituti calabresi si contano sempre meno studenti. Si riducono gli iscritti, anche quelli stranieri, diminuiscono le classi, vengono meno anche gli istituti paritari. Stando ai numeri pubblicati alcuni giorni fa dal ministero dell’Istruzione, gli alunni iscritti alle scuole pubbliche sono 285.385, quasi 5mila in meno rispetto all’anno precedente (290.643) e addirittura 10mila in meno di due anni fa (294.457).

Una vera e propria emorragia, dunque, che accomuna la Calabria alle altre regioni meridionali e che – invece – la allontana dalla realtà del Nord Italia, unico comprensorio del Paese che registra un balzo in avanti nelle iscrizioni. I numeri, d’altro canto, sono chiari e importanti nelle loro entità e raccontano il destino di una regione che a velocità sostenuta si spopola nei suoi primi presidi pubblici, ovvero le scuole e i luoghi della formazione. Calano gli iscritti e si contraggono, di conseguenza, anche le istituzioni scolastiche. L’anno scorso le istituzioni censite dal Miur erano 383, oggi si è scesi a 372: una diminuzione di quasi 10 entità. Il che non può che comportare effetti a cascata in primis nella disponibilità di postazioni per i docenti ordinari e di sostegno.

Il fenomeno dello svuotamento delle classi ha, dunque, assunto proporzioni importanti e una velocità sostenuta. Il dato generale consegnato dal ministero in questi primi giorni di ritorno fra i banchi è quello che la popolazione scolastica italiana registra un calo complessivo di circa 45mila unità: la notizia nella notizia sta nel fatto che questo decremento è concentrato tutto nel Meridione. Ma al Nord, contrariamente a quanto avvenuto finora, gli alunni non crescono più in maniera tumultuosa perché sta venendo a mancare l’apporto in termini numerici dei bambini e degli studenti stranieri. Riportando lo sguardo in Calabria, tutti gli indicatori hanno il segno meno, finanche quelli relativi alla popolazione scolastica straniera. La scuola multiculturale in regione sta perdendo pezzi anno dopo anno. Un dato – quello degli alunni non italiani – che attraversa l’Italia da Nord a Sud e che racconta di un Paese in cui la morsa della crisi economica, le scarse opportunità di lavoro e le condizioni di vita spingono gli stranieri ad abbandonare il campo, le famiglie immigrate verso nuovi spostamenti in paesi che possano garantire loro condizioni migliori. Il calo degli alunni più preoccupante riguarda i più piccoli, che rappresentano il serbatoio di iscrizioni per le classi successive.

In Calabria i bimbi immigrati sono scesi in un anno di circa 600 unità da 12.071 a 11.528, 600 piccoli discenti a cui si aggiungono quelli italiani e così si arriva alla soglia dei 5mila in meno in un anno. Uno svuotamento delle scuole che ha già iniziato a produrre i primi effetti, se è vero come è vero che in un anno le classi sono scese da 15.142 a 15015: 127 classi che rimarranno disabitate, chiuse, con le luci spente e silenziose. Contrazione degli iscritti, riduzioni delle classe negli istituti pubblici ma anche nelle scuole paritarie. In Calabria come nel resto d’Italia si registra, infatti, un importante calo delle classi parificate, a testimonianza di una sempre maggiore fragilità del ceto medio che tradizionalmente sceglieva le scuole paritarie rispetto a quelle pubbliche. In due anni – stando al report del dicastero del ministro Giannini – le scuole paritarie in Calabria sono passate da 482 a 457. Una scure che colpisce per lo più i luoghi di infanzia, i più numerosi fra quelli classificati fra le paritarie: il tutto a dimostrazione che il calo delle nascite, l’invecchiamento generale della popolazione calabrese sta iniziando a produrre i suoi effetti di desertificazione del territorio.

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