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Dal lungomare di Reggio al sentiero del Brigante tra Aspromonte e Serre, una giornata di orgoglio culturale nella Biennale dello Stretto
REGGIO CALABRIA – Si parla di turismo in un giorno in cui le voci del Corso non sono folla ma di sicuro tutte straniere, i reggini chiusi in casa per il temporale annunciato, la Reggio che si scopre diversa al tempo di RyanAir. La location è strepitosa pur nelle sue contraddizioni: la Villa Genoese-Zerbi con il colore del cemento a pianterreno, acceso dall’arte contemporanea, i maestosi saloni del primo piano con le sedie di velluto e le finestre che guardano allo Stretto, quella facciata che mischia gli stili e quindi non piace ai puristi ma fa identità, new town, attrazione. «Chiediamo che questo diventi un laboratorio permanente» dice Alfonso Femia, uno dei direttori della Biennale «del resto siamo dentro un sistema urbano straordinario, dal Museo fino ai Forti, passando per il Lungomare».
BIENNALE DELLO STRETTO A REGGIO: UNA CITTÀ SEMPRE PIÙ APERTA
Come se ci fosse un’aria nuova, una città sempre più aperta. «L’accoglienza, la solidarietà, l’ospitalità» dice il sindaco Giuseppe Falcomatà. «Siamo di fronte a una grande occasione. Ma dobbiamo essere bravi a spendere i soldi, potenziare i servizi per i cittadini e i turisti, altrimenti falliremo. Sono i tempi in cui una donna nigeriana, vittima della tratta, trova qui un luogo sicuro. E poi l’amore nella sua forma più genuina e sceglie di sposarsi a Palazzo San Giorgio»
Quindi cittadini del Mediterraneo. Emilio Salvatore Leo, stilista e progettista del Lanificio di Soveria Mannelli, guarda al territorio e alle nuove generazioni: «Siamo una terra spopolata, abbiamo bisogno di nuove visioni e di nuovi cittadini. Ci servono perfino presenze temporanee».
Parla di ospitalità come dna meridionale il professor Francesco Scullica, che insegna al Politecnico di Milano. Usa il termine anglosassone “welcoming” per raccontare un sistema che deve dialogare con il territorio, non invaderlo: «Lo Stretto è uno scenario straordinario e delicatissimo: design, architettura e urbanistica devono dialogare. E non siamo un po’ troppo modesti, i nostri competitor internazionali si vantano più di noi».
PERCORRENDO LA DORSALE APPENNINICA
«Parto da un’idea, viviamo in un posto unico al mondo, e abbiamo l’onere di tutelarlo, non si può rimanere sempre chiusi nella comfort zone. Ma non vogliamo progetti calati dall’alto: dobbiamo trasferire l’idea che la tutela non è un’imposizione, ma una nuova sensibilità» racconta Maria Mallemace, ministero della Cultura. «Dobbiamo valorizzare la partecipazione, il nostro patrimonio è comune. Lo Stato non va visto come è un nemico. Il sentiero del Brigante è un esempio virtuoso di sviluppo dei paesi. Abbiamo concluso un procedimento molto complesso, partito nel 2019 e concluso nel 2023 per mettere il vincolo su tutto il percorso».
Minacciato dalla nuova viabilità e dal taglio degli alberi. Una dorsale unica che fu la via obbligata dei popoli appenninici e del centro Italia, l’istmo montano utilizzato dai locresi 2700 anni fa. Da Gambarie a Serra San Bruno, è entrato nell’Atlante dei Cammini d’Italia: è lungo 140 chilometri e interessa 31 comuni, come racconta Rocco Gangemi del Fai. «Quarant’anni fa l’Aspromonte era visto con terrore, oggi non più. È stata decisiva l’occupazione pacifica dei sentieri».
«Qui si vince facile» continua l’architetta Dina Porpiglia, capodelegazione «ma abbiamo una missione sociale e culturale, dobbiamo raccontare le storie legate al nostro patrimonio». Sandro Repaci, sindaco di Campo Calabro, non nasconde la soddisfazione: «Ai Forti si arriva con una strada che non è mai stata così bella. La rigenerazione dei luoghi non è solo trasformazione fisica, ristrutturazione, ma utilizzo, come abbiamo fatto noi con la Biennale, la rassegna comics e le giornate Fai. Un buon momento».
Chiude Francesco Zuccarello, console del Touring, alla fine di una sequenza di persone che vogliono bene al loro territorio. È un volontario e racconta: «Non ci rivolgiamo al turista di massa né a quello di lusso. Il nostro turista è consapevole, lo chiamerei più viaggiatore. Aspettiamo con ansia che esca la nuova Guida rossa della Calabria. Ma non è solo editoria: noi del Touring ormai prendiamo posizione, portiamo avanti nuove proposte. Per esempio pensiamo a uno Stretto meno lontano, alle due città come hub turistico. Dobbiamo coordinarci meglio». E qui il pensiero non può che andare alle rovine del molo dell’aeroporto, ormai solo luogo di svago dei pescatori.
BIENNALE DELLO STRETTO A REGGIO: PENSANDO A BOVA, GERACE E GISSING
«La nostra cittadinanza attiva tocca ed esalta le bandiere arancioni, cittadine come Bova e Gerace». Zuccarello racconta che certe guide fotografiche sulla Calabria hanno un successo maggiore nella loro edizione in lingua inglese «perché forse nel mondo anglosassone resta l’eco dei viaggiatori dell’800 come Gissing e Lear». Ricorda l’impegno per l’apertura della necropoli ellenistica che sta sotto il Museo di Reggio, nella discesa che porta alla via Marina. «Noi vogliamo coinvolgere soprattutto i reggini, perché l’orgoglio e l’accoglienza comincia da qui. Sono loro che trasmettono al visitatore le informazioni. Un aspetto, vi assicuro, molto gradito».
Ebbene sì, siamo in Calabria ed è una bella giornata anche se piove.
(g.s.)
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