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SERRA SAN BRUNO (VV) – Che le origini di Serra San Bruno siano legate al santo tedesco e che nel cuore delle montagne serresi ci sia il primo monastero italiano istituito da Bruno di Colonia sono due notizie diffuse. Quella che è meno conosciuta è la vita del monastero, tutt’oggi abitato dai monaci di clausura che pregano per la Chiesa e per la comunità serrese. È per questa ragione che la Certosa e il Santuario di Santa Maria del Bosco – luogo dove visse e morì Bruno di Colonia – diventando sostegno spirituale per i fedeli di Serra e dei paesi limitrofi e meta di pellegrinaggio. Per sottolineare questo legame silenzioso dei monaci con il resto della comunità da molti anni, ogni domenica viene celebrata da un certosino – nella cappella esterna della Certosa – la Messa per tutti i fedeli. Ed è proprio in questa occasione che chi è stato solito partecipare alla celebrazione non ha conosciuto padre Cristiano che, a partire dal 1980 e per molti anni, è stato incaricato di svolgere questo servizio pastorale, adempiendo anche alle richieste da parte dei fedeli che chiedevano benedizioni e confessioni. Thomas Gaston, questo era il suo nome di battesimo, era nato in una piccola cittadina della parte occidentale della Francia. Giovanissimo entrò nel seminario di Angers, ma non completò gli studi di teologia perché a 23 anni scelse la vita di clausura entrando nella Gran Certosa – primo monastero istituito da Bruno a Nord di Grenoble. Nel 1958 fu ordinato sacerdote diventando, da quel momento in poi, padre Christian. 

Nel monastero fu bibliotecario ma soffrendo per il clima freddo fu mandato nella Certosa di Montrieux, nel Sud della Francia, dove aiutò la comunità monastica nello svolgimento di servizi amministrativi, di bibliotecario e di infermiere fino al 1980 quando lasciò definitivamente la Francia per giungere nel monastero calabrese dove è stato sepolto lo scorso 5 aprile. I fedeli serresi ricordano padre Cristiano come un uomo piccolo e sorridente in grado di trasmettere tanta forza e sicurezza. Nell’agosto del 1994 chiese ed ottenne un permesso da parte dei Superiori per allontanarsi dalla clausura e rispondere al bisogno di essere più disponibile nell’ascolto dei fratelli. Un certosino sicuramente atipico che ha rinunciato al silenzio per vivere vicino ai suoi figli spirituali. Padre Cristiano iniziò così ad andare dove più c’era più bisogno in Calabria ma anche nel Nord Italia pur rimanendo intimamente legato alla vita monastica e osservando anche da fuori i ritmi della preghiera quotidiana. Nell’estate del 2009, dopo quindici anni di servizio ed evangelizzazione, padre Cristiano privo di forze tornò in Certosa mentre la sua salute peggiorava. Non potendo ricevere nel monastero le cure necessarie fu trasferito presso la Villa della Fraternità a Sant’Andrea sullo Jonio. Il 3 aprile si è spento ed è oggi sepolto nel cimitero della sua Certosa. Nei ricordi dei figli spirituali rimane l’immagine di un innamorato di Dio che alla domanda di come stesse era solito rispondere sempre «come Gesù vuole».
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