La bandiera della pace nel corteo di Locri
8 minuti per la letturaLOCRI (REGGIO CALABRIA) – Un lungo corteo. Pieno di colori e di musica. Di sorrisi e di emozioni. C’è la gioia e la trepidazione di migliaia di studenti, ma anche la commozione dei familiari delle vittime innocenti di mafia.
VIDEO: LA FESTA DI LIBERA A LOCRI
A Locri è iniziata la più bella giornata di primavera (LEGGI IL PROGRAMMA). Quella con cui Libera celebra a Locri la XXII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
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In testa al corteo, arrivato in piazza dei Martiri intorno alle 10,30, ci sono i familiari delle vittime che reggono due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata di quest’anno: «Luoghi di speranza, testimoni di bellezza». Dietro di loro una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. A seguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia.
IL DIARIO DELLA MEMORIA: L’INIZIATIVA DEL QUOTIDIANO PER LE VITTIME DI MAFIA
A portare la bandiera della pace, dunque, sono alcuni ragazzi minorenni originari di vari Paesi africani giunti in Calabria nei mesi scorsi a bordo di barconi. Ad assisterli il mediatore culturale Franck Mba, camerunense, arrivato a Milano nel 2002 e poi trasferitosi nella Locride proprio per aiutare i giovani migranti minorenni. I ragazzi stanno seguendo corsi di alfabetizzazione e di italiano. Hanno presentato tutta la documentazione necessaria e sono in attesa della decisione dell’apposita Commissione sulla loro richiesta di asilo politico.
VIDEO: LA TESTIMONIANZA DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DI MAFIA
Secondo Libera, sono 25 mila i partecipanti alla manifestazione di Locri. Cinquecentomila le presenze nei quattromila luoghi italiani in cui, in contemporanea a Locri, si sta svolgendo la giornata. Don Luigi Ciotti ha affermato: «Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare». I nomi delle vittime di mafia sono stati scanditi dai familiari, accompagnati da un sottofondo di musica dal vivo, con gli ultimi nomi letti da Mario Congiusta.
L’intervento di don Luigi Ciotti a Locri
Dal palco, don Luigi Ciotti ha sottolineato il valore della giornata: «Siamo qui perché amiamo la vita», quindi ha ricordato che «in assenza di progetti e proposte concrete rischiamo di rassegnarci alle mafie e la malattia più terribile é la rassegnazione». Citando don Italo Calabrò, ha ricordato che «se c’è qualcuno che non ha onore è proprio il mafioso».
«Sosteniamo la Calabria che non si identifica con la mafia o con la massoneria – ha ammonito don Ciotti – se oggi i diritti sono così deboli non è solo colpa di chi li attacca, ma anche di chi li difende così timidamente. Se oggi i diritti sono così deboli non è solo colpa di chi li attacca, ma anche di chi li difende così timidamente». Dopo avere richiamato i politici, don Ciotti si è rivolto alla gente e agli amministratori: «Non dimenticate che la politica è un servizio. C’è chi non lo capisce, ma non si può sempre aspettare che siano i magistrati a dirlo, voi cittadini usate la testa».
«Quelli che chiamano “sbirri” – ha proseguito il fondatore di Libera – sono persone al servizio dello Stato, cioè di tutti noi. Persone che con professionalità e dedizione provvedono alla nostra sicurezza, alla tutela delle leggi. Dobbiamo essere loro grati. Io personalmente ho verso di loro un grande debito di gratitudine. Se leggo oggi “don Ciotti sbirro”, la prendo non come un’offesa ma come un complimento».
VIDEO: DON CIOTTI, GLI SBIRRI SONO UOMINI DELLO STATO
«Il lavoro – ha aggiunto – è insieme al sapere la base della dignità umana, e dunque scuola e lavoro sono i primi antidoti alle pesti della mafia e della corruzione. Deve essere però lavoro vero, onesto, tutelato dai diritti. Non il lavoro che le mafie procurano come segno del loro potere, un lavoro sottomesso, servile. Ma nemmeno il lavoro di tanta economia, dietro al quale si nascondono forme di sfruttamento, di riduzione della persona a mezzo di profitto. Lavoro che non genera dignità ma disuguaglianza. Abbiamo bisogno di lavoro, di politiche sul lavoro che riducano le disuguaglianze e generino dignità. Ne ha bisogno l’Italia, ne ha bisogno la Calabria».
«Se oggi il male è così diffuso – ha spiegato don Ciotti – è perché l’ingiustizia si è alleata con le nostre omissioni. Alcune misure urgenti sono state umiliate insieme alle mafie il male principale nel nostro Paese resta anche la peste della corruzione. E’ urgente – sottolinea don Ciotti – approvare la riforma ferma da un anno e mezzo sulla confisca dei beni e rafforzare l’agenzia. Questi beni dobbiamo portarglieli via tutti, ma proprio tutti e quando possibile restituirli alle comunità. Nessun arretramento sulle misure in materia di appalti, nessun compromesso al ribasso sulle intercettazioni per tutelare la verità».
VIDEO: DON CIOTTI PARLA DAL PALCO DI LIBERA
Il lavoro per questa terra
«Il lavoro in questo territorio è una cosa seria. C’è assolutamente la necessità, anche come contrasto alle organizzazioni criminali, di creare opportunità di lavoro e occupazione giovanile». Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio, che sta partecipando alla manifestazione antimafia organizzata da Libera. «Bisogna operare – ha aggiunto – giorno dopo giorno. L’augurio è che oggi, con l’ingresso della Primavera, per questo territorio e questa regione sia l’inizio di una nuova Primavera».
L’orgoglio di essere sbirro
«Orgogliosa di avere sposato uno sbirro». É la scritta che la vedova del brigadiere Antonino Marino, ucciso a Bovalino il 9 luglio del 1990, ha scritto sulla propria camicia bianca con la quale sta marciando a Locri nel corteo di Libera.
«Quando ho visto le scritte di ieri – ha detto – mi sono arrabbiata, mi si è rivoltato lo stomaco. Da qui l’impulso di fare questa maglietta. Sono moglie e mamma di un carabiniere e oggi mi sento la mamma di tutti i carabinieri d’Italia. Gli sbirri sono persone perbene. Rispetto!».
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La vedova che ringrazia Libera
«Mio marito era una persona onesta e un gran lavoratore. E’ stato barbaramente assassinato dentro la sua officina solo perché, in occasione dell’incendio di un’auto di un carabiniere, ha riferito agli investigatori di aver visto, dal luogo del danneggiamento, allontanarsi un’auto di media cilindrata di colore chiaro». Lo ha detto, Maria Teresa Adornato, vedova del meccanico Fortunato Correale, ucciso il 22 novembre del 1995 all’interno della propria officina.
«Dopo l’omicidio di mio marito – ha aggiunto – io, vedova e senza lavoro, e madre di tre figli piccoli, sono stata abbandonata e senza aiuti da parte dello Stato. Dopo un pò di tempo solo l’associazione Libera di don Luigi Ciotti mi è stata vicina e mi ha fornito assistenza e aiuti».
Gli eroi dei giovani a Locri
«La mafia è una cosa seria, violenta e brutta. Bisogna combatterla tutti i giorni e in tutti i luoghi. Troppe persone innocenti e che hanno fatto il proprio dovere di cittadini onesti sono state uccise». A sostenerlo a Locri è stato uno studente undicenne dell’istituto comprensivo “Villalina-Ritiro” di Messina. «Falcone e Borsellino – ha aggiunto il ragazzo – sono state persone, oltre che magistrati, eccellenti e brave. Anche per me e per i miei compagni di classe sono eroi che hanno combattuto la mafia sacrificando la propria vita».
Grasso e la solidarietà a Libera
Secondo il presidente del Senato, Pietro Grasso, le scritte di ieri a Locri «se volevano ottenere un effetto hanno ottenuto quello contrario, cioè di una piena solidarietà da parte di tutta Italia a Libera, a don Ciotti e a questo movimento che è un movimento per la legalità e per l’affermazione della cultura della legalità che non è solo rispetto delle leggi ma la possibilità di andare avanti con principi di solidarietà, e per dare un futuro migliore sopratutto ai nostri giovani».
La Giornata della memoria e dell’impegno di Libera, ha aggiunto Grasso, «è un momento certamente di celebrazione per ricordare tutti insieme e per stare vicini alle famiglie in un momento di cordoglio, ma soprattutto deve essere un momento di attenzione nei confronti dei problemi dell’Italia».
«Problemi – ha aggiunto – che sono i giovani con il loro lavoro, il loro inserimento sociale. Questo deve essere il modo migliore per poter non dimenticare il sacrificio di tante persone, ma proprio tante che fanno parte della nostra comunità. Non ci sono solo magistrati, politici e forze dell’ordine. Ci sono anche cittadini comuni e bambini innocenti. Questo deve essere il significato di questa giornata».
Gratteri e la gente dell’anti-Stato
Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, è tornato sulle scritte comparse a Locri. Secondo il magistrato si tratta di «gente dell’anti-stato, che fa il tifo per la ‘ndrangheta, ma non la ‘ndrangheta doc, quella che da sempre s’inabissa per arricchirsi».
«Sarebbe stato un autogol – spiega – la ‘ndrangheta non reagisce mai quando ci sono i riflettori accesi, e ieri c’erano 50 telecamere, gli inviati di importanti giornali nazionali. No, gli ‘ndranghetisti non sono degli stolti». Secondo Gratteri dietro quelle scritte c’è «gente che odia le istituzioni, che ha sposato la legge criminale della ‘ndrangheta, degli ignoranti stupidi, ubriachi del suo modo di pensare e agire criminale».
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