La platea del teatro Politeama di Catanzaro
2 minuti per la letturaLUNEDI a Napoli, al prestigioso Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio, nella splendida cornice del Real Bosco di Capodimonte, una standing ovation ha accolto il finale dello spettacolo “Calà-l’ultimo filo”. Un dramma che racconta una Calabria innovativa, senza stereotipi.
Il competente pubblico napoletano ha apprezzato la messa in scena di una terra mitica che si vuole liberare dai fili di un destino inestricabile nonostante i mali atavici che l’affliggono.
Il teatro che racconta il bene e il male. Gli autori della simbolica piece, Marco Ciconte e Giusy Mellace, sono di Crotone. Purtroppo, il loro spettacolo, al momento non sarà rappresentabile nella loro città in un teatro degno di questo nome. Abbiamo ritenuto opportuno evidenziare, con un’inchiesta del nostro giornale, il fatto che a Crotone e Vibo Valentia, da anni, troppi anni, si è deciso di dare un teatro alla città ma i lavori vanno a rilento, molto a rilento.
I nostri cronisti hanno lavorato con chirurgica precisione per documentare che a Crotone i lavori vanno avanti da vent’anni (LEGGI). Un ginepraio di contenziosi, pareri, sentenze. Un mostro giuridico amministrativo della Calabria ha fatto procedere al passo di tartaruga un’opera pubblica che ancora deve completare palcoscenico, gallerie e servizi indispensabili. Anche l’intitolazione è cambiata, nel frattempo. Si doveva omaggiare l’attore Walter Bencivenga, quando si aprirà invece il teatro sarà intitolato al genio musicale di Vincenzo Scaramuzza.
Fa il paio la vicenda con il Teatro di Vibo Valentia, che inizia a intravedere un’apertura di sipario (LEGGI). Anche qui, per il progetto varato nel 2015, era previsto l’apertura per l’anno successivo. Ne sono passati ben sei, con la solita commedia dell’assurdo di tecnici, aziende, stazioni appaltanti.
La vicenda riguarda tutte le opere pubbliche. Ma per i teatri i cittadini dovrebbero pretendere un’attenzione maggiore verso le istituzioni che ne decidono la costruzione. Come fanno i tifosi del calcio, quando la squadra sale in una serie superiore e lo stadio deve essere adeguato alla competizione. Gli amministratori sentono il fiato sul collo e temono come la peste le partite da far giocare in campo neutro.
Una città senza teatro è una città incivile, senz’anima, una sorta di città senza anima collettiva. Far crescere dei ragazzi senza questa esperienza vuol dire privarli di un’emozione fondamentale dell’esperienza umana nata nella cultura greca e che impregna la nostra memoria. Liberiamoci dai fili labirintici di questi osceni ritardi che sprecano denaro e ci privano della scena.
Ieri, Roberto Occhiuto, appena investito del ruolo a candidato per la presidenza della Regione, ha dichiarato “Faremo conoscere all’Italia intera una Calabria che nessuno si aspetta”. Anche i suoi competitori facciano lo stesso. Per iniziare fate aprire i teatri in costruzione da anni. Poi apritene in altre città che ne hanno bisogno. Allora avremo una Calabria che nessuno si aspetta.
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