Giuseppe "Peppe" Valarioti
4 minuti per la letturaUn film sulla storia di Giuseppe Valarioti, con tutti i protagonisti dell’epoca: Medma non si piega si farà, Peppe non è stato dimenticato
L’ONDA è quella: chi siamo, da dove veniamo, il recupero della memoria, l’esigenza di raccontare ai più giovani un pezzo recente di storia italiana. Ecco quindi film come “C’è ancora domani”, “La Grande ambizione”: con meno mezzi, ma con la stessa passione, nasce un progetto intorno alla figura di Giuseppe Valarioti. In una cornice che è quella di Rosarno, il paese della rivolta dei migranti, l’eterna linea di confine fra le lotte contadine e il potere violento delle cosche. L’antica Medma, la necropoli che tanto attraeva quel professore iscritto al Pci. Aveva citato dal palco Guido Rossa ucciso a 45 anni dalle Brigate Rosse: «Noi siamo quel partito, che combatte il terrorismo e la mafia». Finì anche lui ammazzato, a 30 anni, dalla ‘ndrangheta: era l’11 giugno del 1980.
Il film “Medma non si piega” si farà: perché no, Valarioti non è stato dimenticato. C’è una Casa del Popolo a lui intitolata a Rosarno, c’è una via a Riace Marina, e Mimmo Lucano lo cita in ogni intervento. C’è anche un Parco Valarioti a Roma grazie all’associazione “daSud”, e una strada dedicata a lui all’Impruneta, vicino a Firenze. Ma i nomi vanno vestiti con le storie: ecco quindi il giovane intellettuale dagli occhiali rettangolari e spessi, l’insegnante precario che metteva la cravatta nelle grandi occasioni, la sua fidanzata di allora Carmela Ferro, ancora oggi in prima fila per onorarne l’impegno. Il professor Salvatore Settis che ricorda il suo rigore, il suo amore per l’archeologia.
Gli autori del soggetto sono Gianluca Palma e Giulia Zanfino, la produzione è Ugly Films di Rende: «Peppe era ossessionato dalle origini magnogreche dell’Antica Medma, colonia locridea fondata tra il 400 e il 500 a.C. in collina. Condivideva gli studi con Settis, rosarnese, già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Entrambi volevano tutelare ogni resto di muro, colonna o pietra antica di Medma dalle speculazioni edilizie e trasmetterne il valore ai loro alunni, per far capire loro quanto fossero fortunati ad abitare quella terra».
Oggi forse sarebbe felice: intorno alle statue di terracotta dell’antico insediamento c’è un progetto europeo. Sono nati il Museo e il Parco, però il cemento si è mangiato un bel pezzo di paese. Ma fra mille frenate e mille paure, la Piana sta cambiando volto. A quei tempi, Andreotti prometteva il quinto centro siderurgico e poi andava a prendere il caffè nell’albergo dei mafiosi. Rasero al suolo settecentomila ulivi, l’industria del ferro andò in crisi e il quinto centro non si fece più, la centrale a carbone fu fermata dai cittadini, il porto di Gioia Tauro fu un’invenzione dell’imprenditoria e non della politica.
La storia è necessaria, per capire come stiamo e dove siamo arrivati. La Calabria è fatta a macchie, basta girare per i paesi per capirlo. Ci sono i borghi condannati al degrado e al disamore, ci sono cittadine linde e ben amministrate. Ci sono terre abbandonate, e coltivazioni modello. C’è il ristorante dove Valarioti è stato ammazzato che è in rovina. Si capisce a occhio nudo dove la mafia comanda, o controlla. Talvolta anche oggi vogliono usare il linguaggio del fuoco e dell’intimidazione, ma la lotta alla ‘ndrangheta è piena di voci giovani e di nuove esperienze economiche, di un’opposizione ferma e aperta. Non senza sacrifici personali: penso al nostro Michele Albanese, da dieci anni sotto scorta.
No, in quegli anni Giuseppe Valarioti non era solo, ma era certamente meno protetto. Lo Stato flirtava con le cosche, gli regalava pezzi di territorio, appalti e subappalti. Sfilano nel film testimoni pubblici e privati. Peppino Lavorato, storico dirigente, racconta che poco prima dell’omicidio, bruciarono la sezione e la sua automobile. Marco Minniti, che fu in quegli anni responsabile del partito nella zona, ricorda il clima di quegli anni. La Reggio nera e arrabbiata uscita dalla Rivolta, le alleanze certificate fra ‘ndrangheta e stragisti. Fare politica era una scelta di vita, contro l’indifferenza e la paura. E poi Bruno Caridi, che era un alunno di Valarioti e ha conservato le registrazioni delle sue lezioni sul mangiacassette, come si chiamavano allora. Le sorelle, che quasi confessano di aver sempre tenuto per la sorte di Peppe: «Per noi era un Principe, coraggioso e sfortunato».
Manca un ultimo passo per completare il film. C’è chi magari pensa che raccontare Valarioti non sia sexy, che l’immagine della Calabria debba essere solo quella del mare blu e della montagna che si tuffa nel mare. Ma le vite dei calabresi onesti, fieri e gentili, sono invece una parte importante di questa famosa nuova narrazione di cui tanto si sente parlare (a proposito, cara Rai: quando manderai in onda la fiction su Lucano, interpretato da Beppe Fiorello?).
Chi vuol contribuire alla nuova storia e alla nuova memoria aiuti gli autori, che altri mezzi non hanno: manca veramente poco, e poi il film potrà girare nelle piazze. L’IBAN IT95F0709181500000000 156001 è intestato all’Anpi, sezione intercomunale di Polistena, conto Bcc Calabria Ultra. Mentre il link per il crowdfunding online a è il seguente Raccolta fondi di Ugly Films : MEDMA NON SI PIEGA, film-documentario su Peppe Valarioti
La causale, e la causa, sono chiare.
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