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“Io non ti lascio solo” è la pellicola girata dal regista Fabrizio Cattani in Calabria. Ultimo ciak in Sila con Pasotti e cervi
Una grande festa ha accompagnato la fine delle riprese di “Io non ti lascio solo”, un’occasione in cui tutti i membri del cast hanno voluto dire qualcosa sulla regione che li ha ospitati per le 4 settimane di riprese tra Camigliatello Silano e i comuni di Spezzano, Celico, San Giovanni in Fiore, Rende, Castrolibero e Cosenza. La pellicola firmata da Fabrizio Cattani, infatti, è stata interamente girata in Calabria in un mese di intensa lavorazione che ha visto all’opera 35 maestranze del luogo sulle 50 totali della troupe.
IL REGISTA CATTANI INNAMORATO DELLA CALABRIA
«Girare in Calabria è stato fantastico. – afferma con entusiasmo il regista – Qui ci sono dei posti incredibili e mi sono innamorato di ogni location che ho visitato, tanto che ho cercato di girare nel maggior numero possibile di quelle che ho visto. La cosa che più mi ha colpito, però, sono i ragazzi della troupe che hanno preso parte alla lavorazione, il 75% di loro sono calabresi e hanno dato il massimo con una professionalità che mi ha molto impressionato. Spero di ripetere l’esperienza con un altro progetto».
Per Giorgio Pasotti la natura «ha un grosso peso all’interno del racconto. In questo film nella fattispecie, la Sila con i suoi boschi è una protagonista a tutti gli effetti tanto quanto lo siamo noi attori. Quella che abbiamo trovato qui è una natura molto ispirante con delle peculiarità incredibili: una terra bagnata da due mari con una catena montuosa al centro che consente di andare a sciare o al mare nel giro di 40 minuti. Davvero magnifico, tanto che più di una volta sono venuto in Calabria da semplice turista».
ULTIMO CIAK IN SILA PER CATTANI CON PASOTTI E CERVI
Ad inoltrarsi di nascosto nel folto della foresta, per cercare il cane smarrito Birillo, sono Filo e Rullo due amici inseparabili, il cui legame forte e profondo li sostiene nei momenti più duri e li rende capaci di affrontare la paura del buio e persino quella per il burbero montanaro Guelfo Tabacci. Anche nell’infanzia di Pasotti la natura ha guadagnato un ruolo essenziale nella sua formazione «sono cresciuto correndo nei boschi, inseguendo cerbiatti, provando a scovare lupi che non ho mai trovato. – racconta – Sono luoghi, tempi, atmosfere, temperature e profumi che conosco molto bene. L’avventura che abbiamo girato qui è stata come un ritorno a casa per me».
I due giovani esordienti Andrea Matrone e Michael D’Arma hanno conquistato immediatamente il regista ai provini per la loro grande naturalezza; «non abbiamo mai avuto bisogno di più di tre ciak», spiega Cattani, ricordando la grande spontaneità della loro recitazione e la professionalità con la quale hanno seguito tutte le direttive.
ULTIMO CIAK IN SILA PER CATTANI CON PASOTTI E CERVI NEL FILM ISPIRATO DAL ROMANZO DI ANTONI
Il film è liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Gianluca Antoni edito da Salani e vincitore di numerosi riconoscimenti letterari; spiega Cattani che «adattare un romanzo è stato difficile, tant’è che avevo paura di confrontarmi con l’autore, che poi è diventato un grande amico. Gli ho spiegato che ciò che si legge non dev’essere necessariamente uguale a ciò che si vede sullo schermo, ma ho mantenuto tutte le caratteristiche letterarie più forti così come le tematiche fondamentali che mi hanno fatto innamorare del progetto. Quella più forte è l’elaborazione del lutto da parte di un bambino per la perdita della madre e, attraverso questa favola noir, ha il coraggio di portare i ragazzi a capire che la crescita passa attraverso tanti stati d’animo: anche quelli di angoscia e di dolore, ma soprattutto d’amore che è la cosa più importante. Quello che spero è di emozionare il pubblico e far vedere la vita in modo diverso a chi sta soffrendo».
PASOTTI: FILM CHE NUTRONO IL CINEMA ITALIANO
«Questi film nutrono la cinematografia italiana – afferma Pasotti sulla scintilla che lo ha incoraggiato a partecipare al lungometraggio – sono piccole storie emotivamente ed empaticamente fondamentali che consentono di scoprire autori, giovani talenti e si pongono alla base di una cinematografia sana, capace di raccontare in maniera delicata e poetica le storie che altri hanno vissuto».
Prodotta da Gianluca Curti, Emanuele Nespeca, Elisabetta Olmi e Tilde Corsi, l’opera vanta la direzione della fotografia del David di Donatello Fabio Olmi (Il mestiere delle armi, Basilicata coast to coast), il montaggio di Paola Freddi (Another End, Iddu), la colonna sonora del noto compositore contemporaneo Luca D’Alberto (L’alfabeto di Peter Greenway, La scelta) e conta sul sostegno della Fondazione Calabria Film Commission.
«Per noi queste produzioni rappresentano un grandissimo traguardo perché produttori e registi si accorgono dei grandi talenti che abbiamo in Calabria. – spiega il presidente della Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande – Per troppi anni sono rimasti sopiti e non valorizzati, ma adesso attraverso le numerose iniziative e i tantissimi progetti possiamo far lavorare i nostri giovani, ma anche i meno giovani, senza che debbano per forza andare altrove com’è stato per moltissimo tempo».
«È una storia diversa da quelle narrate di solito in Calabria e sono certo che sarà premiata in qualche importante festival cinematografico – prosegue Grande – La cosa di cui vado più fiero di questo film è la presenza di due attori molto importanti, con un bellissimo background e un percorso culturale di livello come Giorgio Pasotti e Valentina Cervi».
L’ATTRICE VALENTINA CERVI
La piccola ma incisiva parte della madre del protagonista è, infatti, affidata all’attrice dal curriculum internazionale.
«Io ho avuto un’infanzia di grande solitudine – confessa Cervi – in cui esisteva ancora la noia e in quella noia tutto quello che arrivava inaspettato, come un pomeriggio con le amiche o la gita per visitare una mostra, per me era un evento. Quel tempo dilatato lo troviamo in Filo, che vive in un paesino un po’ diroccato negli anni ‘90 ed è lontano da tutte le sollecitazioni di oggi. Anche per questo l’ho sentito vicino da subito questo film. In questo viaggio dell’eroe che questo bambino compie, dopo aver perso la mamma da piccolo, in questa ricerca di sé stesso attraverso quella del suo cane, c’è un po’ quello che abbiamo vissuto noi da bambini: diventare adulti in un mondo che dovevi costruirti da solo senza tutti gli stimoli attuali e mettendo in moto l’immaginazione».
Muovendosi tra generi diversi, “Io non ti lascio solo” è una favola moderna che mette in gioco vicende inaspettate che imporranno ai ragazzi di affrontare prove ben più grandi di loro. Intanto il cast saluta la Calabria e confermano regista e produttore: «ci rivediamo per la prima»
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