Marcello Cardona
3 minuti per la letturaREGGIO CALABRIA – Il prefetto Marcello Cardona, come promesso, si fa sentire in conferenza stampa comunicando le proprie ragioni sul caso Reggina. Dice subito: «Nessun complotto contro il club, Occhiuto unico politico a sostenere la nostra causa». La conferenza stampa moderata dal collega Tonino Raffa inizia parlando delle sue dimissioni: «Quando mi sono dimesso, non mi ha chiamato nessuno. I sindaci mi hanno telefonato solo 5 giorni fa, la proprietà no. Nessuno mi ha chiesto di restare, non potevo fare il garante di nulla. Stavamo lavorando per la nuova stagione, la Reggina, con quelle spese e quei contratti, doveva cambiare registro. La Reggina non ha fatto plusvalenze, si doveva partire dal dottore Geria, al quale ho fatto stracciare un accordo precedente, per poi realizzare uno scouting pazzesco, per creare la base per il futuro, definendo l’accordo per 20 calciatori, 4 dei quali di prima squadra».
L’ex presidente continua Cardona: «I due processi sportivi sulle penalizzazioni alla Reggina mi hanno preoccupato. Ho parlato con Gravina e gli ho detto che si doveva chiudere entro l’ordinamento federale. Rischiavamo di avere un totale di 12 punti di penalizzazione, avevamo preso una china pericolosa. Ho consigliato alla proprietà di fermare la lotta giudiziaria, anche mister Inzaghi ha prospettato il suo via libera». «Si sono innescate le invidie degli altri club che si sono lamentati, dopo l’adesione al Codice Crisi Impresa. Ho avuto l’interlocuzione con i vertici federali e la Lega B. I complotti non esistono. Le lamentele riguardavano i pagamenti avendo la Reggina, aderito al maxi stralcio». «Il 16 febbraio – continua – arrivano i deferimenti, la situazione si complica. Siamo riusciti a fare comprendere la situazione, l’unico politico che ringrazio è il presidente della Regione Roberto Occhiuto, intervenuto col ministro dello Sport e col presidente Gravina».
CARDONA E LA CESSIONE DELLA REGGINA
«La volontà di cedere la Reggina – continua Cardona – è stato un fulmine a ciel sereno. Preparavamo la nuova stagione individuando le località del ritiro, Moccone e Cascia, con tanto di sopralluogo. Lo studio Tonucci era interessato a due figure: un grosso dirigente che ora è in A e una nuova figura tecnico-sportiva di grande prestigio. Li ho incontrati, uno di questi si era accordato con la società economicamente, con l’azionista di maggioranza. Dopo la mezzanotte ricevo una chiamata di una nostra consulente economica: non era stato ottemperato il pagamento dello stralcio dell’omologa, lasciandomi sconcertato. La mattina successiva ho avuto la conferma, ci siamo assunti questo rischio. Io mi sono dimesso per queste due azioni scellerate e sono stato in silenzio, soffrendo come tutti i reggini. Da oggi la mia posizione è chiara. In quest’ultimo anno ci siamo impegnati su numerosi fronti, uscendo bene anche da un processo sportivo. Non aver pagato i 770 mila euro, inoltre, ha sconfessato tutto il mio impegno con le istituzioni sportive».
«Il 20 giugno mi trovo a Milano per la Reggina, dovevamo incontrare due figure tecnico-sportive che avrebbero avuto un ruolo nella stagione successiva. La proprietà mi annunciava l’iter positivo per l’iscrizione. Io sono stato nominato presidente del Cda, ma senza responsabilità gestionali o poteri di firma, solo di vigilanza e rappresentanza. Le proprietà mi ha annunciato dunque l’iscrizione e poi mi è stato annunciato che nella giornata successiva la società sarebbe stata ceduta. A quel punto prendo la decisione di dimettermi, perché non ho lo strumento tecnico-giuridico per fare il presidente. Preciso che non ho mai ricevuto PEC circa le dimissioni del Consiglio d’Amministrazione».
«Ringrazio tutti i dipendenti rimasti al Sant’Agata sino alla fine – è la conclusione – non avrei mai immaginato questo epilogo. E’ giusto che si sappia tutto, in nome di quel concetto di trasparenza. Sono tornato a Reggio, a titolo gratuito, solo per amore verso la Reggina, la città e la comunità, anche perché non ho bisogno di visibilità».
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