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BOVA (RC) – Ogni anno a Bova, in occasione della Domenica delle Palme, per commemorare l’ingresso di Cristo a Gerusalemme, i bovesi usano intrecciare foglie di ulivo su steli di canna, che uniscono insieme tra di loro al fine di realizzare figure femminili di rara bellezza. Nella settimana che precede l’evento, diverse famiglie si riuniscono in luoghi comuni per intrecciare le “palme”. Progressivamente il lungo fusto che sorregge un telaio di canna prende forma e viene addobbato con fiori, frutti e merletti. Un tempo dalle campagne circostanti, decine e decina di queste meravigliosi intrecci colorati raggiungeva il centro di Bova, la Chòra. Quasi del tutto perduta,  questa antica tradizione è stata ripresa un paio di lustri addietro.  Carmelo Nucera, sindaco di Bova nel 1991, istituì un premio per stimolare la ripresa del rito. Nonostante questo tentativo la tradizione stentava a riprendere. Però il  rito era ben radicato nelle memoria dei bovesi  tanto che il signor Mesiano Giuseppe, emigrato in Lombardia  negli anni Cinquanta, realizzò la sua palma in casa  e la portò a benedire nel duomo di Milano. I contadini di Bova, anche se in tono minore, hanno continuato a realizzare i loro intrecci da portare nella celebrazione eucaristica della domenica delle Palme, infatti, tutti gli anni, in chiesa le tradizionali foglie di ulivo intrecciate, comparivano qua e la, nelle mani delle donne e dei bambini. Qualche lustro fa Bruno Traclò convinse  uno dei fratelli Mesiano, Angelo, a realizzare alcune “Papazze-Palme”. Da allora l’impegno di tante persone e soprattutto delle famiglie Iiriti della contrada San Nicola , D’Aguì, Traclò, Zavettieri, Stelitano ed altre, è stato costante e fondamentale per salvare l’antica tradizione. Il precedente sindaco Andrea Casile ,con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici della Calabria, ha dato il giusto risalto a questo originale aspetto della cultura dei contadini di Bova tanto che, Alfonsina Bellio e Pasquale Faenza,  coadiuvati dalla dottoressa Annamaria Lico  nel  2009 hanno catalogato il rito, tra i beni Beni Etnoantropologici Immateriali della Regione. In quell’occasione una “palma” è stata esposta in un salone di Palazzo Arnone . Da quì è nata anche la pubblicazione del libro: All’Ombra delle Pupazze in Fiore di Alfonsina Bellio. Anni prima alcune “palme” furono esposte, assieme a cartelloni e fotografie per allestire una mostra  permanente nel Parco “old Calabria” a Camigliatello Silano , su richiesta  della presidente Mirella Barracco della Fondazione Napolinovantanove. 

 

Secondo alcuni antropologi la Processione della Domenica delle Palme di Bova perpetua i culti di antichi figure mitologiche, come Demetra e Persophone,  collegandosi ai riti preistorici delle grandi madri del Neolitico. Quindi i temi della Pasqua Cristiana, nascondono tracce di tradizioni più antiche: Il passaggio dall’inverno alla primavera, il ciclo della vita, della donna ma anche il rapporto tra Bova e le campagne circostanti, e ancora Sibille, Madonne, riferimenti alle feste liturgiche del mondo ortodosso bizantino. I contadini di Bova hanno sempre chiamato questa giornata la festa della Palme facendola rientrare totalmente nei riti  cristiani della settimana Santa. le statue dalla forma di figure femminile venivano chiamate “pupazze” proprio per specificare che si trattava di figure femminile. Dopo la celebrazione del tradizionale rito in un contesto, non più di religiosità popolare,domenica, si terrà, la presentazione del mosaico “Sacralità Grecaniche”: omaggio al rito pasquale e ai suoi ancestrali riferimenti mitologici e successivamente, il Sindaco di Bova, Santo Casile, nel segno della continuità della precedente amministrazione, donerà la palma al centro di Documentazione del ParcoArcheoderi di Bova Marina e in più a Sonia Ferrari, Presidente del Parco della Sila che porterà il simbolo dell’Aspromonte Greco nell’ambito degli eventi previsti nella mostra “Il Respiro della Sila”, che si inaugurerà a Roma, il 12 Aprile, in occasione della Festa di Cibele.

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