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GIOIOSA JONICA – Il Ministero dell’istruzione toglie la borsa di studio ad uno studente di origini calabresi vittima di un incidente a scuola che lo ha reso paraplegico. Poi, dopo il clamore mediatico, ci ripensa e chiama il padre del ragazzo, ma oramai la frittata, e la mala figura, è fatta. Il febbraio scorso, pochi mesi fa lo Stato ha reso definitiva la condanna di alcuni funzionari della Provincia di Torino che sono stati riconosciuti colpevoli del crollo del tetto del Liceo Darwin di Rivoli, a due passi da Torino. 

In quel crollo, avvenuto il 22 novembre del 2008, perse la vita il 17enne Vito Scafidi, mentre il suo compagno di banco Andrea Macrì, originario di Gioiosa Jonica, rimase paralizzato. Lo Stato ha comminato circa tre anni di pena a 3 dipendenti pubblici, briciole a confronto della vita di un giovane e della paralisi di un altro ragazzo segnato a vita da quell’episodio. 

Andrea Macrì, figlio di emigranti calabresi, non ha mollato, ha finito il Liceo e si è iscritto all’Università. Tempra da uomo della Magna Grecia. Sempre lo Stato italiano, che se da una parte ha condannato i responsabili di quella tragedia, dall’altro è ugualmente responsabile della condizione di paraplegico di Andrea Macrì, ha deciso cinque anni fa di concedere una borsa di studio al giovane studente per permettergli di concludere serenamente il percorso universitario. Serenamente per Andrea Macrì voleva dire però liberamente, con la possibilità di scegliere un adeguato percorso di vita, come è giusto che provi a fare un ragazzo a cui è stata tolta l’opportunità di essere, quanto meno fisicamente, come gli altri. 

Allora Macrì, dopo essersi iscritto ai corsi universitari nel 2010 ha iniziato ad intraprendere, con risultati eccellenti, anche la carriera sportiva nelle categorie per disabili, e, la tempra calabra ed il suo istinto, lo hanno fatto eccellere negli sport. Tanto che ha fatto parte della nazionale delle Paralimpiadi di Londra, è stato argento al mondiale di Catania nel fioretto a squadre, e bronzo nella coppa del mondo di fioretto del 2014. Insomma duro lavoro, fatica, sacrificio e risultati anche per la Nazionale. Ma lo Stato è vigile, vigile e intollerante, con i più deboli, e dunque dopo aver accertato che Andrea Macrì stava trascurando gli studi universitari per lo sport, dopo avergli tolto l’uso delle gambe ha deciso di togliergli anche quella borsa di studio che aveva utilizzato per rattopparsi la coscienza. Così da un anno e mezzo il Ministero dell’Istruzione non ha più elargito al ragazzo le somme che erano state concordate per il suo percorso universitario. Allo Stato italiano non sfugge nulla. La famiglia di Andrea, ed il padre, non hanno immediatamente voluto far scoppiare un caso, ma le notizie sono arrivate ai media e qualche giorno fa il caso è inevitabilmente esploso. Immediatamente, dopo i servizi dei tg e dei giornali, il Ministero ha chiamato il padre di Andrea Macrì chiedendo un incontro. Non si sa se vorranno restituire e riabilitare la borsa di studio al ragazzo, magari con tante scuse. Forse vorranno provare a restituirgli il sorriso che gli è stato tolto dalla negligenza dei funzionari pubblici che dovevano vigilare sulla sicurezza dell’istituto scolastico. Lì lo Stato non è intervenuto tempestivamente.

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