X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

Reggio Calabria riscopre “FRA’ – San Francesco, la star del Medioevo”, uno spettacolo di e con Giovanni Scifoni. Questa sera, in scena al Teatro Cilea.


REGGIO CALABRIA – San Francesco come non lo avete mai visto: un artista rivoluzionario, un performer capace di radunare migliaia di persone senza alcun mezzo di comunicazione, un uomo che ha raccontato Dio con una creatività senza precedenti. Ed è proprio questa la chiave con cui Giovanni Scifoni questa sera (venerdì 21 marzo, ore 20.45) al Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria porterà in scena “Fra’. San Francesco, la superstar del Medioevo”. Lo spettacolo, inserito nella stagione dell’Officina dell’Arte diretta da Peppe Piromalli, è realizzato in collaborazione con la Dedo Eventi di Alfredo De Luca.

A Reggio Calabria, “Fra’. San Francesco, la superstar del Medioevo”: uno spettacolo tra musica, ironia e spiritualità

Con laudi medievali, strumenti antichi e una recitazione intensa, Giovanni Scifoni si immerge nella vita del Santo di Assisi, restituendone la complessità e il tormento interiore. Affiancato dai musicisti Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, lo spettacolo è un affresco ricco di contaminazioni: teatro, danza, canto, musica dal vivo e perfino disegno, perché, come precisa Scifoni nella nostra intervista, «Francesco era un artista totale». Le musiche originali di Luciano Di Giandomenico, che fondono jazz, rock progressivo e sonorità medievali, creano un dialogo tra passato e presente, trasportando lo spettatore in un viaggio emozionale senza tempo.

«Chi vedrà la sua performance ne rimarrà stupito» afferma Peppe Piromalli, direttore dell’ODA. «Usciti dal teatro, si avrà voglia di conoscere ancora meglio San Francesco, un uomo che con forza ha combattuto l’avarizia e la cupidigia. Con ironia e intelligenza, Giovanni ci farà vivere i momenti più iconici del Santo, in un’esperienza intensa e potente».

Reggio Calabria, Giovanni Scifoni porta in scena San Francesco: «Esiste un mondo prima di lui e un mondo dopo di lui»

Per Scifoni, Francesco non è solo un santo, ma un fenomeno pop, capace di coinvolgere folle immense con la sola forza della parola. «Esiste un mondo prima di lui e un mondo dopo di lui» racconta l’attore, che inizialmente aveva esitato a scrivere uno spettacolo su di lui: «Ci sono già troppi film e rappresentazioni su Francesco. Ma quando ho iniziato a immergermi nel suo mondo, ho capito che ero io ad averne bisogno. Il suo messaggio ti sconvolge, ti devasta, ti entra dentro e non ti molla più».

Un messaggio che non può essere ridotto a un’icona pacifica e rassicurante. «Il primo rischio è cadere negli stereotipi: Francesco buono, amante degli animali, vegano, pacificatore. Ma basta approfondire per scoprire un uomo complesso, pieno di contraddizioni. Non aveva un solo modo di essere, ne aveva 36. E spesso in contrasto tra loro». La sfida? Evitare la retorica e restituire al pubblico un Francesco vivo, pulsante, capace di parlare ancora oggi con una forza dirompente. Ma è soprattutto il suo stupore ad affascinare Scifoni: «Era un uomo che si stupiva continuamente e stupiva le folle con le sue prediche. Questo è profondamente teatrale».

San Francesco oggi? Secondo Giovanni Scifoni, userebbe i social per predicare

Immaginate il Medioevo senza internet, senza radio, senza televisione. E ora immaginate un uomo capace di radunare 5.000 persone solo con la potenza della sua voce e del suo messaggio. Francesco era questo: un comunicatore straordinario, un “performer” della sua epoca, capace di usare i mezzi più efficaci del tempo per diffondere la parola di Dio.

Se fosse vissuto oggi, quale mezzo avrebbe usato per comunicare il suo messaggio? «I social» risponde Scifoni senza esitazione. «Nel 1200, i poemi cavallereschi erano il top della cultura pop, proprio come oggi la trap o i trend su TikTok. E lui li usava per predicare. Oggi farebbe lo stesso, parlerebbe ai ragazzi con il loro linguaggio».

Un parallelo interessante, che spiega perché il Santo di Assisi continui a essere così attuale. Ma attenzione a non trasformarlo in un’icona “new age”. «Non volevo che il mio spettacolo sembrasse una canzone di Jovanotti» ironizza l’attore. «Jovanotti è bravissimo a semplificare la complessità, ma Francesco era l’opposto: scuoteva, provocava, divideva. Raccontarlo senza questa tensione significherebbe tradirne l’essenza».

La provocazione finale: guardare la morte negli occhi

Uno dei momenti più forti dello spettacolo arriva sul finale, quando Scifoni invita il pubblico a chiudere gli occhi e a “guardare” la morte. «Di solito la gente si spaventa, ma poi arriva un senso di pace» confessa l’attore. Francesco è stato uno dei pochi santi a cantare la morte, a darle quasi un volto amorevole. «Oggi, invece – aggiunge l’artista – la teniamo lontana, come un tabù. Ma forse dovremmo imparare da lui».

Giovanni Scifoni tra teatro e tv

Uno spettacolo intenso, profondo e sorprendente, che avvicina il pubblico a un San Francesco inedito, lontano dalla retorica e vivo più che mai. Dopo il successo a teatro, Scifoni tornerà sul piccolo schermo con “Che Dio ci aiuti” su Rai1 e riprenderà le riprese di “Doc 4”. Ma fino a maggio, continuerà a portare in scena il suo Francesco, il santo più pop che ci sia.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE