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Angela Misiano con gli studenti in visita al Planetario

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I vent’anni del Planetario di Reggio Calabria: «Un oratorio laico» come lo definisce Angela Misiano, punto di riferimento per gli astronomi


I FIGLI delle stelle, anzi del Planetario, sono in giro per il mondo. Manuela Zoccali è docente ordinaria di astrofisica all’Università Cattolica di Santiago del Cile. Giovanni Aricò è ricercatore a Zurigo. Gianfranco Bertone, professore di Fisica gravitazionale e astroparticellare ad Amsterdam, ora si trova negli States, ma vive in Olanda: c’entra molto in questa storia e poi capiremo il perché.

Per fortuna ci sono quelli che sono rimasti, come Riccardo Barberi e Francesco Malara, che insegnano all’Unical. Anche Agostino Rifatto è targato Sud, all’Osservatorio astronomico “Capodimonte” di Napoli. E la lista potrebbe continuare, fra orgoglio e un pizzico di nostalgia per quelli che se ne vanno.

Ma oggi è il giorno della festa: la mattina a Palazzo Alvaro (ore 10), dalle 18 nella struttura e nel cortile del “Pythagoras”, che sta accanto alla Regione, sotto l’Università, quindi abbastanza in alto per guardare al mare e studiare il cielo, con qualche sana imprecazione per le troppe luci della città.

Benvenuti al Planetario di Reggio Calabria, naturalmente in via Margherita Hack. C’è una sola persona che può raccontarlo, si chiama Angela Misiano e ha insegnato per 42 anni e sei mesi. Oggi sul Corso la chiamano ancora professoressa, anche se molti suoi alunni sono diventati nonni. Le dicono: “Non cambia mai”. E lei risponde: “Sono nata vecchia”. Una formica atomica, o come direbbe De André, un pettirosso da combattimento. Generazioni di assessori, di funzionari l’hanno trattata con timore e deferenza (sa anche arrabbiarsi). Per quello che rappresenta, per la passione che ci mette, per gli studiosi che ha allevato.

All’inaugurazione nel marzo 2004 le offrirono un contratto, rispose: “Grazie, io vivo del mio stipendio. Mettiamo questi soldi per lanciare il Planetario, per farlo gestire ai più giovani astronomi”. Il suo telescopio personale si chiama Pandino, vendette la Fiat blu per comprarlo. Laurea in matematica a Messina nel ’67, studi di fisica. Primo incarico allo Scientifico di Cittanova, per due anni. Poi 15 anni al “Volta” e 25 al “Leonardo da Vinci” di Reggio. “Quando sono andata via dalla scuola hanno fatto un brindisi, ho pianto e ho detto: grazie di avermi sopportato”.

Negli stessi anni ha inventato il Planetario, in una rara congiunzione astrale che ha portato i presidenti di provincia a credere nel progetto giunta dopo giunta, oltre ogni appartenenza politica. “Portai il primo schema a Umberto Pirilli nel gennaio del 1987: era del Movimento Sociale, io sono agli antipodi. Mi ascoltò molto interessato. Fu individuata anche un’area, in via Roma. Poi burocrazia, ritardi, fondi da reperire, dirigenti scolastici da convincere. E l’osservatorio è nato in un’altra zona, meno centrale ma più panoramica. L’idea è nata da una sana invidia nei confronti dei miei colleghi di formazione umanistica: Reggio è una città piena di iniziative, convegni, una storia millenaria. Ma trenta-quarant’anni fa sulle materie scientifiche non c’era nulla”.

Misiano scopre il valore – anche economico – della divulgazione delle discipline STEM, a quei tempi non era semplice, oggi il mondo è capovolto. Ci tiene a ricordare altre tre persone che hanno creduto nel progetto, fra le mille che hanno letto le carte del Planetario, oggi gestito grazie a una convenzione modello con la Società Astronomica Italiana. “In anni diversi Cosimo Calabrò, Pino Putortì e Pietro Fuda”. Dopotutto, dalla sua idea alla realizzazione ne sono passati “solo” diciassette, una discreta media per l’Italia. Da quel giorno di marzo, la processione di ragazzi con il naso all’insù è stata continua.

A partire proprio da Manuela Zoccali, che si appassionò alle stelle ai tempi della media. Poi al Liceo con Angela Misiano, a Padova, in Germania e negli Usa ed arrivare a firmare ricerche di valore mondiale sulla formazione e l’evoluzione della Via Lattea. Infine, un innamoramento per il Cile. Paese che ospita il più grande osservatorio astronomico del mondo: quello che si trova in mezzo al deserto di Atacama, il supertelescopio chiamato Alma, costato un miliardo di euro.

Si può quindi dire che c’è un pizzico di Planetario da quelle parti, con la ragazzina diventata Accademica tra gli astronomi e Angela Misiano a raccontare la sua storia con una certa soddisfazione. “In realtà, anche dopo la pensione non ho lasciato la scuola. Sono rimasta lì a fare innamorare i giovani astronomi, fino al Covid”; e per aprire ogni giorno il Planetario e portarlo in giro per la Calabria: “Io lo chiamo oratorio laico”.

Oggi la festa della Città Metropolitana, fra un mese i campionati italiani, sempre a Reggio. Significa portare in città duecento persone, i ragazzi e le ragazze in gara, i parenti, la giuria. Un indotto culturale che qualche volta non consideriamo. In gara ci sarà anche Chiara Luppino, studentessa del “da Vinci”, che ha partecipato con buoni risultati ai campionati internazionali di Astronomia in Cina. Ed è uno spin off del Planetario anche il “Premio Cosmos” che sceglie ogni anno a Reggio i migliori libri di divulgazione scientifica: un’occasione che hanno per tornare nella loro città studiosi come Gianfranco Bertone (che lo ha inventato), Lucia Votano, Marilù Chiofalo.

Intanto Angela Misiano si occupa del vivaio. E così vi potrà capitare, quest’estate, a Tiriolo come a Vibo o nel Reggino, di vedere in piazza bambini in fila davanti a un telescopio, con la professoressa a gestire il traffico: “Ma facciamo serate sul cielo nella Bibbia e nelle tradizioni popolari. Raccontiamo il viaggio di Ulisse. Lo studio del cielo è la scienza del vivere quotidiano, proverbi compresi”. Il catalogo è infinito, resta solo da chiederle quale sia la sua stella preferita: “Si chiama Albireo, che poi sarebbe l’occhio del cigno. Perché è bellissima, a occhio nudo sembra una, con gli strumenti diventa doppia. Un po’ come una mamma/nonna divulgatrice e astronoma”. Un successo personale, anzi Planetario.

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